Vita di Curva

2005/06

...di Barbuti hai solo il numero sulla Maglia

30 - 11 - 2005

Non si può pretendere che qualcuno diventi un campione quando non lo è. Ma noi non abbiamo mai preteso fenomeni calcistici. Pretendiamo solo impegno, auspicando che chi indossa la nostra Maglia lo faccia con il cuore. Per questo abbiamo chiesto undici Barbuti. Non solo giocatori ma soprattutto uomini, capaci d’amare, lottare, soffrire e stringere i denti.
Contro l’Udinese abbiamo visto la pochezza tecnica del PARMA Calcio attuale. Zero tiri in porta, velocità ridotta, incapacità di contrastare e marcare l’avversario. Grazie a tanta fortuna, la stessa che ci graziò contro il Lecce, il PARMA ha perso solo di misura. Un risultato figlio di tre sviste arbitrali, che hanno privato i friulani di due rigori e di un gol, annullato ma regolare.
Se il PARMA ha fatto incetta di giocatori mediocri, vecchi e malati, la colpa è innanzitutto di chi li ha acquistati. Detto questo, ben consapevoli delle carenze tecniche, altre carenze risultano evidenti.
Qualcuno di noi ha avuto la fortuna di assistere a Reggiana-PARMA del 1983/84. Sono passati tanti anni e molti ricordi di quel giorno sono andati irrimediabilmente persi. Ma una cosa non la dimenticheremo mai: ciò che fece Massimo Barbuti. Realizzato il gol del temporaneo vantaggio, sotto la Sud reggiana, non esitò un attimo. Si fece tutto il terreno di gioco del Mirabello di corsa, fino ad aggrapparsi all’inferriata del settore ospiti, sotto lo Striscione dei BOYS, per condividere con i suoi amici-tifosi quell’incontenibile gioia, patrimonio di tutti i parmigiani.
Massimo Barbuti non è mai stato un fenomeno calcistico, ma è un campione di vita, un uomo generoso, capace di rispettare e amare i tifosi.
Domenica, contro l’Udinese, abbiamo visto un altro giocatore che non è certo un fenomeno. E’ riuscito a buttare la palla in rete grazie ad uno scivolone del portiere avversario, segnando il suo secondo gol dopo 13 partite di campionato. Un gol che ci consentiva solo d’accorciare le distanze. Eppure, abbiamo visto tale giocatore portarsi le mani agli orecchi. Un gesto di superbia, nonostante la squadra stesso perdendo, nonostante stia disputando un triste campionato. Un gesto indegno, una mentalità lontana anni luce da quella di Barbuti. Cosa voleva ascoltare meglio? Ciò che cantiamo a tutti quelli come lui: “Onoratela... bastardi!”.