Stadio, la fuga dei tifosi PDF Stampa E-mail
Domenica 25 Novembre 2012 11:25

Germania, Inghilterra e Spagna hanno più spettatori negli impianti dell'Italia. E la serie A insegue anche sui ricavi.

 

Polemiche sugli arbitraggi, partite noiose, squadre poco competitive. E stadi sempre più vuoti.
Il calcio italiano è in un momento di profonda difficoltà e la passione dei tifosi si va spegnendo. Lo dimostrano anche i dati sull’affluenza in serie A.
Dopo 13 giornate, i numeri parlano chiaro: con 22.500 spettatori di media l’Italia è sempre più fanalino di coda rispetto ai principali campionati europei, staccatissima da Germania, Inghilterra e Spagna (rispettivamente a quota 43 mila, 36 mila e 28 mila circa).
Rispetto alla stagione 2011-12 non c’è flessione. Ma non è un sintomo di rinascita: impossibile, infatti, fare peggio.
L'EXPLOIT DI 29 MILA SPETTATORI. Non deve neppure ingannare l'ultimo turno di campionato in cui l’exploit di 29 mila spettatori di media è dovuto solo alla concomitanza di big match come Napoli-Milan, Juventus-Lazio e del derby Sampdoria-Genoa. 
Se le cose vanno male in serie A, anche tra i cadetti il pubblico è ridotto. La media di spettatori è di appena 3.800 a partita e, Verona a parte (12 mila), nessuna squadra ha più di 10 mila tifosi sugli spalti.
Il confronto con le altre serie B in Europa è imbarazzante: in Championship, la seconda divisione inglese, la media è di 18 mila spettatori. E ci sono picchi superiori alle 30 mila unità.

Gli stadi sono vecchi e poco ospitali. E poi ci sono gli scandali
Le cause sono quelle di cui si parla da tempo. In primis, l’inadeguatezza degli impianti: vecchi, fatiscenti e mal serviti, inagibili alla prima intemperie meteorologica, poco ospitali nei confronti di famiglie e bambini. Non c’è allora da sorprendersi se una buona fetta di supporter abbia deciso di tenersi lontana dagli stadi italiani.
Più in generale, si può dire che è la cultura del tifo nel calcio italiano a essere in declino. E la colpa non è solo delle pay tivù, che presentano offerte sempre più ricche e convenienti; ma anche di un calcio poco a misura di tifoso, e attraversato da troppi scandali (da Calciopoli a Scommessopoli).
Così è potuto succedere che dalla media di 30 mila e più spettatori alla fine degli Anni 90, la serie A precipitasse fino ai numeri attuali.
LA SERIE A FATTURA 1,5 MLD. L’analisi sulla media degli spettatori si ricollega direttamente alla crisi del calcio italiano in senso lato. Perché non si tratta di un discorso fine a se stesso: è anche una questione di soldi, e quelli si sa quanto contano nel calcio.
Se l’Italia è scivolata indietro rispetto alle altre grandi del Vecchio Continente (Inghilterra, Spagna, Germania) è anche perché ha perso la capacità di riempire i suoi stadi.
Dieci anni fa la serie A (oltre 1 miliardo di euro di entrate a stagione) era seconda solo alla Premier League (quasi 1,8 miliardi), fatturava quanto la Bundesliga e più della Liga (900 milioni).
Adesso la situazione è radicalmente cambiata: l'Inghilterra è sempre inarrivabile (2,5 miliardi), ma l'Italia è stata scavalcata sia dai tedeschi (1,7 miliardi) sia dagli spagnoli (1,6 miliardi). La serie A si è fermata a 1,5 miliardi di fatturato annuo.
DAI DIRITTI TIVÙ 1 MLD. Analizzando i singoli fattori alla voce entrate, si scopre che l’Italia deve il suo declassamento proprio ai pessimi risultati nell’affluenza agli stadi (e nel marketing, altro elemento direttamente connesso alla passione dei tifosi): se infatti la serie A porta a casa 1 miliardo di euro all’anno per i diritti tivù (quanto la Premier league), incassa la metà dal botteghino rispetto alla Bundesliga (800 milioni). Come a dire che i 20 mila spettatori di media in più che ci sono in Germania valgono circa 400 milioni di euro l’anno.

Noi riduciamo i posti negli impianti, il Barcellona amplia
È facile capire quanto questo deficit possa incidere sulla competitività economica dei nostri club: l’Inter - la squadra italiana che nel 2011 ha avuto più introiti dalla biglietteria, con circa 34 milioni di euro - guarda solo da lontano i top club europei, come Bayern Monaco (104 milioni), Manchester United (120 milioni) e Real Madrid (170 milioni).
Ancora più indietro resta la Juventus, nonostante il grande beneficio portato dalla costruzione dello stadio di proprietà: i bianconeri sono passati dagli 11,5 milioni di euro di ricavi da gare del 2011 ai quasi 32 del 2012.
Ma se lo Juventus Stadium è sempre pieno è anche per la sua capienza molto ridotta: appena 41 mila spettatori, che fanno sì che anche un tutto esaurito dell'impianto di Torino valga quanto la partita meno seguita dell’Inter a San Siro (contro il Siena, il 23 settembre, con 40.500 spettatori).
Altrove pensano più in grande: secondo un’indiscrezione del Mundo Deportivo il Barcellona sarebbe pronto a ristrutturare il Camp Nou, ampliandone la capienza da 99 mila fino a quasi 110 mila posti disponibili.
BIGLIETTI SCONTATI DI GROUPON. Urgono provvedimenti seri (a partire dalle legge sugli stadi, possibilmente evitando di trasformarla in un’occasione per una nuova ondata di abusi edilizi).
Nell’attesa, c’è chi ricorre a soluzioni alternative: recentemente un tour operator aveva deciso di mettere a saldo sul sito di acquisti collettivi Groupon alcuni tagliandi rimasti invenduti per la partita Inter-Catania. L’iniziativa non piacque alla società nerazzurra, ma ebbe successo: i biglietti andarono a ruba nel giro di poche ore.
Non è così, però, che il calcio italiano riuscirà a riportare i suoi tifosi allo stadio. Sarà meglio affrontare la questione al più presto. Perché uno sport senza tifosi è destinato a morire.

 [FONTE: Lettera43]