La gestione Ghiro-Leo, il monte ingaggi e quegli "strani" premi che gonfiano il debito sportivo... PDF Stampa E-mail
Mercoledì 20 Maggio 2015 08:52

Il debito sportivo è diventato ormai un vero e proprio tormentone. Ed è anche comprensibile, visto che rappresenta la chiave necessaria per salvaguardare il titolo sportivo e mantenere il Parma Fc (che va pur sempre comprato all’asta) in Serie B.

 

Tra i tifosi sono però nati alcuni dubbi: in cosa consiste? A meno di deroghe o cambi nelle normative, ne fanno parte gli incentivi all’esodo, tanto per sciogliere subito uno dei principali quesiti che ci sono stati rivolti negli ultimi giorni. E’ composto ovviamente anche da tutti gli stipendi arretrati di giocatori e dipendenti federali (dirigenti, amministratori, ecc.). C’è anche un altro punto che va sottolineato, e sul quale abbiamo voluto porre la nostra lente d’ingrandimento: i premi.

Il Parma, ad inizio stagione 2014/15, aveva un monte ingaggi di 20,5 milioni di euro netti (fonte GdS), quasi il doppio considerando anche imposte e tasse. Ecco, ora immaginate che al fischio d’inizio della prima gara della stagione questa cifra possa salire precipitosamente. No, non è uno scherzo: tutta “colpa” dei premi, previsti dai contratti messi a punto dalla gestione Ghirardi e Leonardi. Una delle voci più utilizzate, infatti, è proprio quella del premio per laprima presenza in campionato. Un gettone, in alcuni casi del valore (lordo) di diverse centinaia di migliaia di euro, destinato non di certo (o non solo) a giovani rampanti della Primavera, ma anche e soprattutto a giocatori che di presenze, normalmente, ne fanno moltissime. Se poi in quella prima partita di campionato il Parma ha anche la “fortuna” di vincere, apriti cielo: spesso c’è anche il premio per la “prima vittoria in campionato. Anche qui, in alcuni casi, si parla di gettoni del valore (sempre lordo) di diverse centinaia di migliaia di euro.

Quelli legati alla “prima presenza” ed alla “prima vittoria” sono solo due tra i premi più “particolari” di una lista relativamente lunga. Alcuni sono comprensibili, condivisibili e molto utilizzati anche in altri club, altri però sono abbastanza strani. I contratti con i premi ad obiettivo sono stati inseriti abbastanza diffusamente qualche stagione fa da un po’ tutte le squadre di Serie A. In sè possono anche rappresentare un’alternativa utile e positiva, perchè se un portiere rimane imbattuto, o se un attaccante segna molti gol permettendo alla sua squadra di raggiungere un’ottima posizione in classifica, la società è ben felice di pagare un premio consono visto che quello raggiunto dal giocatore è un traguardo che di sicuro permetterà al club di guadagnare anche dal punto di vista economico. La contraddizione, però, sta tutta qui: che senso ha un premio per la “prima presenza in campionato“? E soprattutto: che senso ha che questo tipo di premio sia di gran lunga più cospicuo di altri legati al raggiungimento di una buona posizione di classifica o di un discreto bottino di reti? Com’è possibile che scendere in campo una volta sola sia di gran lunga più fruttifero che segnare, ad esempio, 10 gol?

A pensar male spesso ci si azzecca, sosteneva qualcuno. Alla luce di questa rivelazione, viene quasi spontaneo pensare (ma è un’ipotesi) che quello dei premi fosse un modo per nascondere un monte ingaggi decisamente più alto di quello dichiarato. Di sicuro perdono quasi completamente di valore tutti quei dati diffusi pubblicamente ad inizio stagione, quando si stilano le classifiche basate sugli stipendi delle squadre di Serie A. Non sappiamo se gli altri club si comportano allo stesso modo, ma il dato sugli ingaggi (20,5 milioni di euro) del Parma, alla prima presenza e vittoria in campionato, era già cresciuto. Dai giocatori è però già arrivata la massima disponibilità a rivedere i contratti in caso di Serie B, proprio per facilitare l’avvento di un nuovo compratore ed evitargli sorprese sgradite. Non solo: la squadra ha già rinunciato ai premi legati al periodo dell’esercizio provvisorio, mentre ovviamente quelli precedenti entrano nei compensi per i quali è stata firmata una riduzione del 75/80%. Si definiscono sempre di più, dunque, i contorni della cima che i curatori hanno dovuto (e stanno continuando a farlo) scalare e provare a sgretolare il più possibile. Perchè anche quei premi non pagati, ovviamente, entrano nel calderone del debito sportivo.

[FONTE: Parma Fanzine]