Vita di Curva

2004/05

Orgogliosi d'essere del PARMA

19 - 05 - 2005

Il primo striscione di questa stagione, esposto dal Gruppo in occasione dell’amichevole contro il Trentino Calcio, recitava: “Siete del PARMA, siatene orgogliosi”. Quel messaggio lo riproponiamo oggi.
Sappiamo bene che nel mondo del calcio c’è sempre meno spazio per i sentimenti, sacrificati in nome del denaro. Nonostante questo, c’è impossibile credere che i nostri portacolori siano insensibili alle emozioni che li circondano, forse anche perché, al contrario d’altri, noi li consideriamo innanzitutto uomini. A quegli uomini avevamo chiesto d’essere orgogliosi di rappresentare la nostra città e glielo chiediamo nuovamente oggi, all’approssimarsi di una sfida che deciderà del nostro futuro. Glielo chiediamo perché sul campo del Tardini non dovranno scendere semplici giocatori ma Crociati, consapevoli di reggere le sorti d'una Comunità.
Perché essere orgogliosi di militare nel PARMA?
Chi indossa la Maglia della nostra città non ha mai 70 o 80 mila persone che lo incitano, non siamo mai stati particolarmente considerati dai media nazionali (neppure quando vincevamo trofei su trofei), i nostri tifosi sono prevalentemente concentrati sul territorio parmigiano e al dì d’oggi viviamo una situazione societaria alquanto nebulosa, che non ci permette di guardare avanti con particolare tranquillità. Ma questa prima analisi, seppur corretta, è molto superficiale. Al di là delle fredde statistiche, di calcoli matematici e conteggi economici, la nostra Comunità, e quindi la nostra tifoseria, ha talune peculiarità che ammaliano chi è capace di scorgerle. Forse è anche per questo che molti Crociati hanno deciso di continuare a vivere qui, in mezzo a noi, seppur abbiano altrove le loro origini.
PARMA non è superficiale, quindi: accorta nell’aprire il cuore. La sua non è certo freddezza, solo un diverso modo d’amare, sicuramente più profondo e genuino. PARMA non cerca la scappatella di una sera, ma un rapporto leale e sincero. PARMA non corre ad osannare il primo venuto, ma cerca di conoscerlo, così come non è facile preda dell’ira, sempre ragionevole e comprensiva.
Tanti giocatori hanno vestito la Casacca della nostra città. Alcuni erano campioni, altri no. Indipendentemente dal loro nome, dal numero di reti siglate, di contrasti vinti o di parate fatte, PARMA li ha sempre considerati uomini, prima che giocatori. PARMA non si ferma all’apparenza, ma va oltre, senza farsi distrarre dal talento di qualche fortunato o dalle difficoltà di un novizio. Ed è per questo che, ancor oggi, il nome di Massimo Barbuti, che fuoriclasse non era, è ancora nel cuore della Nord, della città e dei BOYS. Certo, ci regalò grandi gol, ma fu grazie al suo carattere di uomo, alla sua disponibilità, alla sua lealtà, al suo impegno e alla sua grinta, che riuscì a far innamorare PARMA. Un amore sopravvissuto prima al distacco e poi all’inesorabile trascorrere del tempo. I sentimenti di PARMA sono durevoli.
Solo qui, da noi, dopo un’immediata eliminazione alla nostra prima partecipazione in UEFA, poteva organizzarsi un’originalissima “Festa di Squalificazione”. Solo noi potevamo, dopo una sconfitta a San Siro che c’impedì di fatto l’accesso alla Champions League, continuare a cantare per quaranta minuti in uno stadio ormai deserto, fino a richiamare i nostri portacolori in campo. Solo qui, da noi, con il PARMA in fondo alla classifica, reduce dall’ennesima sconfitta, poteva accadere che una folla si riunisse intorno alla squadra, accompagnandola fino allo stadio tra cori d’incitamento. Questa è PARMA, quella Comunità di cui vestite la Maglia. Potete esserne orgogliosi.