Massimo Barbuti vestì la Casacca Crociata
per tre sole stagioni: la 1982/83 e la 1983/84, in C1, e la 1984/85 in B. Un giocatore
discreto ma non certo paragonabile, a livello calcistico, ai tanti fuoriclasse che, in
anni più recenti, hanno militato nel PARMA, anche per periodi di tempo più lunghi.
Abbiamo avuto giocatori che tutto il calcio ci ha invidiato, capaci di giocate stupende e
gol spettacolari, la cui classe ci ha consentito darrivare ai vertici del calcio
europeo. Eppure, ancor oggi, a tanti anni di distanza, il nome di Barbuti rimane
lunico a potersi fregiare dellappellativo di Idolo della Nord.
Parlando di PARMA, generalmente, si racconta di una città fredda, incapace
dentusiasmarsi e di vivere con passione le sorti della propria squadra.
Unanalisi molto superficiale. PARMA vive le sue emozioni con dignità, rifiutando
piagnistei ed isterismi. PARMA è accorta e non si lascia andare in cose frivole. PARMA sa
cosa vuol dire amare, per questo non apre il suo cuore con leggerezza, ma quando lo fa: è
per sempre.
PARMA sinnamorò di Barbuti. Sapeva che non era un campione ma non se ne curò,
affascinata dal suo impegno e dalle sue qualità umane.
Ancor oggi il nome di Barbuti è amato e venerato, seppur tanti giovani non labbiano
mai visto calcare il prato verde del Tardini. Un segno inequivocabile della grandezza del
rapporto che si stabilì con la tifoseria, di quanto abbia inciso Barbuti sulle persone
che ebbero loccasione di conoscerlo, tantè che laffetto e la stima si
tramandano di generazione in generazione.
Ogni tanto, qualche emittente locale, ripropone alcuni suoi gol. Momenti che non
scorderemo mai. Ma mentre le immagini scorrono, riaffiorano i ricordi di gioventù, e in
essi non ci sono gol e azioni, risultati e classifiche, promozioni e retrocessioni. Solo
la reminiscenza di un uomo che amò PARMA, nella consapevolezza che la terrà per sempre
nel cuore. Lo rivediamo correre scoordinato verso la Curva, per stringersi ai quei tifosi
di cui era sinceramente amico. Ricordiamo la sua estrema umiltà, il suo impegno
indefesso, il suo amore per i BOYS e per la Maglia, la sua disponibilità con noi.
Ricordiamo il suo sorriso e la sua voce, le sue chiacchiere con i ragazzini che andavano a
vedere gli allenamenti. Nessuno curava la sua immagine, nessuno lo consigliava su cosa
fosse più opportuno fare, nessuno gli diceva come comportarsi con i tifosi e con gli
Ultras. Lui era così. Semplicemente: Massimo Barbuti, icona Gialloblu Crociata.
Dentro o fuori dalla stadio, bastava che qualcuno pronunciasse il suo nome per farci
trasalire, per farci venir voglia di cantare e urlare. Perché la nostra mente,
immediatamente, ci riportava nel bel mezzo della vecchia Nord. Il gol, il boato, la corsa
verso la rete, mille corpi
pigiati e il nostro idolo insieme a noi. Gioia ed esaltazione allo stato puro. E ancor
oggi, quando qualcuno pronuncia quel nome, ci sentiamo toccare nel profondo del cuore. Per
i più vecchi è il ricordo di momenti epici, per i più giovani è il fascino del loro
retaggio. Per tutti: un simbolo intramontabile.
Il suo ultimo anno a PARMA si concluse con la retrocessione in Serie C1. Ma il suo impegno
non venne mai meno, giocò sempre senza risparmiarsi, dando tutto ciò che aveva. Non era
certo un fuoriclasse ma fece sempre del suo meglio, onorando sé stesso e la Maglia che
indossava.
Quellinfausto campionato si concluse al Tardini, con il PARMA matematicamente
condannato da alcune settimane. Lultimo ricordo di quella giornata sono due
ragazzini che invadono il campo e corrono veloci verso lattaccante Gialloblu.
Vogliono entrambi la sua Maglia e, dopo averla ricevuta, se la contendono lun
laltro.
Ecco chi vuole PARMA. Ecco cosa vogliono i BOYS e la Curva Nord: non fenomeni calcistici,
solo veri uomini. Uomini che, per spirito e tenacia, si possono definire: Leoni. |