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La loro sicurezza: la tua insicurezza

19 - 10 - 2008

La loro sicurezza: la tua insicurezza

E' allo studio del Parlamento l'ennesimo pacchetto "sicurezza". Ma che tipo di "sicurezza"? "Sicurezza" sui posti di lavoro? "Sicurezza" d'avere una legge uguale per tutti? "Sicurezza" di non subire abusi di potere? "Sicurezza" di poter contare su una corretta informazione? "Sicurezza" contro il carovita? "Sicurezza" d'avere rappresentati politici che lavorano per il bene del Paese? "Sicurezza" al lavoro e al benessere per tutti? No, manco per sogno. Si parla d'inasprire le pene per reati contro gli agenti.
In "Spy Calcio", su LaRepubblica.it del 16 ottobre 2008, leggiamo:

[...] pene più severe per chi colpisce, ad esempio, un agente. Quattro anni di reclusione e niente condizionale: ora è prevista una pena da 6 mesi a 5 anni. Inoltre verrà reintrodotto il reato di oltraggio a pubblico ufficiale (con l'aggravante sino a 5 anni) e il reato di resistenza passerebbe da 6 mesi a 5 anni (con l'aggravante da 5 a 7 anni). L'emendamento è del senatore Filippo Saltamarini (Pd), già segretario del Sap, Sindacato autonomo di polizia (di destra). E' molto probabile quindi che il pacchetto possa passare, ci sono state pressioni da parte del Viminale. C'è stato malumore fra le forze di polizia ultimamente perché molti tifosi colpevoli di violenza sono stati subito scarcerati e, secondo il ministro Roberto Maroni, "se la magistratura applica in modo blando norme che prevedono anche sanzioni severe non è affare mio. E' colpa dell'atteggiamento culturale dei magistrati. Io mi batterò per la riduzione dei benefici carcerari". Ecco, appunto questo pacchetto che dalla prossima settimana verrà esaminato in Parlamento per passare poi al Senato. Con buone probabilità di essere approvato.

Roberto Maroni è stato condannato in cassazione a 4 mesi e 20 giorni per resistenza a pubblico ufficiale. Un reato che, qualora fosse approvato il pacchetto normativo sopraccitato, "passerebbe da 6 mesi a 5 anni (con l'aggravante da 5 a 7 anni)". Una differenza sostanziale, perché vorrebbe dire perdere la possibilità d'ottenere la sospensione condizionale della pena. Il ministro Maroni, pur condannato in via definitiva per tale reato, non è mai finito in carcere.
Alcuni sindacati di polizia continuano a chiedere maggiore repressione contro ultras e tifosi, magari approfittando di casi creati ad hoc dai media. Le leggi speciali, i poteri speciali, le norme anti-tifo, la schedatura preventiva e le diffide senza processo evidentemente non gli bastano ancora. Da certe richieste si delinea una certa mentalità. Il dubbio che ci viene è che qualcuno consideri il diritto non come il fondamento dello Stato, ma come un ostacolo alle attività di polizia. Ma questo dovrebbe essere uno Stato di diritto, non uno Stato di polizia.

Scriveva Leilo Basso (avvocato penalista e deputato all'Assemblea Costituente): "Ogni penalista sa per esperienza propria quanto [...] forte sia la tendenza che spinge il giudice ad accogliere aprioristicamente le tesi della polizia".
In un sistema che ha la tendenza a privilegiare le dichiarazioni degli agenti e a giustificarne/scusarne/minimizzarne le malefatte (poche o tante che siano); in cui non assoggettarsi ai vari poteri (anche solo per dire o testimoniare la verità) fa temere abusi e rappresaglie, rendere certe pene così severe non è solo discriminante: è estremamente pericoloso.

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