Non salvate il soldato Parma PDF Stampa E-mail
Giovedì 12 Marzo 2015 13:12

Che il campionato italiano sia l’ombra di se stesso, o di ciò che fu, è ormai realtà acclarata. Cause e colpevoli sono stati ampiamente analizzati a partire dalla crisi economica, l’involuzione dei settori giovanili, i troppi stranieri, l’immobilismo.

 

 

 

Proprio quest’ultima voce è forse quella in grado di raccogliere tutte le altre problematicità; è giusto dire che il nostro sport più seguito abbia inserito una retromarcia che non può disinserire nell’immediato, ma è pur vero che tutti gli organi coinvolti e con un minimo di autorevolezza e possibilità di azione, ergo cambiamento, sono rimasti totalmente immobili.

Proprio in nome di questo immobilismo italiota, che tanto democraticamente ha sfasciato ogni speranza di ribalta, di ogni singola squadra, ognuna a suo tempo, proprio in nome di questo immobilismo ritengo che l’aver concesso 5 milioni di euro alla società Parma F.C. sia stata una grave scorrettezza, oltre che l’ennesimo segnale negativo per il nostro calcio.

Detto questo, cominciare con una sintetica ricostruzione dell’accaduto sia doveroso. Il
cominciano i guai del calcio Parma, subito dopo il triplice fischio che sancisce la vittoria contro il Livorno per due a zero e la insperata qualificazione al turno preliminare dell’Europa League 2014/2015 in virtù del sesto posto in campionato. Fin qui la gioia, il risultato assolutamente impronosticabile raggiunto da una squadra costruita per raggiungere la salvezza, che riesce invece a guadagnarsi un posto al sole lì dove, ad esempio, fallisce il può blasonato Milan.

Poi la caduta; l’Europa sfuma per un motivo impensabile, tutti gli sforzi profusi sul rettangolo verde vengono vanificati da un mancato pagamento Irpef di 300mila euro che al 31 marzo non era ancora stato corrisposto, pagamento che secondo il UEFA costa la partecipazione al Parma.

300mila euro, una quota decisamente irrisoria considerando il volume d’affari di una squadra di media classifica militante nella massima serie.  Ovviamente anche l’Alta Corte del Coni si pronuncia sulla questione, sfavorendo la società emiliana in favore del Torino, settima classificata, di fatti ancora oggi in corsa nella competizione europea giunta alla fase degli ottavi. Tommaso Ghirardi, all’epoca presidente del Parma F.C., convocò una conferenza stampa venerdì 30 maggio 2014, in cui annunciò le proprie dimissioni, sull’onda emotiva di una frustrazione dilagante, e mise in vendita la società. Dopo la caduta, l’impatto.

Da questo punto esatto comincia una spirale che porta dritta agli abissi di una retrocessione ormai certa. Tutto comincia alla prima di campionato, quando il Parma, ancora in grado di vantare una rosa dignitosa, comincia la competizione che sarebbe comunque stata difficile e tribolata, ma che avrebbe puntato alla salvezza. Purtroppo i giocatori, l’allenatore, e gli appartenenti alla società tutta non vengono pagati da diversi mesi, ma con il sacrificio di tutti si cerca di salvare il salvabile in attesa di un acquirente e di nuova liquidità che non faccia affondare la barca, una barca già in tempesta prima che arrivino i risultati dal campo, il tutto mentre la FIGC sta a guardare.

[FONTE: Asinus Press]