Finalmente il Parma è tornato alla vittoria! I Crociati hanno conquistato tre punti importantissimi, soprattutto per classifica e morale, contro una diretta concorrente per la corsa salvezza, il Catania. Una vittoria che, forse, è l’unica nota positiva dell’ultima settimana, terminata con l’anticipo di sabato alle 18, in un Tardini non molto popolato, contro gli etnei. Venivano dalla bruttissima sconfitta di Brescia e tutto l’ambiente non era certo dei più tranquilli con molta gente con già 2 cori in testa (“Marino vattene” e “Fuori le palle”) e le dita pronte per fischiare.
Martedì in riunione avevamo deciso di fare uno striscione con più significati, con l’obiettivo di caricare l’ambiente, ribadire che il nostro obbiettivo è la salvezza (cosa non fatta dalla Società ques’estate) e che per raggiungere questo obbiettivo ci vuole umiltà, oltre che lavoro ed impegno. Lo striscione era “Società, squadra e tifosi: ritrovare l’umiltà per restare in Serie A” (sulla Gazzetta di domenica, causa una piega vicino ad un’asta sembra esserci un errore grammaticale, la mancanza della “i” in Società). Il Presidente Ghirardi in settimana ha fatto la stessa cosa, riferendosi però solo all’ambiente che circonda la squadra, noi abbiamo voluto metterli in un ordine non casuale ma di responsabilità: Società, squadra e tifosi. Il Parma, ovviamente e giustamente sotto pressione, ci ha messo del suo con un’altra brutta partita, salvata solo dal risultato. Risultato che comunque nel calcio è quello che conta: se giocando come abbiamo giocato avessimo vinto con Cagliari e Brescia, sicuramente, molti fischi e molte critiche sarebbero rimaste nel cassetto. Ma coi “se” e con i “ma” si va poco lontano. Ognuno è libero di fare quello che vuole, soprattutto un tifoso che paga per vedere la partita e può giudicare ed esternare il gradimento dello spettacolo. Quest’ultima è una sacrosanta verità, non ci piove, anche se a noi piace vederla un po’ meno razionale e più romantica, diciamo, noi non viviamo lo stadio come il teatro ma in maniera più viscerale, cerchiamo di fare il bene del Parma e di danneggiare il meno possibile la squadra. Scegliere come fare il bene del Parma non è mai facile, quando servono anche fischi e contestazioni possono dare la scossa, possono portare a cambiamenti di rotta, e negli anni anche noi siamo ricorsi a tali comportamenti anche se sempre e comunque come estremo rimedio. A Brescia il nostro “Fuori le palle” è stata una scelta impulsiva quanto giustificabile dal contesto, col Catania abbiamo scelto il sostegno a chi è sceso in campo, dal primo minuto al novantesimo. I fischi a fine primo tempo a nostro giudizio ci stanno un po’ poco, ma non perché immeritati (anzi), ma perché poco utili. A noi piace ricordarci come quando, mentre la maggior parte del pubblico lo fischiava appena preso palla, una minoranza continuava a sostenere ed appoggiare in maniere incondizionata un giovanissimo attaccante dal nome…Hernan Crespo! E tutti sappiamo cos’è diventato Crespo per Parma e per il Parma. Come dicevamo prima, ognuno deve ragionare con la propria testa, ed è giusto così. Fino a quando c’era il megafono riuscivamo a gestire la curva in queste situazioni, a dare la carica, a risvegliare un briciolo di entusiasmo, a convincere che era meglio un coro di sostegno durante la gara che un fischio, ora si fa molta più fatica, e a rimetterci maggiormente è il tifo. Il lumicino di chi sostiene il Parma è sempre più tenue, aleggia in casa una sensazione di sfiducia generale. Il momento non aiuta, Marino sta faticando non poco, ma bisogna assolutamente evitare spaccature, o il “mondo Parma” si sbriciola. Spaccature fra chi canta e chi fischia, spaccature fra Società, tifosi e città, spaccature fra tifosi e giocatori. Ci vuole un profilo basso, capire come ragiona Parma e i parmigiani, quali sono gli atteggiamenti che piacciono e che servono e quali quelli da evitare, e agire di conseguenza. Ricucire, ricostruire un rapporto e trovare un giusto equilibrio, un giusto feeling. Per esempio, non venire sotto la curva a fine partita, richiamati da chi non ha fischiato ma sostenuto, è stato un errore da parte dei giocatori, un gesto che può passare come una ripicca per i fischi ricevuti. Chi lavora nel mondo del calcio, dal campo, alla panchina, agli uffici deve accettare le critiche e assumersi le proprie responsabilità, fa parte del mestiere. La nostra intenzione era solo quella di cantare “Noi vogliamo restare in Serie A”, un coro che crediamo possa fare meglio di mille fischi e mille chiacchiere.
BOYS PARMA 1977
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