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Biglietti nominali: la farsa

26 - 09 - 2006

I biglietti nominali entrarono in vigore nell'estate del 2004, quando furono varati una serie di decreti riguardanti la sicurezza negli stadi. Decreti generalmente conosciuti con il nome dell'allora ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu. Quel ministro che, per aiutare fraudolentemente la Torres (la squadra della sua città), non esitò a chiedere aiuto al faccendiere bianconero Luciano Moggi.
I decreti Pisanu ricevettero il plauso di certa stampa e di taluni dirigenti del pallone. Tra questi ricordiamo lo stesso Moggi, Biscardi e i suoi ospiti (in particolare Lamberto Sposini e Franco Melli).
Grazie alle intercettazioni telefoniche raccolte dalla magistratura su Moggi, pubblicate integralmente da "L'Espresso" all'interno dello speciale "Il libro nero del calcio 2", venivano alla luce gli stretti rapporti sotterranei tra il Ministro, il Moggi e i giornalisti. Rapporti basati sullo scambio reciproco di favori. Moggi aiutava illecitamente la Torres come raccomandatogli da Pisanu e ricompensava adeguatamente (economicamente o con favori illeciti) i suoi "collaboratori"; Pisanu operava illecite pressioni per squalificare i campi delle future avversarie della Juventus; Biscardi e compagnia, dopo aver creato ad arte un insensato allarmismo nell'opinione pubblica, si spendevano in favore della repressione proposta dal Pisanu. Da ricordare che il tema della "violenza negli stadi" tornò ad esplodere sui media dopo Roma-Livorno 2005/06, per l'esposizione di due striscioni politici, ma in assenza di alcun episodio violento.
Eccolo qui il sistema che crede di poter fare la morale agli Ultras, eccolo qui il sistema che chiede la repressione del tifo organizzato.
I biglietti nominali violano la riservatezza della persona, ancor prima del verificarsi di qualsiasi reato. Praticamente: si è oggetto d'indagini, prima ancora che si sia verificato un crimine. Dicesi: "misura preventiva". Lo stesso vale per le perquisizioni e per la video-sorveglianza (sempre attiva, anche in condizioni di assoluta tranquillità), di cui si è vittime quando ci si reca allo stadio. La tesi per cui "chi non ha nulla da nascondere non ha nulla da temere" è assai pericolosa. Non solo, ma sembra valere solo per chi frequenta gli stadi. Infatti, dopo le intercettazioni di calciopoli, il nuovo governo ha immediatamente varato un decreto legge che riduce i centri di intercettazione telefonica da 166 a 26. Forse perché si teme che sia ascoltato qualcuno che, veramente, ha qualcosa da nascondere? "Tutela della privacy" dicono loro, ma ricordiamoci che era comunque possibile controllare solo quelle persone ritenute responsabili di crimini e non tutti indiscriminatamente, come avviene tuttora negli impianti sportivi di Serie A, con biglietti nominali, perquisizioni e video-sorveglianza. Prevenzione sì, ma solo per Ultras e tifosi? Tutela della riservatezza sì, ma solo per politici, giornalisti e dirigenti del pallone? L'ingiustizia è evidente.
L'applicazione dei decreti Pisanu è stata immediata, ma solo per Ultras e tifosi. Viceversa le società hanno goduto, e godono, di continue proroghe per l'adeguamento degli impianti. Perché l'emissione dei biglietti nominali, per esempio, oltre a violare i diritti civili della persona, comporta notevoli disagi, a tutti. Così, quando andiamo in trasferta, dobbiamo sottostare alle draconiane norme "Pisanu", compilando l'apposita modulistica con tutti i nostri dati personali. Dopodiché, giunti allo stadio, dobbiamo esibire biglietto e documento d'identità. C'è, però, un piccolo problema. Nessuno ci ha rilasciato un biglietto nominale. Ma come... ci siamo sottoposti a tutta la burocrazia concepita dall'onestissimo Pisanu & C. e, alla fine, manco ci danno il biglietto relativo? Sì, è proprio così. A Torino, per esempio, il 10 settembre 2006, c'è stata verificata la corrispondenza dei dati riportati sul tagliando con quelli del documento d'identità. Il buttafuori della società Torino controllava la corrispondenza e, dopo attento accertamento, dava il benestare per l'accesso. La cosa più curiosa è che non c'era alcuna corrispondenza da verificare, giacché i tagliandi non riportavano alcun dato personale. Cosa controllasse... non si sa. Una scena patetica, incomprensibile, assurda.
Che senso ha sottoporre Ultras e tifosi all'iter burocratico per i biglietti nominali quando si è ben consapevoli che non gli saranno comunque consegnati?
Sempre a Torino, il 10 settembre, tre ragazzi sono stati rispediti a casa, rei di voler acquistare il tagliando d'ingresso il medesimo giorno della partita. Ad altri, giunti nel capoluogo piemontese in auto, veniva incredibilmente negato l'accesso al parcheggio riservato alla tifoseria ospite, nonostante fosse praticamente vuoto (c'erano tre soli pullman di PARMA); costringendoli a parcheggiare e poi a transitare, a piedi, in mezzo alla tifoseria avversaria. Alcuni ragazzi dei BOYS, della provincia e di fuori provincia, arrivati a Torino in auto (dopo essersi sottoposti all'iter burocratico del biglietto nominale e dopo essersi visti recapitare un normalissimo tagliando), sono stati costretti dalle forze dell'ordine a vagare, da soli, in mezzo alle soverchianti forze avversarie. Tant'è che, alcuni di loro, hanno rischiato il linciaggio. Un tecnica per scoraggiare le trasferte in auto?
Premesso che invitiamo tutti, sempre, a viaggiare in comitiva con i gruppi organizzati, per affrontare uniti le avversità e per evitare il verificarsi di simili episodi (che potrebbero terminare con conseguenze ben peggiori), ci sembra assurdo che le forze dell'ordine operino al fine d'incentivare gli scontri, quando, teoricamente (lo dicono anche in tv, firmando una pubblicità a spese dello Stato, quindi di noi tutti), dovrebbero scongiurarli.

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