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Speciale: No alla Tessera del tifoso

Tessera del Tifoso: perché dire no

24 - 08 - 2009

In questi mesi si sono moltiplicate le iniziative dei Gruppi ultras per contrastare la Tessera del Tifoso; in particolare l'articolo 9 della Legge Amato, che renderebbe la Tessera altamente repressiva e anticostituzionale, perché se applicato impedirebbe l'accesso a tutti quei soggetti che nel corso della vita hanno ricevuto un Daspo, anche quando l'hanno già scontato. Da ricordare che il Daspo (divieto d'accesso alle manifestazioni sportive) non è una condanna (perché non è preceduto da alcun processo, né da alcun Giudizio) ma una misura preventiva, decisa arbitrariamente dal Questore. Una misura che, limitando la libertà personale senza bisogno di prove e processo, vìola, di per sé, i diritti civili della persona.
Alla diffida talvolta segue un processo, che il più delle volte proscioglie tutti gli imputati (un esempio) perché diffidati senza prove dalla Polizia (un altro esempio). Ebbene, anche questi ultras dichiarati INNOCENTI dallo Stato e che hanno scontato INGIUSTAMENTE una diffida o una parte rilevante d'essa, non potrebbero avere accesso allo stadio, perché l'art. 9 della Legge Amato non fa differenze neppure tra innocenti e colpevoli (tra quelli che vengono giudicati), fondandosi sull'esser stati "destinatari" del Daspo. In pratica trasformerebbe una misura preventiva (illegittima) in condanna definitiva a vita (il che è anche anticostituzionale). Forse proprio per questo non è mai stata applicata, ma quando le leggi ci sono, c'è sempre il rischio che qualcuno voglia applicarle.
Chi ha preso un Daspo (anche quando reo di ciò che gli è contestato) e l'ha scontato (andando a firmare per anni in Questura) ha diritto a riottenere tutte le libertà personali di cui era stato privato. Nella società civile, quando hai pagato il tuo debito con la legge, torni ad essere un uomo libero, con la possibilità di reinserirti nella società. Allo stadio non funziona così? E' territorio extranazionale? Ricordiamoci anche che i reati contestati agli ultras sono spesso "reati da stadio", comportamenti legittimi che attraverso leggi speciali diventano illegittimi allo stadio. Ad esempio: accendere torce, esporre striscioni, sedersi in un posto invece che in un altro, ecc. E non solo, le pene sono spesso sproporzionate rispetto agli atti contestati.
L'opinione pubblica, come al solito deviata, pensa che non vogliamo questa Tessera per paura d'essere schedati o perché impedirà l'accesso dei diffidati allo stadio. Schedati lo siamo già, da quando esistono i biglietti nominali allo stadio si entra solo dopo aver mostrato la carta d'identità, costantemente sotto videosorveglianza sia dentro che fuori gli impianti, con una apposita squadra della Questura che dal 1990 si occupa esclusivamente degli ultras della propria città. I diffidati hanno l'obbligo di firma e già questo basta a tenerli lontani dagli stadi. Il 14 e il 15 agosto le questure erano piene di ultras che mettevano un paio di firme per il secondo turno di Coppa Italia, e se manchi una firma ti becchi dai 10.000 euro di multa in su.
Per tutto questo le Curve d'Italia stanno facendo controinformazione, cercando di sensibilizzare su questo problema tutti i tifosi e le società calcistiche.
L'avvocato Giovanni Adami, da sempre vicino alle cause degli ultras, è stato invitato da alcune Curve (Cremona, Vicenza, Cava e Catania) per spiegare queste cose pubblicamente. Un incontro che a breve organizzeremo anche nella nostra città.

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