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Calcio e divieti. La passione non si compra al mercato

08 - 03 - 2010

L'articolo che segue, del 5 marzo 2010 a firma Fabio Gennari, è stato tratto da Bergamosera.com.

La passione non si compra al mercato. Avanti così, la gente si stufa

BERGAMO — Qui non c'entra la sicurezza. Non c'è nessun "alto rischio". Nessuna reale motivazione di carattere strettamente preventivo. Secondo il mio modesto parere, l'ultimo provvedimento adottato dal Casms, il divieto imposto ai bergamaschi di recarsi a Parma, è inconcepibile.
A qualcuno sembreranno termini forti, ma basta conoscere e valutare i fatti per capire che non è così. Ai "terribili" sostenitori dell'Atalanta è stato permesso di andare a Milano solo sette giorni fa. Sette, non duecento.
Sette come le ore lasciate per l'acquisto dei biglietti venerdì scorso. Tanto per tenere lontani i possibili disagi in banca, mica al mercato della Malpensata, permettendo a tutti di raggiungere la Scala del calcio. Certo, che ridete? A tutti. Compresi quelli impegnati fuori per lavoro o per studio. Vuoi che non abbiano un cellulare di ultima generazione con la stampante integrata per fare una delega, firmarla, scannerizzarla e mandarla ad un amico?
Oggi lo stesso organo che, a quanto pare, ratifica le indicazioni che arrivano dall'Osservatorio, ha detto no. Mandare i bergamaschi a Parma è pericoloso. Come lo era mandarli a Bari, a Verona con il Chievo, a Livorno, a Bologna, a Udine. Tralasciamo Roma con la Lazio e Catania perché una di motivazione, in quel caso, si può trovare.
Ora, sorgono spontanee alcune domande. A Milano non è successo niente di particolare con i sostenitori rossoneri. Niente. Quindi perché la stessa tifoseria che aveva tenuto un buon comportamento prima, adesso è ritenuta pericolosa? Se i tifosi dell'Atalanta sono così pericolosi, come mai agli ospiti viene praticamente sempre concesso di salire a Bergamo? Logica vorrebbe che, siccome quelli dell'Atalanta è meglio fermarli per evitare disordini, a campi invertiti valga la stessa decisione.
E invece no. I tifosi del Parma sono venuti a Bergamo, quelli del Bari pure, quelli del Chievo anche. E domenica a Bergamo arriveranno i tifosi dell'Udinese. La situazione, perdonateci, non è logica. Non c'è nessuno che può trovare un motivo reale di sicurezza davanti ad un disegno simile.
Allarghiamo il discorso. Parma-Atalanta, viene giudicata ad alto rischio al pari di Fiorentina - Juventus, a rischio. Per chi non conosce bene la materia, è come definire più difficili i rapporti tra Svizzera e Austria rispetto a quelli tra Iraq e Stati Uniti. In realtà Parma, così come quasi tutte le trasferte finora bloccate, è sempre stata una bella occasione per stare vicini alla Dea. Tutti. Famiglie, ultras, papà con i loro bambini.
E dire che l'anno scorso a Verona c'era un cancello aperto per migliaia di persone, nessuno scontro con i tifosi di casa ma tanto nervosismo. E poche settimane fa dopo l'1-0 al Bari, uscendo dalla tribuna stampa mi sono ritrovato in mezzo ad un fiume di sostenitori biancorossi che si muovevano verso le macchine indisturbati. Insomma, bergamaschi, rassegnatevi. L'aria che tira non promette niente di buono e da qui a fine stagione, a meno di clamorosi ribaltoni, vedrete l'Atalanta solo al Comunale. Juventus, Inter, Roma e Napoli: quante possibilità reali ci sono di andarci? Non prendiamoci in giro, pochissime.
Chiudo con un altro paio di domande. Ma i membri di queste commissioni, coloro che dietro a una scrivania decidono la sorte della domenica pallonara di migliaia di persone, sono mai entrati in uno stadio? Hanno mai respirato il profumo dell'erba? Con queste decisioni, vengon lasciati fuori tutti. Giovani e meno giovani. Ultras e semplici appassionati. Sicuri che quando deciderete di riaprire i cancelli ci sarà ancora qualcuno che avrà voglia di entrare?

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