Vita di Curva

2005/06

Massimo Barbuti, fulgido esempio di leone Crociato

11 - 11 - 2005

Massimo Barbuti vestì la Casacca Crociata per tre sole stagioni: la 1982/83 e la 1983/84, in C1, e la 1984/85 in B. Un giocatore discreto ma non certo paragonabile, a livello calcistico, ai tanti fuoriclasse che, in anni più recenti, hanno militato nel PARMA, anche per periodi di tempo più lunghi.
Abbiamo avuto giocatori che tutto il calcio ci ha invidiato, capaci di giocate stupende e gol spettacolari, la cui classe ci ha consentito d’arrivare ai vertici del calcio europeo. Eppure, ancor oggi, a tanti anni di distanza, il nome di Barbuti rimane l’unico a potersi fregiare dell’appellativo di “Idolo della Nord”.
Parlando di PARMA, generalmente, si racconta di una città fredda, incapace d’entusiasmarsi e di vivere con passione le sorti della propria squadra. Un’analisi molto superficiale. PARMA vive le sue emozioni con dignità, rifiutando piagnistei ed isterismi. PARMA è accorta e non si lascia andare in cose frivole. PARMA sa cosa vuol dire amare, per questo non apre il suo cuore con leggerezza, ma quando lo fa: è per sempre.
PARMA s’innamorò di Barbuti. Sapeva che non era un campione ma non se ne curò, affascinata dal suo impegno e dalle sue qualità umane.
Ancor oggi il nome di Barbuti è amato e venerato, seppur tanti giovani non l’abbiano mai visto calcare il prato verde del Tardini. Un segno inequivocabile della grandezza del rapporto che si stabilì con la tifoseria, di quanto abbia inciso Barbuti sulle persone che ebbero l’occasione di conoscerlo, tant’è che l’affetto e la stima si tramandano di generazione in generazione.
Ogni tanto, qualche emittente locale, ripropone alcuni suoi gol. Momenti che non scorderemo mai. Ma mentre le immagini scorrono, riaffiorano i ricordi di gioventù, e in essi non ci sono gol e azioni, risultati e classifiche, promozioni e retrocessioni. Solo la reminiscenza di un uomo che amò PARMA, nella consapevolezza che la terrà per sempre nel cuore. Lo rivediamo correre scoordinato verso la Curva, per stringersi ai quei tifosi di cui era sinceramente amico. Ricordiamo la sua estrema umiltà, il suo impegno indefesso, il suo amore per i BOYS e per la Maglia, la sua disponibilità con noi. Ricordiamo il suo sorriso e la sua voce, le sue chiacchiere con i ragazzini che andavano a vedere gli allenamenti. Nessuno curava la sua immagine, nessuno lo consigliava su cosa fosse più opportuno fare, nessuno gli diceva come comportarsi con i tifosi e con gli Ultras. Lui era così. Semplicemente: Massimo Barbuti, icona Gialloblu Crociata.
Dentro o fuori dalla stadio, bastava che qualcuno pronunciasse il suo nome per farci trasalire, per farci venir voglia di cantare e urlare. Perché la nostra mente, immediatamente, ci riportava nel bel mezzo della vecchia Nord. Il gol, il boato, la corsa verso la rete, mille corpi pigiati e il nostro idolo insieme a noi. Gioia ed esaltazione allo stato puro. E ancor oggi, quando qualcuno pronuncia quel nome, ci sentiamo toccare nel profondo del cuore. Per i più vecchi è il ricordo di momenti epici, per i più giovani è il fascino del loro retaggio. Per tutti: un simbolo intramontabile.
Il suo ultimo anno a PARMA si concluse con la retrocessione in Serie C1. Ma il suo impegno non venne mai meno, giocò sempre senza risparmiarsi, dando tutto ciò che aveva. Non era certo un fuoriclasse ma fece sempre del suo meglio, onorando sé stesso e la Maglia che indossava.
Quell’infausto campionato si concluse al Tardini, con il PARMA matematicamente condannato da alcune settimane. L’ultimo ricordo di quella giornata sono due ragazzini che invadono il campo e corrono veloci verso l’attaccante Gialloblu. Vogliono entrambi la sua Maglia e, dopo averla ricevuta, se la contendono l’un l’altro.
Ecco chi vuole PARMA. Ecco cosa vogliono i BOYS e la Curva Nord: non fenomeni calcistici, solo veri uomini. Uomini che, per spirito e tenacia, si possono definire: Leoni.