Vecchia e nuova repressione PDF Stampa E-mail
Giovedì 19 Novembre 2015 10:56

Le forze di polizia, si sa, non sono un organismo neutrale e al di sopra delle parti né tanto meno ente a tutela del cittadino, ma la lunga mano dei potenti all'interno della società. Se capita loro di incazzarsi con lo Stato di cui sono servi è perché lo vorrebbero meno morbido e più deciso nei confronti di qualsiasi voce fuori dal coro e di qualsiasi ribellione, e gli ultras sono inclusi nel pacchetto.

 

 

È la logica del "se avessimo carta bianca...", "se lasciassero fare a noi..." caratteristica del malcontento di un qualsiasi uomo d'ordine frustrato nelle sue aspettative "tradite" dai "politici". Il SAP è passato agli onori della cronaca quando gli assassini in divisa di Federico Aldrovandi sono stati accolti da applausi nell'aula dove si teneva il processo proprio dai membri di questo sindacato. Lo stesso che ora, di fronte a un conflitto di piazza quasi inesistente chiede al Ministero degli Interni adeguamenti legislativi (e pratici) su cui vale la pena spendere due parole.  Da un lato si vorrebbe disarmare la controparte con pene più severe per chi indossa un casco (per non farsi spaccare la testa), o istituendo il Daspo per decapitarne la rabbia in termini numerici. Dall'altro si fa una lista della spesa delle richieste di adeguamenti di un equipaggiamento dal sindacato ritenuto obsoleto. Lo stesso equipaggiamento che in parte ha visto a Genova nel 2001 il suo battesimo del fuoco. All'epoca i tonfa erano fuori ordinanza, altrimenti non sarebbe montata tutta una polemica sul loro utilizzo, spesso improprio come impugnatura. Ora se ne chiede a gran voce l'autorizzazione "a procedere", come già avviene in Germania da anni. L'identificazione dei manifestanti verrebbe facilitata dall'uso dei nuovi fucili marcatori che sparerebbero palline caricate a vernice. Un passo in più in avanti che integra il massiccio uso di telecamere già in corso da anni.  Per tenere a bada le punte più avanzate basterebbero i lacrimogeni CS, allo scopo di creare una distanza di sicurezza tra se (polizia) e i manifestanti. CS che detto tra parentesi, sono gas dagli effetti devastanti su occhi, mucose, bronchi e polmoni (sperimentati da chi scrive), vietati da convenzioni internazionali nei conflitti armati ma consentiti per ragioni di ordine pubblico. Gli stessi con cui gli americani stanavano i Vietcong nella giungla. Troppo poco. Tra le proposte avanzate c'è quella dei proiettili di gomma. Quando te ne becchi uno addosso difficile che torni la seconda volta,specie quando oltre che un livido su un braccio o su una gamba rischi magari di perdere un occhio: questo è il presupposto con cui ragionano. Le uniformi dovrebbero essere riadattate in modo da parare i colpi, e non si capisce di che altri adattamenti hanno bisogno in quanto giá da anni si fatica a distinguere la differenza tra uno del VII Nucleo e Robocop. Gli scudi in plexiglas sono poca roba, andrebbero sostituiti con quelli in Kevlar, molto più resistenti. Le fondine dovrebbero essere antifurto per evitare giustamente delle spiacevoli sorprese. Si fa davvero fatica a trovare un solo caso di furto di pistola nei cortei degli ultimi 30 anni ma in un ottica difensiva ci sta. Quello che ci sta un po'  meno è ad esempio il rifiuto delle numerose proposte di istituire il codice identificativo sui caschi di PS e CC. L'omertá con cui le malefatte di uomini in divisa vengono coperte e insabbiate da altri uomini in divisa non ha mai trovato grossi ostacoli giuridici. Con questa precisazione si vuole una volta di più prevenire e rispedire al mittente qualsiasi tentativo di mettere un freno agli innumerevoli abusi di cui la sbirraglia si rende protagonista nelle situazioni calde. Se si fosse per assurdo applicato questo criterio con i responsabili di decenni di abusi, le carceri scoppierebbero di sbirri. Non si sa se queste richieste verranno accolte in quanto quando ci si mette di mezzo il bilancio i tagli li subiscono un po' tutti gli statali. Ma abbiamo come il dubbio che per queste cose i soldi si trovino sempre, un pó come per i cacciabombardieri F16. Non siamo in presenza di tensioni rilevanti ma già da diverso tempo gli apparati statali fanno opera di repressione preventiva. Gli ultimi ordinamenti in merito risalgono al governo Maroni ma c'è ragione di temere un'ulteriore militarizzazione della società. Non facciamoci illusioni: nel mirino ci siamo anche noi e non vedono l'ora di cominciare. Non è un incitamento allo scontro, è un mettere le mani avanti perché chi fa questa scelta sappia a cosa va incontro. Senza voler essere catastrofici anche perchè prima di parlare di repressione bisognerá tornare nei campionati professionisti. Ma trovando una volta tornati uno scenario completamente diverso da quello giá blindato che abbiamo lasciato appena pochi mesi fa. RIBELLATI DIVENTA ULTRAS!

 

 

Chievo-PARMA Stagione 2001/02

 

 

PARMA-Cesena stagione 2011/12