Ascoli, 25 anni fa la morte di Reno Filippini. Il ricordo dei tifosi PDF Stampa E-mail
Giovedì 10 Ottobre 2013 17:08

"Gli Ultras 1898, in occasione del 25esimo anniversario della morte di Reno Filippini, invitano tutti i tifosi bianconeri Domenica 13 Ottobre alle ore 13.30 davanti a Food Art, per poi recarsi sulla lapide posizionata sul ponte Rozzi dove verrà depositato un mazzo di fiori a nome dell'intera tifoseria".



I FATTI. 9 ottobre 1988:Ascoli-Inter, 1-3. Termina la partita e i tifosi neroazzurri, 350 circa, si incolonnano e si dirigono verso i 5 pullman parcheggiati in Via delle Zeppelle. Contro ogni ragionevole logica però, due mezzi degli interisti sono stati lasciati nei pressi della stazione ferroviaria. Così, circa 90 membri della tifoseria ospite passano davanti la tribuna coperta per raggiungere gli autobus, trovandosi di fronte alla Curva Sud al momento del deflusso bianconero. Difficile raccontare con precisione lo svolgimento dei fatti: parapiglia generale, un ragazzo cade a terra con il volto coperto di sangue. E’ Nazzareno Filippini, per tutti ‘Reno’, ascolano purosangue e membro storico della tifoseria bianconera. Uno dei primi a soccorrerlo fu Antonio Filippini, che ci mise un po’ prima di realizzare che il ragazzo steso a terra fosse proprio suo fratello. Le condizioni del giovane sembrarono subito gravi e una volta trasferito all'ospedale di Ancona, subì due interventi alla testa per la rimozione del grosso ematoma. Il cuore di Reno cessò di battere il 17 ottobre. Solamente qualche tempo dopo, si sarebbe dovuto unire in matrimonio con Elisabetta, sua compagna.

LA STORIA. Quel fumo nero aveva, a ripendarci, annunciato che la giornata sarebbe finita male. Il fumo sprigionatosi dal materasso per il salto in alto, completamente bruciato da uno dei tanti petardi lanciati per salutare l'inizio del campionato 1987/88.  L'incontro Ascoli-Inter è appena terminato. Le forze dell' ordine fanno defluire dalla Curva Nord dello stadio Del Duca i tifosi neroazzurri, che vengono incolonnati ed avviati verso i cinque pullman parcheggiati in via delle Zeppelle. Ma non si è a conoscenza del fatto che altri due mezzi sono stati lasciati nei pressi della stazione ferroviaria: il secondo gruppo di ultras si dirige alla meta, passando davanti agli ingressi della tribuna coperta ed ecco avvicinarsi il dramma sotto la Curva Sud, feudo del tifo bianconero. All'indirizzo degli interisti inizia un fitto lancio di pietre, lattine ed altri oggetti. E' il fuggi fuggi generale.
Nazzareno Filippini resta coinvolto nella ressa. Ad un certo punto si accascia al suolo, con il volto completamente coperto di sangue. Viene soccorso qualche minuto più tardi e tra le mani che si tendono per aiutarlo ci sono anche quelle di Antonio, diciannovenne, impaurito di quanto sta accadendo. Quando si avvicina non sa ancora che il corpo martoriato è di suo fratello.
Reno, così chiamato dagli amici, entra in coma profondo subito dopo aver varcato la soglia dell’Ospedale di Ascoli. Riesce a parlare con i medici del pronto soccorso, lamentando un forte dolore alla parte destra del capo. Durante gli accertamenti perde però conoscenza. Quindi, la corsa disperata verso Ancona con un'autoambulanza a sirene spiegate. In tarda serata è sottoposto a Tac. Le sue condizioni appaiono subito gravi tanto che i sanitari del reparto neurochirurgico lo sottopongono ad un intervento alla testa per rimuovere un grosso ematoma. Filippini subisce in seguito un secondo intervento chirurgico per l'asportazione dei residui emorragici. Il giovane non riesce ad uscire dal coma profondo in cui è caduto tanto che i medici sono pessimisti sul suo recupero: difficilmente, in caso di sopravvivenza, potrà riprendere le piene facoltà fisiche.
A fare temere la sua fine imminente è il responso di un' ennesima Tac. Com' è prassi dopo un esame del genere, viene chiamato un neurochirurgo per un parere; questi però non rileva alcuna nuova lesione tale da giustificare un nuovo intervento chirurgico. Qualcosa di poco convincente, qualche leggerissimo segno d'allarme induce però i medici a fare il controllo: forse la modificazione della pupilla, un po' più dilatata. Ma nei casi come quello di Nazzareno Filippini il confine tra una situazione già gravissima e la morte è impercettibile, labile come il tracciato di un encefalogramma o di un elettro-cardiogramma. D' altronde le radiografie della scatola cranica dell' uomo mostrano un cervello ridotto in poltiglia, con i ventricoli e le anse irriconoscibili, sformati da colpi che indicano una ferocia inaudita.
Il cuore di Reno cessa di battere il 17 ottobre per arresto cardiocircolatorio conseguente al progressivo deterioramento delle condizioni cerebrali che già erano gravissime. Nazzareno era un sostenitore convinto dell'Ascoli Calcio e non perdeva occasione per seguire la squadra del cuore. In gioventù era stato anche giocatore di calcio. Orfano di padre (viveva con la madre Maria, insegnante elementare), due sorelle sposate ed un fratello, Antonio, di 19 anni, aveva frequentato solo per qualche anno l'Isef ad Urbino, scegliendo poi di lavorare per la Casa Editrice Fabbri come rappresentante. Ascolano purosangue, conosciutissimo in città, molto vicino al mondo sportivo, avrebbe coronato il suo lungo sogno d'amore con la compagna Elisabetta De Benedittis proprio la settiamana successiva a quella maledetta domenica. Un dramma nel dramma.
Dopo difficili indagini verranno arrestati cinque ultras interisti del gruppo Viking con l'accusa di omicidio volontario: sono Mauro Russo, 31 anni, Marcello Ferrazzi, 24, Nicola Ciccarelli e Davide Sebastiani, 20, tutti di Milano, e il ventiquattrenne di Reggio Emilia Fabrizio Beggi. A sorpresa, nel giugno 1989 il giudice istruttore di Ancona li rimetterà in libertà per mancanza di indizi. Da nuove perizie disposte e altre testimonianze raccolte, sembra che Ciccarelli e Beggi, protagonisti di scontri fra le opposte tifoserie, fossero lontani dal luogo dell'aggressione a Filippini mentre, pur avendo partecipato alla rissa, non furono Russo, Ferrazzi e Sebastiani a sferrare con un oggetto il colpo che uccise l' ascolano. Le nuove indagini però non porteranno ad identificare nessun colpevole lasciando di fatto gli omicidi di Nazzareno senza volto.


[FONTE: Marche in gol]