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Repressione e aspetti legislativi

12 - 06 - 2004

L’introduzione della nuova legge per combattere la violenza negli stadi dimostra, ancora una volta, l’incapacità di attuare una seria politica idonea a risolvere la questione.
Si è ben pensato di evitare qualsiasi percorso, certamente più complesso, di strategia della prevenzione per cadere nuovamente nell’errore di proporre ed approvare leggi speciali, il cui risultato è sempre stato (storicamente) quello di porre un “argine” soltanto provvisorio e mai risolutivo al problema.
Un palliativo, pompato da campagne mediatiche ad hoc, per fronteggiare contingenze legate a singoli episodi di violenza.
Un sonnifero per zittire l’allarme sociale che scaturisce, di volta in volta, a seguito della maniacale proposizione di determinati episodi in Tv.
Non è con la repressione che si risolvono i problemi dentro e fuori dagli stadi.
Le leggi speciali non hanno mai apportato alcun miglioramento.

È ormai chiaro il risultato a cui porteranno questi “progetti legislativi”: eliminare la parte scomoda del sistema calcio poco propenso, ormai sopraffatto dal business e dal capitale, a tutelare i tifosi.
Lo stadio, tra l’altro, è oramai diventato una “palestra” per la “sperimentazione di tecniche di ordine pubblico” sempre meno indirizzate alla prevenzione e sempre più manovrate verso comportamenti repressivi da parte delle forze dell’ordine.
È necessario, pertanto, proporre ed attuare nuove forme di proposta e protesta finalizzate a richiedere ed ottenere nuove leggi che tutelino i diritti dei tifosi sempre più sottoposti a forme di sopruso, dettate da un’applicazione discrezionale (ma purtroppo consentita…) della nuova normativa.
Non si chiede l’impunità.
Si chiede che provvedimenti restrittivi della libertà personale e di movimento (diffida), libertà tutelate dalla Costituzione, siano emesse soltanto in presenza di presupposti tassativamente previsti dalla legge e non lasciati alla completa discrezionalità dei Questori.

Si chiede, altresì, che il tifoso che commette reati sia giudicato alla stessa maniera di qualsiasi cittadino italiano e non sulla base di norme speciali, che limitano e differenziano la tutela processuale e personale.
Ecco perché Movimento Ultras decide di proporsi quale soggetto attivo e propulsivo al fine di incidere sulle decisioni future che riguarderanno tutti i tifosi ma anche tutti i cittadini.
Questo perché le leggi speciali vengono applicate solo in determinate circostanze ma possono anche introdurre pericolosi principi che rischiano, sussistendone i presupposti, di diventare leggi ordinarie incidendo, pertanto, sulla libertà personale di tutti.

* Abolizione dell’arresto in flagranza differita
- Chiedere l’abolizione della norma che prevede l’arresto entro 36 ore dai fatti è, e deve essere, un punto fermo dal quale non si può prescindere.
- E’ una norma anticostituzionale (circostanza evidenziata anche in un documento dell’Unione Camere Penali), perché viola i principi basilari della libertà personale ed i limiti posti dall’art. 13 della Costituzione; consente, inoltre, di applicare misure coercitive che vanno al di fuori dei limiti previsti nel Codice di Procedura Penale (art. 274 e art. 280).
- Applicata anche per reati non proporzionati alla gravità del provvedimento e nei confronti di persone il più delle volte assolutamete incensurate che possono trovarsi in galera per reati di lievissima entità e per un singolo episodio di minima entità.
- La sua applicazione indiscriminata ha causato tantissimi errori di persona provocati dalla “necessità temporale” di provvedere all’arresto entro 36 ore e causati da visioni frettolose delle immagini attraverso le quali si vorrebbe focalizzare la flagranza.

* Maggiori possibilità di difesa per gli imputati di reati da stadio.
* Diffida legata ad una condanna, non a semplici provvedimenti preventivi.

- Il controllo del Giudice in sede di convalida della diffida dev’essere un controllo non soltanto di legittimità, ma anche di merito (indizi di colpevolezza, pericolosità sociale, necessità e urgenza ecc.).
- La convalida va estesa, inoltre, anche alle diffide senza obbligo di firma eliminando, conseguentemente, la competenza dei Tribunali amministrativi.
- E’ necessario, inoltre, avere la possibilità di consentire il ricorso avverso la convalida del G.I.P. anche in Appello e non soltanto in Cassazione come previsto dall’attuale normativa. Paradossalmente la diffida con obbligo di firma, sottoposta alla convalida del giudice perché incidente sulla libertà personale, ha un grado di giudizio in meno rispetto alla diffida “normale” che segue la strada del giudizio amministrativo.
- Il Questore può proporre la misura della diffida, ma deve essere sempre il Giudice a determinarla ed a convalidarla, anche nella durata, valutando il quadro indiziario, la gravità del fatto, la personalità dell’individuo e l’assoluta necessità ed urgenza di applicare tale provvedimento.
- In ogni caso sarebbe opportuno applicare il provvedimento di diffida, con o senza firma, soltanto a seguito di una condanna definitiva. Ciò per porre un argine ai sempre più frequenti casi di soggetti che, dopo aver scontato la diffida, vengono assolti.

* Obbligo di firma: limitazione del numero di firme, specie se la partita è in trasferta, e semplificazione delle prassi di firma fuori dal proprio commissariato di riferimento.
- Richiesta di un obbligo più dettagliato delle prescrizioni così come previsto dalla legge. Nonostante, infatti, la normativa preveda, tassativamente ed a pena di nullità, che le prescrizioni debbano essere descritte in maniera chiara e dettagliata, si assiste, sempre più spesso, all’emissione di provvedimenti assolutamente generici che possono dare adito a fraintendimenti soprattutto relativamente al numero di firme da apporre presso le Questure e ad i luoghi inibiti.
- In ogni caso, e comunque, sarebbe opportuno rendere meno vessatorio l’obbligo di presentazione presso gli uffici di polizia, soprattutto quando le squadre giocano in trasferta.
- Altra questione facilmente risolvibile (soprattutto con un po’ di buon senso) è quella che riguarda la possibilità di apporre la firma presso commissariati o caserme diverse da quella di riferimento; normalmente basta avvisare per tempo gli uffici presso i quali ci si presenta solitamente, per conoscere l’ufficio presso il quale ci si può recare la domenica qualora si dovessero avere degli “impegni” fuori sede (es. lavoro, matrimoni, vacanze ecc.)

* Fumogeni e altri oggetti pirotecnici - eliminazione delle nuove sanzioni per introduzione e utilizzo.
- Anche la norma che sanziona con l’arresto (e la conseguente diffida) il semplice possesso di un fumogeno è assolutamente eccessiva e inidonea a risolvere il problema della violenza negli stadi. Il fumogeno è stato da sempre una caratteristica folcloristica appartenente al dna del tifoso. Punire il semplice possesso del fumogeno (tra l’altro solo all’interno e non anche all’esterno degli impianti sportivi) significa, ancora una volta, penalizzare la parte più sana del tifo. Il possesso del fumogeno può essere perseguito esclusivamente quando costituisce pericolo per l’incolumità pubblica, o viene usato in maniera impropria, sia dentro che fuori dallo stadio. Prima dell’introduzione di questa nuova norma la Cassazione aveva già sancito il principio della punibilità o anche della possibilità di sanzionare con la diffida il possesso del fumogeno, solo in caso di un suo uso improprio o pericoloso (lancio).
Del resto il codice penale contiene una norma che punisce il lancio di oggetti pericolosi: non vi è, pertanto, alcuna necessità di introdurre leggi speciali quando basta applicare norme già esistenti.

* Abolizione del divieto di vendita dei biglietti del settore ospiti nel giorno della partita.
* Limitazione e regolamentazione delle identificazioni preventive con supporto fotografico da parte delle autorità prima di partire per trasferta.
* Limitazione delle restrizioni alla libertà di movimento e di transito spesso applicate, sia durante il viaggio, sia allo stadio prima e dopo l’incontro.
* Introduzione di criteri certi che limitino l’arbitrarietà nel controllo del materiale coreografico ed i frequenti sequestri indebiti.
* Diminuzione della militarizzazione degli stadi: presenza più discreta e meno invasiva delle forze dell’ordine in occasione delle partite.
* Reintroduzione dei treni speciali.

- Abolizione del divieto di vendita dei biglietti il giorno della partita per le tifoserie ospiti: la norma, soprattutto nelle categorie inferiori, non ha alcun senso pratico ed in alcuni casi può, addirittura, favorire gli incidenti. Si può, infatti, favorire la creazione, anche spontanea e relativa ad una sola partita, di gruppi “clandestini”. Si possono, inoltre, creare pericolose commistioni tra tifosi di squadre diverse in uno stesso settore (è già accaduto ad es. in Milan-Lecce, Brescia-Palermo di Coppa Italia, Verona-Napoli, Acireale-Catanzaro). La norma, del resto, prevede soltanto il divieto della vendita dei biglietti del settore ospiti il giorno della partita. La Polizia, pertanto, potrebbe, in astratto, rimandare a casa solo coloro che si presentano sotto il settore ospiti senza biglietto (ma, molte volte viene consentito l’ingresso con biglietti di altri settori acquistati in giornata…). Non può (sempre in astratto…) mandare indietro coloro i quali manifestino la volontà di voler assistere all’incontro dalla Tribuna (acquistando regolarmente il biglietto in loco), o da un altro settore. Allo stesso modo, non si può costringere nessuno ad abbandonare la città ospitante se si volesse manifestare la volontà di voler visitare la città come semplici turisti senza assistere alla partita (è già accaduto in Sora-Foggia e in Palermo-Roma di Coppa Italia). In ogni caso ci si renderà conto dell’inutilità della norma quando si tratta di incontri seguiti da poche decine di tifosi ospiti. Come primo passo si potrebbe proporre, ad esempio, di attuare la norma solo in occasioni particolari.
Si fa presente, comunque, che su tale argomento solo impropriamente si parla di norma trattandosi, infatti, di una disposizione del Ministero e non di una legge.

- Abolizione delle partite a porte chiuse, sia come misura preventiva, sia come misura punitiva. Anche tale norma, sul piano pratico si appalesa assolutamente inutile. L’effetto prodotto finora dalla sua applicazione è stato soltanto di risalto a livello mediatico, ma non certamente quello risolutivo o parzialmente risolutivo. L’unico effetto tangibile è stato (o sarà), purtroppo, quello di penalizzare intere tifoserie (in particolare abbonati) che avranno o hanno avuto, magari, la sola colpa di avere uno stadio non a norma di legge e non idoneo (secondo la discrezionalità del Prefetto) all’incontro di turno. Lo stesso principio, e cioè quello della punizione generalizzata, anche quando applicato per sanzionare incidenti o, peggio, cori o striscioni non graditi, manifesta palesemente l’incapacità a dare una soluzione seria e razionale ai problemi, rispondendo con soluzioni ad effetto che penalizzano, è bene ripeterlo, intere tifoserie.

- Pretesa di avere, come interlocutori, funzionari di polizia preparati e competenti in materia di ordine pubblico. Presenza meno invasiva delle forze dell’ordine e quindi diminuzione numerica con conseguente presenza qualitativa. Molte volte, infatti, sorgono diverse “incomprensioni” tra tifoserie e forze dell’ordine dovute non sempre all’esuberanza o all’atteggiamento dei tifosi ma, spesso, anche causate da atteggiamenti poco professionali (intendendo con questo termine anche semplici “prese di posizione”) da parte di alcuni funzionari addetti all’ordine pubblico i quali, specie nelle città di provincia, ritengono spesso che la mediazione dialettica sia meno efficace delle manganellate. È necessario, pertanto, avere come interlocutori personale responsabile, preparato e professionale, vero conoscitore di alcuni meccanismi che in determinate situazioni possono scattare all’interno dei gruppi di tifosi ed agire così in maniera proporzionata evitando, al contempo, reazioni a catena. Conseguenza diretta sarebbe certamente una diminuzione esponenziale degli scontri tra tifosi e polizia che, negli ultimi anni, sono numericamente superiori agli scontri tra tifosi. Altra conseguenza sarebbe una presenza meno invasiva delle forze dell’ordine e, conseguentemente, un atteggiamento differente da parte delle tifoserie nei confronti delle forze dell’ordine stesse. Tale “progetto” potrebbe, in futuro, rendere numericamente inferiore la presenza della polizia negli stadi con conseguente diminuzione dei costi per l’ordine pubblico.

- Introduzione di un codice identificativo sia sulla divisa, che sul casco delle forze dell’ordine, come già avviene in molti altri paesi d’Europa. Anche questa proposta può avere da subito i suoi effetti positivi. Dà maggiore certezza al tifoso (ma, in questo caso la darebbe a qualsiasi cittadino) di trovarsi di fronte un interlocutore “certo” e facilmente identificabile anche in situazioni di caos. Allo stesso tempo, costituirebbe una remora per coloro i quali, sempre più spesso (vedi processi a carico di poliziotti ed inchieste interne in molte questure), commettono abusi senza poter essere individuati (es. “cariche” senza aver ricevuto l’ordine). Sarebbe, del resto, una disposizione che ci allineerebbe con la maggior parte dei paesi europei.

- Reintroduzione dei treni speciali, contrattando con Trenitalia le condizioni e le modalità economiche. Gli episodi di violenza sono aumentati anche da quando si è deciso di abolire i treni speciali. Tale disposizione, tuttavia, ha avuto un’applicazione parziale nel senso che alcune tifoserie riescono comunque ad ottenere dei treni straordinari (es. Milan) mentre altre (es. Reggio Calabria e siciliane) sono riuscite a contrattare dei prezzi standard con Trenitalia. La regola, tuttavia, è quella del divieto. Le conseguenze sono state, tra l’altro, quella di favorire gli “incontri” tra tifoserie in luoghi lontani dagli stadi (specie autogrill) e la frammentazione dei gruppi di tifosi che, viaggiando magari sui treni ordinari, giungono a destinazione con mezzi diversi (auto, bus, treni) rendendo più difficoltosa la gestione dell’ordine pubblico. Ultimamente, anche i sindacati di polizia si sono espressi a favore della reintroduzione dei treni speciali.

- Limitazione alle restrizioni in materia di libertà di movimento applicate durante le trasferte. Questo problema ha causato uno dei maggiori elementi di attrito tra tifosi e forze dell’ordine. I controlli asfissianti operati nel corso delle trasferte nei confronti dei “soliti gruppi” (mentre il resto della tifoseria è libera di viaggiare senza alcuna restrizione) ha incrinato il già difficile rapporto tra le parti in causa. Sempre più spesso, per non dire sistematicamente, i gruppi organizzati vengono sottoposti, sia alla partenza che all’arrivo, a riprese filmate e fotografiche, a continue perquisizioni, a sequestri di materiale coreografico, nonché costretti a rimanere sui mezzi di trasporto senza la possibilità di poter usufruire di fermate all’autogrill anche solo per l’uso dei servizi igienici (stesso discorso se lo spostamento avviene in treno). Tali misure vengono senz’altro vissute in maniera esasperante dai tifosi e, purtroppo, molte volte, tale esasperazione sfocia in episodi di violenza. Di contro il resto della tifoseria, magari migliaia di persone, durante i loro spostamenti non subiscono alcun controllo. Si evidenzia questa circostanza per segnalare che tali modalità possono, anch’esse, favorire gli spostamenti di gruppi “clandestini” che non intendono ulteriormente sottoporsi a tale tipo di vessazioni. La soluzione del problema, con indicazioni precise e meno oppressive sulle misure da adottare in questi casi, sarebbe anche una buona occasione per “rasserenare gli animi” da entrambe le parti.

- Stesse modalità, andrebbero operate, con direttive più precise da parte del Ministero, anche nell’indicazione dei criteri da adottare durante i controlli dell’introduzione del materiale coreografico. Anche in questo caso si assiste molto spesso a sequestri assolutamente arbitrari (eclatante il caso di Livorno dove sono state sequestrate delle cassette che servivano per la raccolta di fondi in favore di una ragazza gravemente malata), che hanno come unico risultato quello di esacerbare gli animi e, anche in questo caso, di peggiorare i rapporti tra le tifoserie e le locali questure.

* Introduzione di misure di carattere sociale oltre a quelle repressive: es. mediazione del conflitto, dialogo/comunicazione tra mondo istituzionale e tifo organizzato non solo repressione.
- Sensibilizzazione anche dell’opinione pubblica sul discorso preventivo perché si parli sempre più di prevenzione e non di repressione. Da tutto quanto sopra illustrato, appare chiara l’esigenza di operare sempre più politiche preventive che coinvolgano tutta l’opinione pubblica (quella sportiva in particolare) attraverso nuove forme di dialogo e comunicazione tra le parti sociali in causa, nonché tra parti sociali e mondo istituzionale sempre più distante da problematiche quali quelle della “vita da stadio” (per una volta ci si consenta di eliminare il termine violenza negli stadi, sempre più strumentalizzato).

* Modifiche strutturali agli impianti, incrementando la sicurezza e la comodità agli ingressi ad esempio, fornendo di bagni per tutti i settori ospiti, introducendo separazioni meno mortificanti tra i settori (gabbie), eliminando i fossati.
* Opposizione ai biglietti nominativi ed ai posti a sedere per i settori popolari degli stadi.
* Apertura all’introduzione degli stewards all’interno degli stadi, ma come maschere e accompagnatori, non con compiti di polizia.

- Verifica delle strutture degli impianti sportivi soprattutto nelle categorie minori, dove in alcuni casi non sono applicate le più basilari norme di sicurezza. Anziché concepire nuovi stadi sempre più a misura di business e sempre meno a misura di tifoso, occorrerebbe mettere in sicurezza (anche minima) gli impianti già esistenti. Se, infatti, nelle grandi città, o comunque in città dove ciò è possibile, si è risolto o si pensa di risolvere il problema attraverso la costruzione di nuovi impianti, magari dotati di centro commerciale (e quindi dotati di moderni sistemi di sicurezza…), la maggior parte degli stadi italiani, quelli delle categorie minori e/o dilettantistiche, continuano ad essere pericolosi. Non bisogna aspettare la tragedia di turno per porsi il problema…
- È necessario, pertanto ed a breve, investire per la creazione di strutture più sicure. Intanto:
1. abolire i fossati e le recinzioni con punte metalliche e/o filo spinato, perché inutili e pericolose;
2. modificare strutturalmente i settori ospiti, per renderli più vivibili (abolizione delle gabbie e disponibilità di bagni e di servizi di ristoro);
3. creare uscite di sicurezza funzionanti e funzionali;
sono misure primarie da attuare immediatamente per avere stadi ad un livelli minimo di sicurezza.
- Contrari all’utilizzo di stewards, all’interno delle curve, specie se con compiti di polizia. Di fatto, è anche vero che in molte strutture specialmente del nord italia gli stewards sono una realtà. Tuttavia si segnala il “pericolo” per alcune situazioni spiacevoli che potrebbero verificarsi qualora venissero utilizzati con funzioni di polizia o di scorta alle tifoserie ospiti. Inoltre, in alcune realtà (specialmente del sud italia) la gestione di un servizio stewards potrebbe essere utilizzato assumendo elementi della delinquenza locale (e, ad esempio, come è già successo, essere utilizzati per “avvicinare le tifoserie in caso di contestazioni alle società…). Per questi motivi si esprime un parere sostanzialmente contrario all’introduzione di tale servizio.
- Contrari ai biglietti nominativi ed ai posti a sedere per i settori popolari degli stadi. Tale misura non serve a dare maggiore sicurezza agli impianti e favorisce, anzi, la disgregazione dei gruppi e lo spontaneismo tipico delle curve. Impedirebbe, ad esempio a tante compagnie di amici di ritrovarsi nello stesso settore. Ha una funzione altamente desocializzante perché costringerebbe tutti i tifosi a stare seduti nel posto loro assegnato addirittura nominativamente (in caso di scontri in quel settore spostarsi dal posto assegnato, magari per darsi alla fuga, significherebbe automaticamente essere indagati?).

* Creazione di un coordinamento legale nazionale
- Creazione di una lista di avvocati a disposizione di Movimento Ultras su tutto il territorio, in modo da poter intervenire sulle immediate necessità in merito ad arresti, ma anche per consulenza (assolutamente gratuita!) sulle singole situazioni personali. Al momento esiste la disponibilità dei seguenti avvocati: Giovanni Adami del Foro di Udine (347-7146292), Francesca Curi del Foro di Bologna, Alessio Spadafora del Foro di Catanzaro (339-2266406, 0961-794622).

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