Bambini in curva: il fallimento del politicamente corretto PDF Stampa E-mail
Martedì 03 Dicembre 2013 11:03

La prossima volta proveranno con i neonati: solo fra bambini in fasce, del tutto ignari di quel che accade intorno a loro, si può forse ritrovare quella presunta innocenza che i marziani a capo del nostro calcio e dei nostri media credevano di riscontrare nella massa dei 12.000 ragazzini che hanno occupato le curve (squalificate) dello Juventus Stadium. Via gli ultras e i loro cori beceri, dentro i bambini.

 

 

Capita però che l’unica occasione in cui la innocente curva di bambini dia notizia di sé con un’iniziativa minimamente coordinata sia il fatto di gridare “merda” a ogni rinvio del portiere avversario. De Coubertin è restato a casa anche stasera.

La Gazzetta dello Sport commenta disperata: «Forse per imitare i grandi (e in questo caso era meglio restare bambini…) sono partiti anche cori offensivi: a ogni rilancio del portiere dell’Udinese i bambini si sono lanciati in cori e urla da censurare: “mer….”. Sarà stato l’effetto curva a renderli così “passionali”? O sono forse gli adulti- accompagnatori dei piccoli che si sono lasciati prendere la mano invitando a cori usuali nelle Curve ma in ogni caso da censurare?».

Effettivamente chi poteva immaginare che dei tredicenni potessero avere una passione per le parolacce, per le canzonature e i cori irridenti, soprattutto a contenuto scatologico? In realtà tutti. Chiunque viva nel mondo normale. Tutti tranne ovviamente gli abitanti della cittadella calcistico-mediatico-politica. I marziani, appunto.

A questo punto, però, ci aspettiamo un bel baby-daspo di massa. Perché insomma, se non è discriminazione paragonare qualcuno alla meno nobile delle materie… E poi, a ben vedere, il portiere in questione è Zeljko Brkic, di Novi Sad. Uno straniero, quindi. Dato che ancora nessuno ci ha spiegato dove inizia e dove finisce il razzismo, si potrebbe ipotizzare che anche quello sia un coro di discriminazione. Chi ci assicura che un portiere italiano sarebbe stato canzonato alla stessa maniera? Magari i piccoli ultras intendevano dire “merda di un serbo”. Contro il razzismo bisogna vigilare incessantemente e il dubbio è più che sufficiente.

Che baby-daspo sia, allora. E da domenica, tutti in fila in questura per mettere la firma durante le partite. Accompagnati dai genitori.

Adriano Scianca

[FONTE: Il Primato Nazionale]