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Sistema calcio e pay-tv

12 - 06 - 2004

- INTRODUZIONE REGOLE UEFA E ORGANI DI CONTROLLO SUI BILANCI IN ATTIVO

Ci riferiamo al patentino UEFA, che dovrebbe essere introdotto da giugno 2004 per le società impegnate nelle coppe europee, ma che auspichiamo venga introdotto anche nel campionato italiano dalla prossima stagione. Esplicito riferimento viene fatto all’art. 52bis delle norme federali (NOIF), che induce l’obbligo, ma solamente per le società di serie A. Chiediamo che tali parametri vengano estesi anche alle categorie inferiori professionistiche.
Le società dovranno rispettare un criterio generale: non avere debiti: con i propri dipendenti, inclusi oneri sociali e previdenziali; con altri club (anche stranieri) dovuti alle spese di mercato; con il fisco (attualmente oltre 500 milioni di euro). I bilanci dovranno essere certificati tramite due commissioni di licenze entro il 31 maggio quando la FIGC invierà all’UEFA la lista delle società che hanno ottenuto la licenza. Chiediamo però che le commissioni godano di un reale potere di indagine, finora inesistente. Pubblichiamo uno schema riassuntivo dei debiti che le società di serie A hanno contratto nelle ultime due stagioni agonistiche (i dati sono in mln di euro).

Per ovviare al problema degli “aggiustamenti” del bilancio attraverso gonfiati ammortamenti da cessione, consideriamo fondante l’eliminazione di tale voce dai bilanci societari e auspichiamo la creazione di un organo autonomo (come viene dettagliatamente spiegato nel paragrafo riguardante l’autonomia Co.Vi.Soc) che possa indagare sulle plusvalenze dei giocatori e le intese tra le società e gli sponsor e le tv.

- RAPPORTO FATTURATO/COSTO DEL LAVORO ATTORNO AL 50%

Riportiamo qui una tabella pubblicata il 18/07/2002 sul “Sole 24 ore” riguardante l’incidenza degli stipendi sul fatturato lordo delle società di serie A e B nella stagione 2000/2001.

Nessuna squadra fatturava il doppio di quanto pagava per gli stipendi, 5 squadre addirittura spendevano più di quanto guadagnato.
Anche se è in atto un generale ridimensionamento degli stipendi (si parla del 10% sul totale della serie A), che è sicuramente la strada da seguire per evitare la bancarotta, è necessario che si verifichi un’inversione di tendenza rapida e globale.

- RIAPPLICAZIONE DELLA NORMA RIGUARDANTE LA PERCENTUALE DEL FATTURATO DESTINATO AL SETTORE GIOVANILE

Questa norma è stata modificata dall’articolo 4 legge del 586/96 con la seguente disposizione: “L’atto costitutivo deve prevedere che una quota parte degli utili, non inferiore al 10%, sia destinata a scuole giovanili di addestramento e formazione tecnico-sportiva”.
Non chiediamo che il pianeta calcio segua solo scopi ludico-sportivi, nemmeno che venga reintrodotto l’articolo 10 della legge del 1981, dove si prevedeva il totale reinvestimento degli utili, certo però una cifra del 10% come quella attuale è sicuramente improponibile.

- CREAZIONE DI UNA NORMA CHE DESTINI UNA PARTE DEGLI INCASSI AD ATTIVITÀ VOLTE A SVILUPPARE UN LEGAME TRA LA SQUADRA E LA CITTA’ E TRA CITTA’ E TIFOSI O ALLA LOTTA AL DOPING ED ALLA RICERCA SULLE MALATTIE AD ESSO COLLEGATE (MORBO DI GEHRIG)

Premesso che non esiste ancora ufficialmente alcuna connessione tra doping e SLA (conosciuta anche come morbo di Gehrig), si ritiene però che i 34 casi riscontrati fino ad oggi tra ex calciatori professionisti esprimano un dato troppo alto, se si pensa che in base all’incidenza sulla popolazione in generale dovrebbe attestarsi per i calciatori ad una media di 0.3 casi, cioè praticamente nessuno (Fonte “Panorama” del 16/02/2004 con riferimento Ansa).

- INTRODUZIONE DEL CONTRATTO COLLETTIVO PER LA PAY TV E RIDEFINIZIONE DELLA MUTUALITA’

Attualmente la soggettività della contrattazione dei diritti televisivi per le società professionistiche è garantita da una legge dell’antitrust, che nel 1999 diede ragione a Sensi, Presidente della Roma, che fu il primo a contrattare soggettivamente i diritti della propria squadra, imitato poco dopo da tutti gli altri. Noi chiediamo la revoca di questo decreto e proponiamo l’introduzione del merito sportivo nella ripartizione delle entrate della PAY-TV, come avviene per la Champions League, cioè una gestione centralizzata dei diritti tv e una remunerazione proporzionale al risultato della partita giocata sul campo.
Oggi in serie A si adotta in pratica un criterio economico tramite una gestione individuale dei contratti televisivi, criterio che permette ai grandi club di accaparrarsi la maggior parte dei diritti televisivi (4 club coprono oltre il 50 %) mentre le piccole squadre sono costrette ad accontentarsi di un 25 %. Questo criterio, rispondendo a criteri puramente economici, non permette di premiare chi magari sul campo ottenga dei risultati importanti. Questo porta le piccole squadre a partire sempre con un handicap di partenza, handicap che non potrai mai essere colmato.
In Inghilterra si è optato per una distribuzione dei diritti tv che si avvicina di più al criterio sportivo. Si applica una quota fissa uguale per tutti e 20 i club (il 47%), una quota connessa allo stadio (26,5%) e una quota di premio di merito (26,5). Questo porta alla seguente suddivisione: le prime quattro squadre si accaparrano il 27,6% (non il 52% come in Italia), le tre successive il 17% (non il 23%) e le restanti il 55% (non il 24% della serie A).
Visto il futuro ridimensionamento dei diritti televisivi diventerà importante saper scegliere il criterio di ripartizione per due motivi principali: garantire un equilibrio economico e riportare un buon livello di qualità nelle competizioni calcistiche. Si deve trovare una soluzione di compromesso che garantisca una buona base a tutti. Uno squilibrio come quello della attuale serie A non è più ammissibile perché le piccole squadre devono poter essere competitive per il bene di tutto il sistema calcio. Le grandi squadre debbono rendersi conto che da sole non creano nulla. Il divario creatosi tra i grandi club e le piccole squadre è pericoloso e la mutualità prevista ora non porta da nessuna parte, se non al fallimento dei piccoli club, che per stare al passo delle grandi squadre passano pericolosamente il limite.
Purtroppo tre club (non a caso quelli con più seguito) hanno da poche settimane rinnovato il contratto soggettivamente. Questo probabilmente aiuterà i tre club ad ambire a prestigiosi traguardi internazionali, ma sicuramente creerà disparità ancora maggiori nel campionato nazionale, rendendolo sicuramente ancora meno interessante e competitivo.
Da segnalare il palese conflitto di interessi che si è creato per Galliani: amministratore delegato del Milan e nel contempo presidente di turno della Lega Calcio, e per Tronchetti Provera: manager dell’Inter e detentore del 30% del pacchetto azionario Sky.

Premesso che un buon funzionamento del sistema calcio professionistico di serie A e B implica di riflesso una migliore gestione e valorizzazione delle categorie inferiori, di importanza vitale risulta però ugualmente la mutualità verso queste categorie. Proposte:
- obbligo, per una società di serie A e B, di effettuare una amichevole settimanale (quando non impegnata in turni infrasettimanali) gratuitamente con una società di categoria inferiore;
- parte della tassa della “Lodo Petrucci” dovrà essere riservata alle categorie inferiori e non solo al fondo di garanzia dei calciatori (cassintegrati o disoccupati);
- agevolazioni per prestiti di calciatori dalle società ad altre di categorie inferiori;
- maggiore rilevanza mediatica dei campionati inferiori, attraverso una sensibilizzazione delle televisioni pubbliche con servizi e approfondimenti sugli avvenimenti;

CAMBIAMO LE REGOLE

- AUTONOMIA REALE E DIVISIONE DEI RUOLI

Relegata in un angolo e privata dei suoi poteri di controllo più incisivi, alla Covisoc è rimasto il compito di sorvegliare la gestione economico-finanziaria delle società di calcio professionistiche, al fine di garantire il regolare svolgimento dei campionati (art. 80 norme federali NOIF).
Le verifiche periodiche vengono svolte sulla base dei bilanci annuali e delle relazioni trimestrali presentate dai club. L’efficacia dei controlli dipende però dalla loro tempestività. Serve a poco accertare casi di dissesto, quando il processo di rovina è già iniziato.
Le società di calcio sono obbligate a consegnare i bilanci alla Covisoc, ma solo entro un mese dall’approvazione. Le società di calcio chiudono i loro conti annuali alla fine di giugno, le assemblee per l’approvazione possono essere convocate entro i tre mesi successivi, con la possibilità di sforare anche di trenta giorni.
Quindi facendo un po’ di calcoli i bilanci alla Covisoc possono arrivare anche a novembre. Oltretutto una volta ricevuti i bilanci la commissione di vigilanza non ha nessun potere di indagine ulteriore. Deve accettare i dati che le vengono presentati.
C’è da considerare che l’articolo 4 del Regolamento della Lega calcio imponeva invece ai club la presentazione di un preventivo di gestione all’atto dell’iscrizione al campionato. Questa norma poteva servire da argine, anche se debole, alle acrobazie finanziarie dei presidenti. Anche questi controlli sono stati cancellati.
L’esame dei conti ha un solo scopo: verificare il rispetto del parametro di uno a tre tra debiti e ricavi delle squadre: anche questo si vorrebbe cancellare, su pressione soprattutto dei club minori. Le norme federali affermano che possono iscriversi al campionato solo i club che ogni anno incassano il triplo di quanto devono alle banche e ad altri creditori. Ed è proprio la Covisoc che, attraverso l’esame di bilanci e relazioni trimestrali, dovrebbe vigilare sul rispetto di questa regola.
Nel caso in cui una squadra non rispetti questi parametri deve trovare nuove risorse finanziarie entro il luglio precedente l’inizio di campionato. Puntualmente ogni anno tra giugno e luglio c’è sempre qualche squadra che non rispetta i parametri sopra citati e alla fine tutto si aggiusta, quasi sempre grazie con un aumento di capitale, che però non avviene immediatamente. A garanzia del futuro aumento c’è sempre una fideiussione, o da parte del presidente stesso (impegnando quindi il suo capitale personale), o da parte di una banca, o di una compagnia di assicurazione che si impegna a garantire per la squadra fino a quando l’aumento di capitale non sarà effettivamente portato a termine.
Con questa manovra una società di calcio può iniziare tranquillamente il campionato pur non rispettando i criteri richiesti, a testimonianza del fatto che le poche regole esistenti vengono sempre in qualche modo raggirate.
La federazione avrebbe anche altri strumenti come quello di mettere sotto tutela i club con i bilanci in bilico, cioè la possibilità di inserire una squadra in difficoltà economiche nella cosiddetta fascia B. Questo comporta che la squadra è obbligata a concludere la campagna trasferimenti con un saldo non negativo.
Ma anche qui si possono effettuare delle manovre che consentono di evitare la fascia B. E’ sufficiente infatti che due presidenti si mettano d’accordo tra di loro per uno scambio di giocatori così da creare la plusvalenza, che riporta la squadra entro i limiti imposti dalla commissione di vigilanza.
Questo può accadere perché non esistono parametri oggettivi per determinare il valore di un calciatore, di conseguenza il prezzo di un cartellino può essere creato ad hoc per ottenere la plusvalenza necessaria. Per questo crediamo che la Covisoc dovrebbe indagare sui questi comportamenti illeciti in modo capillare, fermando e cancellando i trasferimenti che hanno questi scopi.
Chiediamo quindi un reale potere di indagine della Co.Vi.Soc, non un semplice potere propositivo, che deve essere successivamente attuato dalla federazione (sempre art. 80 NOIF); deve essere quindi autonoma e slegata da tutti i gruppi di interesse del mondo del calcio, quindi un emendamento all’articolo 81 comma 2 delle norme federali che preveda non una proposta, bensì un tangibile potere sanzionatorio dell’organizzazione stessa. Autonomia e indipendenza anche per gli arbitri, che devono inoltre essere riconosciuti come professionisti. Gli stessi principi devono ispirare anche l’organizzazione del controllo antidoping, che deve essere continuamente aggiornato, autonomo ed effettuare controlli a sorpresa anche nei periodi di pausa del campionato anche attraverso controlli incrociati sangue-urine.

- NON CAMBIARE REGOLE IN CORSO

Nel D.L. 485 del 20 settembre 1996, conosciuto come “decreto spalmaperdite”, le società appartenenti a Federazioni Sportive, che abbiano introdotto nei rispettivi ordinamenti il settore professionistico in epoca successiva alla data di entrata in vigore della presente legge, oltre che avvalersi della facoltà prevista dal 2° comma, possono provvedere ad un ammortamento delle immobilizzazioni, iscritte in sede di trasformazione, o di prima applicazione del vincolo di cui al primo comma, entro un periodo non superiore a 3 anni, a decorrere dalla data del 15 maggio 1996.
Così si è voluto risolvere in modo non drastico il problema derivante dalla mancata contabilizzazione di una componente attiva di natura creditoria, nei bilanci relativi alla gestione 1995/1996, consentendo non solo l’iscrizione del credito relativo ai giocatori con contratto in scadenza al 30 giugno 1996, ma anche di quello relativo agli altri giocatori, con il solo obbligo dell’ammortamento in tre anni dal 15 maggio 1996. Nell’estate del 2003 è stato introdotto il “decreto spalmedebiti”, al quale molte società di calcio hanno attinto, che prolunga il termine di ammortamento a 10 anni, quindi in tempi superiori rispetto ai contratti dei calciatori comprati e stipendiati, creando una irregolarità economica o, per dirla con le parole della stessa Commissione Europea, un illecito aiuto di Stato (oltre che una palese violazione delle regole contabili).

Recentemente è stato approvato dal Consiglio Federale anche il principio della normativa denominata “Lodo-Petrucci”, che dovrà poi essere inserita come emendamento all’art. 52 delle norme federali. Alcuni aspetti di questa norma sono positivi: l’introduzione del piano finanziario Uefa (anche se solo dalla stagione 2006/2007) e la nomina di una super-covisoc (anche se sarebbe meglio venisse riconosciuta come autonoma e slegata dalla federazione). Indispensabile escludere società di intermediazione finanziaria a garanzia dell’iscrizione al campionato, come anche l’introduzione di un rapporto 0.08 di P-A (patrimonio netto - valore dei calciatori). Nutriamo forti perplessità riguardo alla scelta di retrocedere di una sola categoria la società colta in fallimento cambiando solo il nome ma mantenendo il titolo sportivo obbligando la società con la denominazione originale a ripartire dalla terza categoria. Auspichiamo invece pene molto più severe e procedimenti giudiziari fino a giungere ad un esclusione totale dall’amministrazione di società sportive per gli azionisti e amministratori coinvolti nel fallimento, anche con quote poco rilevanti e una retrocessione di categoria. Ben venga la tassa straordinaria per la reintroduzione della società nelle categorie inferiori, ma questa deve essere uguale per tutti e non deve creare disparità riconducibili al passato sportivo.

ATTENZIONE: La Lodo-Petrucci è STATA APPROVATA IL 14 MAGGIO…
RIPOSTRIAMO IL TESTO COMPLETO:

     E’ stato definito oggi dal consiglio della Figc il lodo Petrucci. Ecco cosa prevede nel dettaglio la nuova norma:

- Una società che costituisce "espressione della tradizione sportiva italiana" con una continuativa partecipazione ai campionati professionistici di serie A, B, C1 e C2 negli ultimi dieci anni o una partecipazione per almeno 25 anni nel calcio professionistico, "sentito il sindaco della città interessata", la Figc può riattribuire in caso di mancata ammissione al campionato il titolo sportivo, ma di una categoria inferiore rispetto a quello di pertinenza. La nuova società ha sede nella stessa città, e deve fornire garanzie di solidità economica.

- Al capitale della nuova società non possono partecipare, neppure per interposta persona, soggetti che nel club non ammesso abbiano ricoperto cariche sociali o detenuto partecipazioni superiori al 2% del capitale totale, nè soggetti che siano legati da vincoli di parentela entro il quarto grado con gli stessi. Le nuove società che violino questa limitazione, non vengono ammesse se l’illecito è accertato prima del via del campionato, o penalizzate se accertato a torneo in corso.

- La società che aspira ad acquisire il nuovo titolo deve presentare la richiesta alla Figc entro due giorni dalla pubblicazione del provvedimento di non ammissione al campionato professionistico dell’altra società. Prevista anche una tassa straordinaria di iscrizione destinata al fondo di garanzia per calciatori e allenatori. Per quanto riguarda la non ammissione al campionato di serie C2, la Figc può attribuire il titolo sportivo di eccellenza all’altra società subentrante.

- I club non ammessi ai campionati di serie A, B, C1 e C2, il cui titolo sportivo può essere riattribuito, in caso di mancata iscrizione possono ricominciare dal campionato di terza categoria.

(Fonte: Agenzia Ansa)

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