Tifo e TV: amore finito? Ecco cosa accade dietro le quinte del calcio italiano PDF Stampa E-mail
Venerdì 18 Marzo 2016 12:27

Si torna a parlare di Infront, il colosso che gestisce i diritti televisivi del pallone nel “Bel Paese”, anche se di bello, questa vicenda, ne ha ben poco. Bogarelli, Ciocchetti e Locatelli: il triumvirato che da dietro le quinte tira le fila del calcio italiano.

 

 

Noi questi individui li conosciamo bene, o meglio, sappiamo che da sempre la società da loro capitanata si muove in una zona d’ombra al limite della legalità (per non dire al di fuori), e queste pubblicazioni dell’ Espresso non fanno altro che corroborare la nostra tesi. Emerge infatti, dalle analisi delle voluntary disclosure presentate all’ Agenzia delle entrate nella fine del 2015, che i tre si siano scambiati consulenze per decine di milioni di euro, e guarda caso tutti e tre erano clienti della ticinese Tax And Finance, il di cui proprietario Baroni Andrea venne arrestato il nove di ottobre per riciclaggio. I dettagli di questo ginepraio societario sono spiegati in maniera dettagliata negli articoli sotto riportati, ma quello che ci preme sottolineare è altro. L’inchiesta che ha colpito la holding ha mosso le acque nel calcio italiano, tant’ è che guarda caso alcune società (tra cui il Milan) stanno tentando di tagliare i legami con Infront, sebbene comunque i magistrati siano in difficoltà nel venire a capo dell’intricata faccenda. Per ora, l’unica strada percorribile per portare allo scoperto il marcio del sistema è quella della corruzione e turbativa d’asta, dove si torna a parlare ancora una volta del mascheramento della situazione finanziaria del Genoa in cui Infront avrebbe staccato un assegno di 15 milioni (con coinvolgimento di Preziosi), e del Bari (con Lotito, guarda caso, e l’arbitro Paparesta). In questo senso, la tesi sostenuta dai magistrati è che la Lega Calcio sarebbe un ente privato di pubblico rilievo e quindi punibile per corruzione, mentre i presidenti che la compongono (ovviamente), la ritengono un ente privato. A valle di tutto questo c’è il solito dubbio amletico, del quale già conosciamo la risposta: di chi è il calcio italiano? Dei tifosi o dei privati? In Italia, è dei privati, senza dubbio alcuno. L’articolo proposto da Repubblica Sport mette in evidenza il calo (incredibile ma vero) degli spettatori televisivi. Al fianco infatti della già nota diminuzione di tifosi negli stadi italiani, causata in larga parte dall’ avvento delle TV a pagamento, si inizia a verificare un lento ma costante svuotamento degli “Stadi Mediali”, degli abbonamenti sottoscritti alle Pay Tv. Quindi non solo i colossi come Sky e Mediaset Premium ci hanno rovinato lo spettacolo più bello del mondo, ma si sono anche impegnati per perdere credibilità agli occhi del tifoso medio, con uno scandalo dopo l’altro, facendo proprio precipitare l’appeal del pallone nel nostro paese. Sostanzialmente, in Italia, il trend è quello di non seguire più il calcio, ne allo stadio, ne da casa. Questo è un male, dal punto di vista dei tifosi ovviamente, perché vorremmo sempre che gli stadi fossero pieni e che si ritornasse alla passione viscerale per questo sport che da sempre ha contraddistinto la nostra nazione. Ma se ci togliamo per un attimo il cappello dei supporters, e indossiamo quello del controinformatore, possiamo ritenerci in parte soddisfatti. Questo perché appare sempre più evidente che il cittadino medio stia lentamente aprendo gli occhi e riconoscendo lo schifo che noi da anni ci impegniamo a denunciare. E chissà che magari, in uno scenario post apocalittico in cui tutti questi cancri saranno estirpati, queste persone ora disilluse torneranno a riempire le curve d’Italia… Sarà difficile, ci vorrà tempo, ma a noi piace pensare che prima o poi succederà. Noi, inguaribili romantici…