Dopo la vittoria travolgente per 3 - 1
con lAncona, non cerano più dubbi, bisognava invadere Milano, non
cerano più scuse ogni persona che sentiva nel cuore il Parma non poteva permettersi
di marcare a questa sfida decisiva. La frenesia che aveva incominciato a pervadere gli
animi fin durante lultima gara in casa con tanto di coro inventato in tre minuti
durante lintervallo su gentile concessione degli Ultras Tito... Detto fatto,
entusiasmo alle stelle e pullman esauriti dopo poco più di unora dallinizio
della prevendita, problema comune con le altri componenti del tifo a Parma, vista la
concomitanza della partita con l'ultima giornata di Cibus e le varie gite in giro ci hanno
impedito d'avere a disposizione un numero sufficiente di pullman. Nonostante ciò, chi in
corriera, chi in auto, chi in treno, nessuno ha rinunciato all'irrinunciabile: esserci a
Milano, per Parma e per il Parma. Sì, ci siamo proprio tutti, non solo gente di Parma, ma
da tutta Italia, Catania, Riva del Garda, Trieste, i milanesi che giocavano in casa,
Casalpusterlengo, Lecce, Brindisi, Taranto, i ragazzi di Milano, del Settore e persino la
ragazza russa incontrata nelle trasferte delEst europeo: non manca proprio nessuno
al richiamo di questa meravigliosa squadra e dei BOYS.
Entriamo al Meazza ma sembra
d'essere ancora a Parma: colori Gialloblu Crociati tutt'intorno a noi, una bella fetta di
stadio è occupata dai Nostri, per una volta ogni tanto vediamo S.Siro da un altra
prospettiva.
Iniziano i cori, autentici boati, prove canore del pre-partita; è un frastuono: musica
per le nostre orecchie. Ci guardiamo intorno, con la pelle d'oca ammirando quella parte di
Parma presente, giunta a Milano per sostenere una compagine di leoni e gridare il proprio
orgoglio parmigiano. Ci guardiamo l'un l'altro senza parlare, gesti solo accennati,
perché c'è un groppo alla gola, perché è inutile dire ciò che è ovvio, ciò che
tutti stiamo pensando: siamo tanti, siamo forti, siamo carichi, cazzo
quant'è bello
essere di Parma! Ma lo spettacolo deve ancora cominciare
Entrano le squadre in campo e dal nostro settore si solleva uno striscione blu recante, in
giallo, la scritta: L'ULTIMA CROCIATA PER SOGNARE. Dietro ad esso sventolano
le bandiere, mentre si spiega l'enorme bandierone giallo Parma con l'elmo del CUS (storico
simbolo del Gruppo).
Il tifo è incessante e non c'è
da stupirsi: stiamo vivendo la partita, attenti, eccitati, con i nervi a fior di pelle.
Di tanto in tanto, di fronte a noi, ci capita di veder gli interisti battere le mani ma
non riusciamo a sentirli, assordati dai nostri canti, dalla nostra passione, dalla nostra
Fede. Anche noi siamo quasi stupiti da tale entusiasmo, normalmente quando siamo in tanti
non si rende mai come si dovrebbe, ma stavolta non è così; la gente ci segue alla
grande, tutti i cori vengono interpretati alla perfezione da maledetta primavera con tutte
le sciarpe su, alla samba con il popolo gialloblù in movimento.
Al 90° il risultato del campo ci è sfavorevole, perdiamo per uno a zero, grazie alla
prodezza di un singolo e di qualche dubbia decisione arbitrale su episodi
cruciali, parte di un atteggiamento generale che c'è parso, sempre, a senso unico. Altri
gruppi, in tale frangente, avrebbero ammainato le bandiere e ritirato gli striscioni,
ammutoliti per l'occasione persa. Noi, no! La nostra vittoria arriva dopo il 90°, non sul
campo ma sugli spalti. Lo stadio si sta svuotando e noi continuiamo ad incitare i nostri
colori. Gli interisti ritirano le loro insegne, ma le nostre continuano a garrire nel
vento. Lo stadio è deserto. Noi? Doveva essere una festa e festa è stata... tutti in
piedi, ad urlare a squarciagola, a battere le mani, a sventolare le nostre bandiere, a
mostrare cosa significa essere di Parma. Al Meazza solo noi, per festeggiare noi stessi e
quella squadra che s'è sempre battuta con coraggio e dignità. Via le TV, via i
giornalisti, via gli avversari. Solo noi e
il Parma torna in campo, sotto di noi,
richiamato dalla voce del Popolo Gialloblù Crociato. Ci guardiamo e abbiamo una certezza:
nessuno potrà dire che il tesoro di Calisto non c'è. E' qui, ora, a San Siro. Siamo noi.
Siamo Parma. Siamo come siamo, sicuramente diversi. Permetteteci
SIAMO ORGOGLIOSI DI
ESSERE COSI!!!
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