In giugno, al termine della scorsa
stagione calcistica, ci siamo lasciati con un calcio alla deriva, colpito da una grave
forma virale che ha ridotto lo sport più popolare del nostro paese ad un colossale
business. Tramite gli articoli di questa fanzine abbiamo cercato di analizzare con
precisione e puntiglio quelli che a nostro avviso sono i due grossi mali di questo
nuovo calcio. La pay-tv, con i diritti dei tifosi letteralmente calpestati ed
immolati in nome del Dio denaro e la repression,e mezzo con cui si vuole sopprimere la
passione, il calore e l'entusiasmo delle frange più calde del tifo. Per questi motivi, da
cui comunque partono altri collegamenti e conseguenze, abbiamo attuato diverse forme di
protesta: striscioni comuni in tutti gli stadi, quarto d'ora di silenzio da parte di
tantissimi gruppi e la manifestazione a Milano del 22 giugno alla presenza di oltre 70
gruppi Ultras. Si sperava, si pensava, che davanti ad un malcontento generale, una volta
toccato il fondo, i potenti del calcio aprissero un po' gli occhi per riportare
nell'antico gioco del football alcuni dei sani valori sportivi, ed invece, l'Estate 2003
sarà ricordata come quella in cui gli argini del pozzo sono stati sgretolati facendo
sprofondare il calcio italiano in uno squallore allucinante.
Andare con ordine e precisione è praticamente impossibile, tanto è aggrovigliata la
matassa, perdonateci quindi qualche eventuale imprecisione
Tutto è cominciato con un ricorso fatto dal Catania perché il Siena, nell'incontro tra
le due squadre, aveva utilizzato un giocatore squalificato, ricorso respinto dalla
giustizia sportiva allora, consumando una moda fin troppo in vigore, gli etnei hanno
inoltrato un nuovo ricorso al Tar siciliano il quale, ovviamente, gli ha dato ragione, ne
è nata una controversia legale che ha coinvolto per diverse ragioni anche Napoli,
Venezia, Genoa e Salernitana. Per risolvere il problema, dopo mesi di battaglie nei
tribunali, è intervenuto il Governo con un decreto legge che rilascia allo sport una
propria autonomia, con il Tar del Lazio unico in grado di accettare ricorsi sportivi,
accentrando, di fatto, ancor più potere a Roma. Ma non solo il Governo ha anche deciso
che il Catania era comunque stato danneggiato obbligando Lega e Federazione a riammetterlo
in B aprendo di fatto la strada dell'allargamento della B a 24 squadre. Sono state cosi
ripescate il Catania stesso, il Genoa e la Salernitana che durante le 38 giornate dello
scorso campionato cadetto avevano meritato invece la retrocessione ed addirittura, per
meriti sportivi, la Fiorentina, che era fallita l'anno scorso e che arriva in B senza
neppure fare la C1, scatenando l'ovvia e giustificata rabbia delle 20 squadre di B che ora
dovranno affrontare un campionato lunghissimo e molto più impegnativo che vedrà anche
parecchi turni infrasettimanali, con conseguente danno anche per i tifosi e causando la
protesta che ha portato allo sciopero in Coppa Italia, che ne esce falsata, oltre che al
rinvio di tre giornate di campionato. Ma non è tutto, durante questi tre mesi abbiamo
visto sempre il Governo inserirsi incautamente nel calcio con un decreto spalma debiti,
fatto apposta per salvare alcune grandi società in difficoltà e così, nonostante
centinaia di miliardi di debiti, Lazio, Roma e Napoli, sull'orlo del fallimento,
all'improvviso rifioriscono alla faccia del Cosenza, del Ravenna, della Cavese, del Pisa e
di quant'altre che in questi anni sono state fatte fallire!
Viene scoperto, inoltre, che sempre Roma e Napoli hanno presentato a garanzia
dell'iscrizione al campionato fideiussioni false ma, ovviamente, si accerta che loro sono
state truffate e non il contrario e quindi la cosa viene messa a tacere, insomma un
pastrocchio all'italiana che ci lascia nauseati e schifati anche perché si inizia un
campionato senza sapere se il risultato del campo, il sudore, la fatica ed i sacrifici di
34 o 46 giornate, come nel caso della B, saranno inutili, perché tanto i risultati
potranno essere cambiati alla fine a tavolino
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