Sulla sinistra, in alto, un
preoccupante cartello, visibile ieri, davanti alle biglietterie dello stadio Bentegodi di
Verona, prima della partita ChievoVerona-PARMA.
Iniziamo a leggerlo. Innanzitutto ci si rivolge ai tifosi, che sono la buona parte di
coloro che vanno allo stadio, chiamandoli clienti. Un termine freddo,
commerciale, che non tiene in nessuna considerazione la passione, lamore e il calore
del tifoso, riducendo il tutto ad un rapporto prettamente economico, come se andando allo
stadio ci si recasse a comprare una qualsiasi merce in un negozio. Eppure, se questo sport
è riuscito ad attrarre milioni di persone, a mobilitare città e a far emozionare intere
generazioni, è proprio grazie a quellinsieme di sentimenti ed ideali che i tifosi
hanno voluto trasferirvi. Senza dessi terminerebbe ogni magia, e rimarrebbe sul
campo verde solo la cruda realtà: milionari in calzoncini corti che tirano calci ad una
sfera di cuoio. E forse, allora, terminerebbero anche gli ingenti guadagni di chi, oggi,
lucra infischiandosene della nostra passione.
Si rivolgono a noi cortesemente, almeno a parole, chiamandoci la gentile
clientela. Eppure, un metro più avanti, chiedendo un semplice biglietto
dingresso allo stadio, saremo automaticamente privati di alcuni diritti di cui
godono gli altri nostri connazionali. Saremo preventivamente schedati, preventivamente
perquisiti, preventivamente filmati per tutto il tempo di permanenza, magari dietro una
rete (preventiva) o allinterno di una gabbia (preventiva), esattamente nel posto
indicato sul nostro biglietto nominale, senza alcuna libertà di movimento. Misure che
sarebbero considerate disumane anche per dei carcerati, ovvero persone, al contrario di
noi, processate e condannate per un determinato crimine. Al contrario dei terroristi, dei
mafiosi, dei pedofili e delle mamme che assassino i loro figli, la gentile
clientela può essere diffidata, quindi condannata senza nessun tipo di
processo.
Lo stadio, ma specialmente la Curva, è da sempre un luogo daggregazione e
socializzazione. Unoccasione per fare amicizie, scambiare opinioni e vivere insieme
la stessa passione. Vietare, in essa, la libertà di movimento, impedendo alle persone che
la vivono di conoscersi e frequentarsi, significa privarla completamente della sua
funzione sociale. Probabilmente è proprio questo che vogliono fare, per trasformarla in
luogo frequentato da uninsieme di singoli senza legami. Non più tifosi ma
spettatori, magari detà più elevata (se la Curva cesserà dessere luogo
daggregazione saranno proprio i ragazzi i primi ad andarsene) con maggiori
possibilità di spesa, pronti ad acquistare biglietti a prezzi elevati e a spendere nelle
strutture commerciali che dovrebbero caratterizzare gli stadi del domani.
Stiamo esagerando? Magari. Se avete qualche dubbio... date unocchiata al prossimo documento.
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