Molti media si sono occupati e si stanno
occupando della crisi del calcio italiano, specie nelle ultime settimane, dopo che
sè registrato un calo vertiginoso dellaffluenza negli stadi. Le analisi che
sono seguite presentano differenze da testata a testata, però, quasi ovunque, i problemi
evidenziati per spiegare le ragioni di questa drammatica e annosa flessione (che prosegue
inesorabile da un decennio) sono più o meno sempre gli stessi: prezzi alti, televisione,
anticipi e postici, biglietti nominali, sospensione dei diritti civili del tifoi e...
VIOLENZA. Alcuni giornali hanno dato particolare risalto a questultima voce, facendo
credere che molti potenziali spettatori non frequentano lo stadio per paura dessere
coinvolti in incidenti tra le opposte tifoserie. Premesso che non abbiamo sentore di
questo problema (ammesso e non concesso che si tratti di un problema reale e non
duna invenzione giornalistica), se veramente ci sono persone che temono
dessere coinvolte in incidenti allo stadio lo si deve proprio allopera
mistificatrice dei cosiddetti mezzi dinformazione. Gli scontri tra
Ultras, quando avvengono, coinvolgono solo ed esclusivamente gli interessati. Per esempio:
gli incidenti sul terreno di gioco del Tardini in occasione di PARMA-Juventus del Gennaio
2005, videro contrapporsi solo i rispettivi Ultras. Nessuno fu costretto a forza ad
entrare in campo, né vi furono aggressioni a semplici tifosi. Atti, per altro, che
sarebbero in netto contrasto con il codice Ultras, che sispira su valori quali
lonore e la lealtà. Tra laltro, quello specifico fatto, che venne trasmesso a
ripetizione su tutte le emittenti televisive e occupò le prime pagine dei giornali, non
registrò neppure un ferito grave. Incidenti, ricordiamocelo, che nacquero (come spesso
accade) da una certa imperizia dei responsabili dellordine pubblico che, nella
fattispecie, lasciarono affluire gli Ultras bianconeri sul terreno di gioco. Un modo
doperare piuttosto imprudente, come quando si scortano appositamente gli Ultras
ospiti davanti ai ritrovi abituali di quelli di casa (come spesso è accaduto qui a
PARMA), il che fa aumentare considerevolmente la possibilità di scontri (tra gli
interessati).
Al contrario di quanto si sforzano di far credere i media (e i loro finanziatori), gli
stadi sono tra i posti più sicuri della nostra società. Non risultano atti di pedofilia,
né pratiche legate alla mafia, né rapimenti, né omicidi, né stupri, né rapine, né
furti, né violenze a persone inermi; tutte cose che accadono abitualmente nelle altre
zone della nostra città.
Probabilmente, per giornalisti ed editori, è più facile scrivere e parlare contro gli
Ultras, che contro qualche potere forte, arrivando addirittura ad ingigantire e
stravolgere alcuni fatti per ridurne al silenzio altri. Solo a noi riservano parole di
fuoco e attacchi feroci, mentre cadono nel vago quando trattano dei veri problemi della
crisi del calcio, glissando sui nomi dei responsabili. Un chiaro esempio viene proprio dai
media locali, pronti a crocifiggerci per una lattina di birra (vedi Carrara), lesti a
pubblicare foto di ragazzi coinvolti in qualche scazzottata (vedi PARMA-Juventus), ma
omertosi quando si tratta di denunciare loperato del palazzo.
Non stupiamoci. Al di là dei mille condizionamenti che riceve chi dovrebbe fare libera
informazione, il fatto che tutti i giornali sopravvivano (in regime di libero mercato),
nonostante continuino a lavorare in perdita, palesa il loro unico compito: condizionare
lopinione pubblica in un determinato modo. Ed è proprio questa la vera violenza,
quella del quarto potere. |