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Speciale: No alla Tessera del tifoso

Stadio di tutti, stadio per tutti (Bologna, 28-09-09)

28 - 09 - 2009

Il testo che segue è di un volantino (dei due totali - clicca qui per l'altro) che è stato distribuito oggi (28 settembre 2009) a Bologna, dove s'è tenuto il convegno "Lo sport in tribuna", trattante due temi: la Tessera del Tifoso; la costruzione e ristrutturazione degli impianti. Ovvero: speculazione e repressione, che lavorano in sinergia.
Il testo del volantino, firmato genericamente "Ultras liberi", è stato elaborato e approvato da alcuni Gruppi ultras di varie città, che condividono la stessa mentalità.

contro repressione e speculazione
STADIO DI TUTTI - STADIO PER TUTTI

No alla Tessera, SI al tifoso!
gli stadi patrimonio delle comunità

IN DIFESA DELLA NATURA COMUNITARIA E SPORTIVA DEGLI STADI ITALIANI

La Tessera del Tifoso ha un'anima profondamente commerciale e repressiva. E' una carta di credito, con costi e spese, che il potere vuole imporre e rendere obbligatoria per accedere a quello che è ancora un luogo pubblico: lo stadio. E' presentata come mezzo per promuovere la fedeltà sportiva, ma i tifosi (già fedeli per antonomasia) dimostrano i propri sentimenti seguendo le partite e facendo il tifo, non acquistando una carta di credito; una Carta che ogni anno andrà rinnovata ad una modica cifra (da moltiplicare per centinaia di migliaia di persone), e favorirà il business delle grandi società (spa del pallone, ditte collegate e banche). Ma lo Stato dovrebbe occuparsi del bene comune e non d'arricchire i soliti noti.
La Tessera del Tifoso dovrà essere approvata dalla Questura. Sarà la Polizia a decidere chi può entrare o non entrare in un luogo pubblico, con strumenti assai arbitrari e di chiara anticostituzionalità (ad esempio: l'art. 9 della legge Amato, e le diffide). Neppure la schedatura preventiva, con i biglietti nominali, sarà più sufficiente.
L'articolo 9 della legge Amato, su cui si basa il rilascio della Tessera, impedirà l'accesso a tutti quei soggetti che hanno avuto condanne (anche non definitive) per "reati da stadio" e che nel corso della vita hanno ricevuto un Daspo (divieto d'accesso alle manifestazioni sportive, la cosiddetta "diffida"), anche quando l'hanno già scontato, anche quando un eventuale processo li ha dichiarati innocenti. Perché l'art. 9 non fa differenze neppure tra innocenti e colpevoli, fondandosi sull'esser stati "destinatari" del Daspo. In pratica una misura preventiva (illegittima, perché priva della libertà senza processo e senza prove!) si trasformerà in condanna definitiva a vita. Si racconta che l'art. 9 non sarà applicato. Ma nessuna circolare ministeriale può far ignorare una legge dello Stato, anche se evidentemente anticostituzionale.
La Tessera vuole selezionare i clienti ritenuti "migliori", quelli che non disturbano le politiche commerciali e hanno maggiori possibilità di spesa. Incentiverà e premierà il consumismo, perché darà punti e premi ai tifosi, e non in base al tifo, in base alla spesa.
La Tessera è il grande strumento per eliminare i Gruppi organizzati. Per cercare di disgregare i corpi sociali del tifo, soprattutto quelli ultras, perché non addomesticabili e scomodi alle politiche speculative; per trasformare i tifosi in clienti, che vivono lo stadio individualmente e in modo prettamente consumistico. Disgregare: per meglio controllare, e più facilmente sfruttare.

La Tessera del Tifoso è una misura speculativa e repressiva particolarmente funzionale ad introdurne un'altra, con la quale lavorerà in sinergia: la costruzione e la ristrutturazione degli impianti sportivi.

In parole povere: il potere economico-politico vuole stravolgere la natura comunitaria e sportiva degli stadi italiani. Un piano che per essere reso possibile, ed economicamente vantaggioso (per qualcuno) abbisogna di leggi ad hoc, già al vaglio del Parlamento. Finanziare, privatizzare, cementificare e consumare; tutto a danno della collettività. Si vuole stimolare la privatizzazione degli impianti (che così non saranno più di tutti); la costruzione di nuovi (per liberare le aree centrali su cui sorgono quelli attuali); e la trasformazione degli esistenti aggiungendovi strutture di ogni tipo (tanto per intenderci: anche condomini). Opere private (dannose per la comunità) che si vuole finanziare con denaro pubblico.
Stadi privati per clienti selezionati? No grazie. Stadio di tutti e per tutti!

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