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Libertà di tifo e d'espressione: nessuna autorizzazione

05 - 12 - 2008

Qualcuno esterno al mondo del tifo a volte chiede perché certe tifoserie (come la nostra) non facciano quasi più coreografie, e certi stadi siano sempre più grigi e freddi.
Quando si parla di strumenti del tifo è bene ricordarsi che sono generalmente proibiti, non per legge ma dalle direttive dell'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, entrate in vigore nel marzo del 2007. Alcuni strumenti del tifo sono totalmente vietati (megafoni, impianti audio, tamburi, fumogeni, torce), mentre gli altri lo sono più subdolamente, attraverso una complessa burocrazia che fissa dimensioni (molto ridotte!) per striscioni e bandiere, che colpisce i Gruppi che non rinnegano i propri diffidati, e che fissa iter tortuosi, impraticabili e inaccettabili, per richiederne l'autorizzazione. Dopodiché, non trattandosi neppure di leggi dello Stato ma di norme fissate da un organismo composto in larga parte da forze di polizia (l'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive) la loro applicazione pratica muta da città a città e da partita a partita, in base a chi si occupa direttamente di farle rispettare. Tali norme, soprattutto per quanto concerne le limitazioni/divieti a bandiere, striscioni e mezzi di diffusione audio, sono una palese violazione dell'art. 21 della nostra Costituzione, dove dice che "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione."
Le norme anti-tifo, spesso citate come norme anti-violenza (che c'entrano bandiere, striscioni, megafoni e coreografia con la violenza?!?) sono servite a far credere all'opinione che le istituzioni si fossero mosse dopo la morte dell'ispettore Raciti (a proposito: ancora non si sa chi l'abbia ucciso e come...) e a censurare le opinioni scomode degli ultras (spesso in prima linea contro i potenti). Abbiamo contestato queste norme da subito (insieme a tutte le leggi anti-tifoso del periodo), anche quando era impopolare farlo e molto più semplice leccare il culo a politici e divise, e continuiamo a farlo oggi.
Mettiamo a disposizione per la consultazione due moduli di una società di Serie B (nella fattispecie il Pisa) con cui si potrebbero (teoricamente) richiedere autorizzazioni per striscioni (di piccole dimensioni) e coreografie. Tali moduli, una volta compilati, sono valutati dal GOS (Gruppo Operativo Sicurezza), ovvero: da un funzionario di polizia, da un uomo della società che ospita l'evento, dai VVFF e da un uomo della società ospitata. Praticamente, tanto per fare un esempio, un eventuale striscione di contestazione alla propria società (che comunque non potrebbe superare i 5 metri di lunghezza!) dovrebbe essere approvato anche dalla società medesima.
Tali divieti, limitazioni e controlli, rendono impossibile la libertà di tifo e d'espressione. Le libertà sancite dalla Costituzione non richiedono nessuna ulteriore autorizzazione. Per questo noi non ne chiediamo e invitiamo le altre tifoserie a fare altrettanto.

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