“Tradizione toscana, a i' tocco si sgrana". Tradotto vuol dire che in Toscana alle 13, alle una, si va a tavola. E alle 13 in punto, in curva Fiesole hanno cominciato a sventolare centinaia di piatti di plastica. Fiorentina – Chievo è stata l'ottava partita di questo campionato giocata alle 12,30. Una partita povera e brutta.
Delle altre sette, una è stata molto bella (Brescia – Palermo), un'altra emozionante (Cesena – Napoli), un'altra ancora decente (Palermo – Lazio), il resto una pena. Cagliari – Inter, Parma – Roma e Bari – Cagliari giocata (si fa per dire) con 30 gradi. Non c'è atmosfera, non c'è tensione, non c'è attesa per le partite a quell'ora. La domenica ti svegli e devi correre allo stadio perché la tua squadra sta per cominciare a giocare. Se poi la segui in trasferta, allora devi decidere fra partire alla vigilia (e investire una parte di stipendio) o alzarti all'alba dell'unico giorno di relax della . settimana. Non puoi pranzare prima della partita e non puoi metterti a tavola alle due e mezzo della domenica, sempre ammesso che la tua squadra giochi in casa. Non solo i fiorentini, che per fortuna pizzicano solo con l'ironia, sono arrabbiati. Quest'orario è contro il gioco del calcio. Contro ogni idea che chi ama questo gioco può avere del calcio. A Parma, a Cagliari, a Brescia, ovunque si sono sollevate proteste. Perfino Cellino, esponente di quella Lega che ha deciso di infilare la partita al posto della guantiera di paste di ogni santa domenica, quando si è trovato con la sua squadra nella canicola di Bari ha detto che era un'idea sbagliata. Poi però sono andati avanti. Sono andati avanti perché a quell'ora possono vedere quegli scempi di partita anche a Tokyo e a SeuI, i mercati, che Josè Mourinho, in una infuocata riunione di allenatori a Coverciano, indicò come il tesoro della Premier League. Forse i coreani non capiscono niente di calcio (anche se per la verità la loro nazionale ci fece un bello scherzetto, insieme al detenuto Byron Moreno, nel Mondiale del 2002), perché, se ne capissero davvero, uno spettacolo come Parma – Roma, Cagliari – Inter, Bari – Catania e Fiorentina – Chievo, lo rispedirebbero al mittente come merce avariata. Di avariato c'è la mente che produce queste idee, la cui spinta non è quella di incrementare la ricchezza del calcio, ma di arricchire le proprie tasche, di incassare più possibile oggi, dimenticando quello che invece succede, e che potrà succedere, nel calcio. E' l'avidità a spingere in quella direzione. E' la miopia. Come si fa a non capire che se oggi i tifosi italiani, quelli che riempiono le tribune, si limitano a protestare (con ogni ragione), domani magari abbandonano gli stadi? Lasciamo stare la passione, parola senza senso per gli attuali dirigenti del calcio italiano, roba da vecchi e superati come noi, pensate solo alla ricchezza che può dare il calcio se condiviso da tutti. Pensate alle nuove generazioni, che oggi vanno in curva e tirano fuori gli striscioni contro il calcio a pezzetti. Li fate scappare. Può darsi che davanti alla tv la gente si diverta, mentre mangia gli spaghetti, a dare un'occhiata anche al penoso spettacolo del Franchi,o del Tardini, o del Sant'Elia. Ma allora perché pensare agli stadi nuovi? Rifate i salotti di casa degli abbonati tv e tutti saranno più contenti.
Alberto Polverosi
tratto da Stadio del 09/11/2010
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