LO STADIO COME UN CAMPO DI BATTAGLIA. GRAZIE, TESSERA
Centinaia di tifosi bresciani lasciati liberi in Curva Sud, “grazie” alla tessera del tifoso, controverso e folle strumento che funziona esattamente al contrario: alimenta le situazioni di pericolo
LECCE - Potevamo stupirvi con effetti speciali e colori ultravioletti, ma noi siamo l’Italia, non fantascienza, quindi non ce n’è bisogno. C’è uno spot andato in onda per diverso tempo, che, lungi dall’informare su cosa sia la tessera del tifoso, tenta di fare leva sulle corde del cuore. Alcuni bambini, simbolo del domani che insegue un sogno formato pallone, corrono su un campo, formulando semplici frasi, pillole di psicologia spicciola bagnate nel calice dell’ovvietà, in cui s’inneggia ad “uno stadio più bello, dove tutte le persone sono amiche e nessuno è nemico di nessuno”. Si punta dritto all’emotività, aggirando la ragione, senza fornire una definizione ben precisa di cosa sia lo strumento in questione. “Tessera del tifoso, il futuro è nelle tue mani”. Il messaggio che si vuol far passare è che serva a combattere la violenza, senza però spiegare come. Ma siccome è uno spot istituzionale, lo spettatore medio con scarso spirito critico, rischia di essere indotto a credere che non possa essere altrimenti, che non ci possano essere equivoci. Inutile dire che manca qualsiasi riferimento alla sua vera essenza, il business. Ma, suvvia, cerchiamo di essere elastici. Se gli affari di qualcuno coincidessero con la sicurezza di tutti, si potrebbe persino soprassedere per pura ragion di stato. Siamo l’Italia, appunto. Abbiamo dato i natali a Machiavelli, non ci scandalizziamo per così poco. Il problema è che le soglie della sicurezza, con questo perverso strumento, si sono notevolmente abbassate. La tessera del tifoso è l’ennesima barzelletta tragicomica, forse la peggiore degli ultimi anni, di questo Paese sempre più grottesco, sempre più fantozziano, sempre più lontano dal resto di un’Europa moderna, sempre più medievale. Riesce, infatti, laddove falliscono persino gli hooligans che hanno messo a segno negli anni le imprese più temerarie: creare i presupposti per situazioni di puro panico negli stadi. Si offre ai cani sciolti, su un piatto d’argento, la chiave di qualsiasi stadio. “Ecco, prendete, è vostro”. Come dire: funziona esattamente al contrario. Roba da raccontare in viaggio ad amici stranieri, per stupire la platea e strappare i fatidici: “Dai, non ci credo”. E invece il lato comico, l’abbiamo visto più volte negli ultimi mesi (quello che il grosso della stampa non vi racconta, lo trovate sui forum dei tifosi) e l’abbiamo saggiato di persona, oggi, durante Lecce-Brescia, quando le due tifoserie sono venute in stretto contatto. Gomito a gomito. Occhi negli occhi. Insulti su insulti. Ma non c’è che da aspettare, come sempre, in questo Paese cieco e che piange sempre dopo: quello tragico arriverà, prima o poi, se qualcuno non uscirà dalla sua campana di vetro per mettere fine a questa follia, tanto più grande, perché pasciuta sotto l’egida delle istituzioni. Altrimenti, a chi daremo la colpa? Ai serbi, anche questa volta? Eppure, era tutto preventivato. Ecco un passaggio, da un articolo pubblicato sulle nostre colonne in tempi non sospetti: “Sapete quale scenario si prospetterà? Una parte (esigua) in un qualsiasi settore dello stadio a stretto contatto di gomito con i tifosi avversari, un’altra (altrettanto esigua) nel settore ospiti, la stragrande maggioranza davanti alle tv”. (lecceprima.it/articolo.asp?articolo=20740, 28 maggio 2010). Non dite che non vi avevano messo in guardia. E dunque, ecco gli sguardi preoccupati dei tanti anziani della Curva Sud, tutti rintanati nelle retrovie, quando hanno gettato l’occhio sulla destra, scorgendo centinaia di ultras bresciani pascolare liberamente, manco fossero al “Rigamonti”. Un po’ sopra, un po’ nel parterre. Altri, a quanto pare, erano sparsi in diversi settori e solo un gruppetto si trovava dove si doveva trovare, a rigor di logica: nel settore ospiti. I tesserati, appunto. Perché è qui, la molla schizofrenica che governa questo sistema senza né capo né coda: hai la tessera? Settore ospiti. Non ce l’hai? Ti mescoli ai tifosi di casa. “Se non la smettete, prendo il telefono e chiamo Hulk”, recita il bimbo nella pubblicità. Solo un personaggio di fantasia si potrebbe evocare, in una situazione così bizzarra. Un esiguo e preoccupato cordone di steward (cordone, si fa per dire) ha diviso le fazioni, più per scena che per altro. Cosa non si fa per guadagnare la pagnotta. Mentre nel frattempo, da una parte e dall’altra sono iniziati i convenevoli di rito. Se vedete gente che gesticola, nel video e nelle foto, non pensiate male. Sono i bresciani che invitano i leccesi a prendersi il caffè insieme. Dall’altra parte, i leccesi, signorili come sempre (tanto che abbiamo dovuto staccare l’audio…), replicano che il caffè devono offrirlo loro, agli ospiti. Ironia della sorte, è stato proprio all’ora del caffè, cioè nell’intervallo tra primo e secondo tempo, che s’è rischiato il peggio. Perché sotto, accanto al bar, gli ultras bresciani si sono ritrovati davanti a tanti salentini, gli uni accanto agli altri, e allora il desiderio di offrirselo a vicenda, quel dannato caffè, è diventato quasi incontenibile. Fuor di metafora, le forze dell’ordine hanno gestito la situazione con professionalità. Cordoni di carabinieri, poliziotti e finanzieri hanno bloccato i bresciani, senza mai perdere la calma, e semmai sedando gli animi e facendo scudo con i propri corpi per evitare il contatto con i salentini. Ma può essere sempre così? Cos’accadrà, quando arriveranno tifoserie più numerose e agguerrite? E non c’era l’intento, all’origine, di abbattere i costi dei dispositivi di sicurezza straordinari? Quello che non è chiaro, comunque, è perché, di fronte ad una situazione ribollente, con tentativi di rottura dei cordoni di sicurezza, lo scoppio di una bomba carta lanciata dagli stessi bresciani (fortunatamente sulla pista) ed il contatto corpo a corpo quasi avvenuto e comunque possibile in qualsiasi momento, non siano giunti dall’alto ordini di trasferimento dei tifosi lombardi nel settore ospiti. Gradoni quasi deserti che attendevano solo di essere occupati. Tanto più che la Sud è un settore popolare, dove vanno intere famiglie, costrette, per l’ennesima volta (e sì, perché al “Via del Mare” i precedenti non mancano) a battere ritirata. Un esempio su tutti, per capire di cosa stiamo parlando. Durante Inter-Juventus della sesta giornata, i sostenitori bianconeri sono stati spostati proprio per motivi d’ordine pubblico. Tessera o non tessera. Perché la sicurezza dei cittadini sopravanza qualsiasi norma. Ma la sensazione (non vorremmo sbagliarci) è che a Lecce la norma venga fatta rispettare in maniera pedissequa, contro ogni evidenza. Con il rischio che tifosi, magari qualche malcapitato, o appartenenti alle forze dell’ordine, finiscano per rimanere seriamente feriti. Ma in questo mondo è necessario ragionare per logica e prevedere ogni incognita sulla base dell’esperienza. E non bisogna certo avere doti divinatorie per capire che chi viene da fuori, deve occupare il settore ospiti, punto e basta. Un assunto tanto banale, quanto inattaccabile nella sua ferrea razionalità. Ed è inutile prenderci in giro. Lo stadio, con la tessera, è diventato un posto molto meno sicuro del passato. Finché le cose rimarranno così, evitate di portarci mogli, fidanzate e soprattutto bambini. Perché potrete chiamare Hulk all’infinito. Non arriverà mai.
tratto da www.lecceprima.it ( clicca per articolo originale e video )
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