Calcio moderno, la pericolosa indifferenza dei tifosi PDF Stampa E-mail
Sabato 18 Febbraio 2012 17:52

Il calcio moderno, schiacciato dalle esigenze perverse del business a tutti i costi, riuscirà a cambiare strada? Lo sport più bello e più seguito del mondo sembra avvitato su se stesso, soprattutto in Italia. La deriva in cui è stato cacciato ha raggiunto livelli di guardia che lasciano poco spazio alla speranza.

 

Il disincanto dilaga tra i tifosi. La loro fede, salda architrave su cui poggia tutto il sistema, è oggi messa a dura prova. Casms, Osservatorio, Tessera del tifoso, divieti di trasferta, costi crescenti, obsolescenza degli impianti, mancanza di stimoli e di fantasia. Sembra che tutto complotti per acuire la diserzione dagli stadi.

Si fa strada l’indifferenza, il peggiore di tutti i mali. Un sentimento negativo che rischia di infilare il calcio, stavolta per davvero, in un vicolo cieco. Perché senza l’apporto dei tifosi, che ne sono la linfa vitale, il calcio muore.

L’indifferenza va combattuta in tutte le sue forme. Urge riaprire la strada del movimentismo, puntare sul coraggio delle opinioni. Occorre mettere in campo proposte e soluzioni.  Oggi più che mai in Italia è fondamentale schierarsi, fare fronte comune, difendere ciò in cui si crede. Anche per ridare linfa a un sistema calcio sempre più deludente.

Nel saggio “La Città futura”, scritto in carcere, Antonio Gramsci ha chiarito questi concetti come pochi altri. Il paragone non sembri irriverente, se il calcio è metafora della vita e della politica (come dimostra il linguaggio usato spesso a sproposito da certi nostri opachi governanti).

“L’indifferenza è il peso morto della storia. Ciò che accade intorno a noi non è tanto dovuto all’iniziativa dei pochi che operano, quanto all’indifferenza e all’assenteismo dei molti. Tutto quanto avviene al mondo non avviene perché alcuni vogliono che avvenga, ma perché la massa lascia fare. E, alla fine dei conti, ci rimettono tutti. Chi ha voluto e chi non ha voluto. Chi sapeva e chi non sapeva. Chi è stato attivo e chi, invece, indifferente”.

Questo scriveva Gramsci. E questo dovremmo sottoscrivere tutti noi. Cosa fare allora? Battersi per combatterla, l’indifferenza. Stimolare comportamenti virtuosi. Tenere alta l’attenzione sui temi più cruciali. Smuovere acque diventate torbide. Sollecitare spirito di collaborazione sui tanti temi condivisi. Uscire dall’orticello in cui ci siamo rinserrati, complice un provincialismo retrivo. Partecipare al progresso del bene comune. Tutto, allora, sarà possibile.

Sergio Mutolo

[FONTE: Calcio Press]