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Speciale: No alla Tessera del tifoso

A cosa serve la Tessera del Tifoso. Il lato oscuro

30 - 09 - 2009

La Tessera del tifoso, presentata come strumento di "fidelizzazione", è uno strumento speculativo e repressivo, che vuole disgregare i corpi sociali del tifo, ovvero i Gruppi ultras e i clubs (nati spontaneamente attraverso l'aggregazione popolare), affinché lo stadio sia vissuto individualmente e in modo assolutamente commerciale, senza arrecare disturbo al potere. Le uniche forme d'aggregazione non dovranno nascere spontaneamente dalla gente, ma essere imposte e pilotate dall'alto: ovvero dalle Spa del pallone, secondo precise direttive delle forze di polizia. Si sta cercando di alterare i processi naturali di aggregazione sociale, per sostituirli con qualcosa che vi assomigli all'apparenza, ma di tutt'altra natura. Uno scenario inquietante che emerge, non dalla fervida immaginazione di qualche ultras afflitto da incubi orwelliani, ma dalle stesse dichiarazioni di chi sta guidando tali operazioni: Roberto Maroni, ministro dell'Interno, e Roberto Massucci V. Questore Agg. della Polizia e segretario dell'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, quell'organismo con tanti poteri speciali composto prevalentemente da forze di polizia (oltre ad alcune SpA).
Parlano di "destrutturare" le tifoserie organizzate, di trovare termini più accattivanti per il termine "cliente", di come la Tessera del Tifoso non sarà "tecnicamente" obbligatoria (perché in pratica lo sarà), di eliminare le persone scomode, di privatizzare gli stadi (per favorire interessi economici particolari e per ridurre i diritti delle persone), di stadi senza settori popolari.
Le loro parole valgono più di qualsiasi analisi. Parlano liberamente, senza nascondersi troppo, come se ciò che dicono non fosse di una gravità inaudita. Da tali discorsi sembra delinearsi una mentalità profondamente anti-sociale e anti-popolare, che punta a "curare" libertà e partecipazione con una buona dose di repressione. Una mentalità che non rimarrà certo confinata agli stadi italiani.


Roma, 28 settembre 2009 (Adnkronos) - "Fin'ora i gruppi ultrà sono l'unico tipo di aggregazione allo stadio. Io però credo che sia giunto il momento di una nuova community di tifosi ufficiali che faccia capo alla società sportiva". Roberto Massucci, segretario dell'Osservatorio per le Manifestazioni Sportive, intervenendo a "Radio Anch'io Sport" parla della tessera del tifoso. Per Massucci non è corretto parlare di schedatura. "La vendita dei servizi anagrafici - precisa - fa arrabbiare le persone che allo stadio si sentono in disaccordo con la Polizia. E' un'eliminazione di persone che è giusto fare". Per l'adozione della tessera del tifoso è fondamentale il ruolo delle società sportive. "Può diventare uno strumento in mano alle società per la gestione dei tifosi, in cui si avrebbero riflessi positivi per i prossimi anni - spiega il segretario dell'Osservatorio - in questo senso il Barcellona è un esempio, perché ha fatto diventare soci i suoi tifosi ed è il club che ha creduto di più nel processo di fidelizzazione. Se poi il problema è il termine "cliente", starà alle società trovare il termine più accattivante per i tifosi". Rispondendo allo scetticismo di alcuni presidenti di società calcistiche, Massucci ha precisato che la tessera non e' obbligatoria. "Tecnicamente non lo è perché non è una
norma dello Stato - sottolinea - è un'opportunità perché senza di questa ci sono delle limitazioni per andare in trasferta ad esempio. Un tifoso sceglie se essere privilegiato o se fare i controlli. E' chiaro che serve una collaborazione convinta delle società", ha concluso.

Dal Corriere dello Sport del 24 settembre 2009.
Bisogna "destrutturare" le tifoserie organizzate che fanno pressione sulle società di calcio per avere privilegi. Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, nel corso di un'audizione alla commissione Affari Costituzionali del Senato.
"Io - ha ricordato il ministro - ho fatto parte da giovane di una tifoseria organizzata di una nobile decaduta, il Varese, ma per me partecipare al gruppo era una momento di festa, di gioia, non un momento che serviva ad organizzare una trattativa con la società per ottenere privilegi, biglietti gratis, ecc.
Da questo punto di vista - ha aggiunto - dico che è giusto destrutturare questi gruppi che fanno pressioni sulle società e che hanno determinato negli anni passati azioni di violenza".
Ma questo, ha riconosciuto il ministro, "è un problema di non facile soluzione e mi rendo conto che è più facile agire in altri Paesi, dove gli stadi sono di proprietà delle società di calcio che li possono organizzare nel migliore dei modi". In proposito Maroni ha citato l'esempio dello stadio "Emirates" di Londra, "dove di fatto sono scomparse le curve perché è difficile l'aggregazione delle tifoserie organizzate".

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