Tessera del Tifoso: il punto della situazione PDF Stampa E-mail
Domenica 11 Dicembre 2011 11:50

Riportiamo un lungo e articolato botta e risposta tra un tifoso e l'avvocato Lorenzo Contucci che ci fa capire il punto della situazione sulla Tessera del Tifoso.

 

Perchè le tifoserie non hanno cominciato a protestare già nel 2007 e hanno aspettato di sentir parlare di tessera per scendere in piazza solo nel 2009?
Perché, quantunque questo articolo fosse stato introdotto già nel 2007, nessuno (tranne il sottoscritto, che preferì tacere perché all’epoca non posto in opera da un punto di vista pratico) si era accorto delle “potenzialità” di questo articolo: all’epoca non esistevano banche dati collegate tra loro e quindi sembrava uno di quei tanti articoli scritti sulla carta ma inattuabili.
Ed invece il governo precedente, di centrosinistra, ha costruito il manganello che poi il governo di centrodestra ha utilizzato. Le curve si sono accorte dell’art. 9 quando tra i requisiti per avere la tessera del tifoso si richiamava, per l’appunto, l’art. 9 e hanno iniziato a percepire che molti di loro non sarebbero più andatio allo stadio, anche dopo aver scontato ciò che dovevano scontare.

Perchè lo slogan è “no alla tessera” e non “no all’articolo 9″?
Per semplificazione. In occasione di un raduno tenuto a Roma un paio di anni fa, fu scritto a chiare lettere che, giuridicamente, il nemico era l’art. 9. E’ però evidente che una campagna del tipo “No all’art. 9″ sarebbe stata poco comprensibile a livello mediatico, mentre “no alla tessera” è molto più intuiitivo e recepibile sia dai mass media che dalla gente comune. In effetti i gironali si sono resi ben presto conto della protesta e mentre la tessera del tifoso, inizialmente, aveva il 90% dei consensi, adesso è odiata praticamente da tutti. E chi la sostiene può essere disintegrato dialetticamente con argomenti inoppugnabili, tanto che tali soggetti rifiutano sistematicamente il confronto, limitandosi a dichiarazioni senza diritto di replica.

Se la protesta è contro l’articolo 9, che in teoria si potrebbe applicare già oggi anche ai biglietti visto che c’è la questura-on-line, perchè gli ultras rifiutano la tessera ma non di fare il biglietto?
Perché l’art. 9 è stato attuato in sordina. Solo tramite questo sito, qualche mese fa, avevo scritto che visto che l’art. 9 ormai veniva applicato anche sui biglietti, la scelta del tifoso era solo tra l’andare ancora allo stadio o il non andarci più. Tutti, comunque, si erano già “sporcati” acquistando biglietti perché, come detto, i controlli iniziali dopo la “posa in opera” dell’art. 9 non sono stati certo annunciati. Inoltre, poiché non bisogna mai perdere di vista l’obiettivo finale della resistenza, che è il rimanere dentro uno stadio e non l’uscirne, una volta applicato l’art. 9 già ai singoli biglietti, la lotta non è più contro la sola tessera del tifoso (altrimenti dovrebbe esservi una lotta anche contro i singoli biglietti) ma è tornata alla radice del problema: l’art. 9.

Se fosse applicato davvero l’articolo 9 secondo la sua formulazione reale e non secondo la falsa (ma giusta) interpretazione di Maroni (anzi mi pare che da qualche parte hai scritto che è già stato applicato così), non si possono seguire le ordinarie procedure per ricorrere presso gli organi competenti ed arrivare fino alla Corte Costituzionale, che in teoria non dovrebbe avere dubbi sul dichiarare l’articolo in questione parzialmente incostituzionale e sul rettificarlo?
L’interpretazione di Maroni è solo parzialmente giusta. L’unica interpretazione giusta è quella per cui non possa fare biglietti solo chi ha un daspo in corso e chi è stato condannato negli ultimi 5 anni PURCHE’ NON ABBIA GIA’ SCONTATO IL DASPO PER LO STESSO EPISODIO.
Detto questo, è chiaro che bisogna trovare il casus belli che consenta di arrivare fino alla Corte Costituzionale, sempre che – di iniziativa – l’art. 9 non venga modificato nel modo che già è stato scritto in alcuni progetti di legge (scritti dal sottoscritto) che giacciono dimenticati in Parlamento dopo essere stati presentati da alcuni parlamentari.
Ecco, credo di avere per le mani proprio ciò che consentirà di aprire uno squarcio: il caso di una persona che – condannato per gli incidenti di Brescia /Roma del 1994 – ha visto la sentenza divenire definitiva solo nel 2010 e quindi vedersi inibito lo stadio per altri 5 anni dopo che ha scontato già da tempo condanna e daspo. Questo è il caso che mi auguro di portare alla Corte Costituzionale.

In tal caso, quali sono i tempi, per tua esperienza, per arrivare a una pronuncia di incostituzionalità, sempre se sarà possibile arrivarci?
I tempi possono essere lunghi:
a) richiesta all’Osservatorio di rimozione dalla black list;
b) ricorso al TAR Lazio contro il diniego e in quella sede eccezione di non costituzionalità della norma.
Il problema è il TAR Lazio che non fissa le udienze se non a distanza di anni: l’art. 9 è già stato impugnato autonomamente al TAR Lazio nel 2009 ma ancora devono fissare l’udienza!

O forse è più facile che l’art. 9 della Legge 41/2007, e magari l’art. 6 comma 7 della L. 401/89 (nella parte in cui non prevede anzichè l’obbligo, la facoltà del giudice di disporre il divieto di accesso alle manifestazioni sportive), vengano prima modificati per via legislativa, anche se finora nessuno se n’è mai interessato?
Lo dicevo prima. Qualche politico se ne è interessato. Tutti – Osservatorio incluso – sanno che abbiamo giuridicamente ragione. E’ per questo che bisogna fare sapere ai politici che se non cambiano l’art. 9 non avranno il voto. Il mio non ce l’hanno da anni ma mi auguro che tanti ragazzi che in passato hanno votato per l’uno o l’altro schieramento non perdano tempo ad andare in cabina elettorale.
Perchè magari, faccio per dire, a sto punto se si è sicuri che questo art. 9 è incostituzionale e che prima o poi come tale verrà dichiarato, posso pensare che tanto vale agire come se non esistesse… no? Certo, è un modo di ragionare utilitaristico e che va contro la battaglia ideologica, ma forse non dico assurdità, sempre se non sbaglio qualche presupposto!
L’unica arma che hanno i tifosi per “spingere” per la modifica dell’art. 9 è resistere: con il divieto totale delle trasferte gli spettatori non possono che diminuire – ed è ciò che sta avvenendo – e questo dimostrerebbe il fallimento della tessera del tifoso che, al contrario, potrebbe divenire uno pseudosuccesso se l’art. 9 vernisse modificato. Farsi subito la tessera del tifoso significa buttare via l’unica arma che si ha per evitare che nel giro di qualche anno migliaia di ragazzi che hanno già scontato le loro pene e le loro diffide non possano più andare in uno stadio, potenzialmente per tutta la vita.

Magari mi dirai, considera i tempi dei tribunali, considera che intanto uno viene condannato in primo e secondo grado e deve subire processi e spese legali… giusto? Se avessi avuto un daspo in passato mi sacrificherei io Per il resto, devo dire che il meccanismo messo in moto da Maroni è davvero diabolico, se non si riesce ad attaccarlo giuridicamente… ma com’è stato possibile tutto ciò? Voglio dire, com’è stato possibile che le società non abbiano detto: “Caro Maroni, coi tuoi ricatti ci possiamo bellamente pulire il deretano, visto che l’unico ricatto (si fa per dire) che consideriamo valido è l’articolo 8, commi 1 e 4, della Legge n. 41 del 4 aprile 2007 che mi vieta qualunque agevolazione e privilegio ad associazioni di tifosi, comunque denominate, proprio com’è la tessera del tifoso nonostante tu la voglia far passare per buona (non si sa come!), e se non rispetto ciò la sanzione che posso subire va dai 50.000 ai 200.000 euro” ? Com’è possibile che abbiano avuto paura più di una circolare ministeriale, in realtà quasi un abuso di potere (diciamo senza quasi?), che di una legge, di rango ben superiore e che addirittura vieta ciò che “raccomanda” il ministro alle questure? Solo per ignoranza, o c’è qualche altro escamotage giuridico che mi sfugge, e quale?
Per ignoranza e paura di un ministro (s)pregiudicato e secessionista che ha minacciato di far chiudere gli stadi se non avessero applicato la sua circolare amministrativa ferragostana. Se fossi stato io il Presidente della Roma mi sarei rifiutato, ma il sistema mediatico è costruito per demolire chi dissente. E ciò vale soprattutto per quegli organi di informazione che dovrebbero rappresentare le forze di opposizione. I principali responsabili sono quotidiani come Repubblica e compagnia bella che solo ora hanno il coraggio di attaccare Maroni, mentre sono rimasti nel più puro servilismo quando era ministro dell’Interno.

Forse le società non erano poi così contrarie alla tessera, se non addirittura erano favorevoli, in modo da togliere la gente dagli stadi e metterla davanti alle più remunerative tv?
E’ anche questa la ragione, soprattutto per le società che rispondono al nome di Inter, Milan e Juventus le cui tifoserie – non a caso – si sono in massima parte tesserate. Sono tutte appoggiate a circuiti bancari e hanno premuto – soprattutto loro – per l’introduzione della obbligatorietà della tessera per via dei loro interessi, ben distanti da discorsi di sicurezza.

E poi… va bene che gli ultras non vanno in televisione, non hanno strumenti per raggiungere i mass media anzi neanche li vogliono, sono autoreferenziali per definizione, ma è possibile che non ci sia un solo importante giornale o canale televisivo che faccia reale e corretta informazione sulle caratteristiche della tessera e sulle innegabili storture giuridiche che ne sono alla base? O il difetto di comunicazione dovrà durare in eterno?
E’ il sistema italiano. Le uniche TV che ti fanno parlare per bene sono quelle locali e lo stesso vale per i giornali.
Ormai la comunicazione vera viaggia solo su internet ma – per via dell’anzianità e di una certa arretratezza tecnologica della popolazione italiana – solo i più giovani si informano in modo alternativo.
I vari subumani che guardano solo i telegiornali e leggono solo i quotidiani tradizionali, oltre a rimanere subumani, hanno già in partenza la tara dello schiavo e del servo. Un chip molto più pericoloso del sistema RFID.

Va bene che la gente è alle prese con una crisi gravissima ed ha altro a cui pensare, ma possibile che ci sia un tale sistema omertoso che non parla più della tessera e quando ne parla lo fa solo in modo superficialmente propagandistico? Possibile che un giornale come la Gazzetta dello Sport, il primo quotidiano sportico nazionale, non abbia fatto altro che dare spazio totale ai monologhi di Maroni che snocciola numeri taroccati, senza un minimo spirito critico e senza un minimo di dibattito con una controparte, solo sul presupposto (del tutto infondato!) che la controparte non sia qualcosa di cui tenere troppo conto perchè “in fondo difende i violenti”? Ma possono dei professionisti del giornalismo ragionare in modi così assurdamente semplicistici?
Sei andato a vedere i componenti del CdA della Gazzetta dello Sport? O chi è il proprietario de Il Messaggero? O chi sta dietro Repubblica? E chi governa il Corriere della Sera? Lo stesso Fatto Quoitidiano, giorni fa, mi ha impedito di isnerire un commento civilissimo ad un articolo di un suo giornalista. Gruppi economico-imprenditoriali fanno dire ai loro giornalisti ciò che il Capitale desidera. E poiché la tessera altro non è che un veicolo bancario, in qualche grassa cena tra direttore/questore/sky e “gente perbene” si è decisa a tavolino la linea.
Quando, ad esempio, Il Romanista ha iniziato a scrivere la verità, il Ministero dell’Interno si è lamentato, e non poco. Quando si rischia il piatto in cui si mangia il giornalista ci pensa due volte prima di scrivere. Per questo mi fido solo dei mezzi indipendenti. Autarchici.
Questo sito è mio. Ospita tutti senza censure e dice quello che vuole. Costa 25 euro l’anno. Se me lo chiudono non perdo nulla e ne rifaccio un’altro. Se costasse un milione di euro dovrei necessariamente pernsarci due volte prima di scrivere.
Ecco perché il futuro sono solo siti web, blog e social network. Quelli sono il più grande quotidiano italiano!

Possibile che passino senza conseguenze nè risposte da chi di dovere l’inchiesta di Report, i servizi di Militello su Striscia la notizia, le interrogazioni parlamentari dell’On. Cento, ecc.? Possibile che nessuno sappia, se non attraverso internet ma perchè vuole lui informarsi e frequentare siti dedicati, dei daspo assurdi, degli abusi di potere, delle coreografie vietate, dei divieti che nulla hanno a che vedere con la violenza?
Vedi sopra. Siamo in presenza di un sistema corrotto, anche mediaticamente. Solo raramente si riesce a dire qualcosa. Sistemi di questo tipo si abbattono, non si cambiano.

Possibile che l’Osservatorio vieti trasferte tranquille anche con tifoserie gemellate o non rivali e/o con l’accordo di società e questure (Bari-Samp, Vicenza-Pescara, Novara-Parma, ecc.), SENZA ESSERE TENUTA A DARE UNA MOTIVAZIONE DEL DINIEGO?
Certo. E’ possibile perché si è in presenza della truffa del secolo, attuata tramite un sistema di polizia indecente contro il quale nessuno osa dire nulla, per le ragioni già sopra spiegate.
I divieti costituiscono una sorta di estorsione: o ti fai la tessera/bancomat o in trasferta non ci vai anche se non ci sono problemi per la sicurezza.
Vogliono i soldi, è abbastanza semplice capire.
Ma i beoti dicono che è per la sicurezza!

Possibile che un’ente ormai totalmente inutile come il C.A.S.M.S. non venga abolito per manifesto gravame sulle spalle del cittadino contribuente che combatte la crisi, solo perchè qualcuno “tiene famiglia”? Possibile che nessuno dica che gli incidenti e l’impiego di tutori dell’ordine pubblico sono diminuiti solo perchè sono diminuiti quelli che vanno in trasferta, che è come far diminuire gli incidenti stradali vietando o limitando la circolazione delle auto? Possibile che per assurdo l’anno scorso i trasfertisti non tesserati dovessero andare in un settore non ospiti, cosa da tutti noi già ampiamente prevista come foriera di incidenti poi puntualmente avvenuti, e quest’anno per rimediare alla falla si sia fatto addirittura di peggio, arrivando a negare in maniera sistematica (e quindi illegittima, perchè a quel punto la scusa della sicurezza non può reggere!) l’accesso allo stadio ai tifosi residenti nella regione della squadra ospite, arrivando di fatto a una discriminazione territoriale vietata secondo i più elementari articoli della Costituzione Italiana? Sono avvilito, anzi incazzato nero!
Purtroppo, in Italia, è possibile.
Altrove non credo.
Del resto un Parlamento pieno zeppo di pregiudicati e di conflitti di interessi non poteva che portare a questo. Siamo passati dalla TVcrazia alla bancocrazia. Il futuro è nero, non solo per il calcio, ma per la libertà dei popoli e votare è divenuto totalmente inutile, visto che una Banca Centrale Europea è in grado di imporre un governo e di farne cadere a piacimento, semplicemente spostando enromi masse di denaro. E se governa una banca, speriamo solo che capisca che può fare più affari se modifica l’art. 9.

Cosa prevedi possa succedere in futuro? Cosa potrà far cadere questo muro contro muro ormai senza  possibilità di dialogo? La tessera e le leggi repressive cadranno politicamente, o giuridicamente, o non cadranno proprio?
Difficile saperlo: dico sempre che – purtroppo – è l’economia che regola il mondo, quindi solo ragioni economiche posso far spostare qualcosa. La Lega Pro è in rovina, ogni stagione falliscono società gloriose, gli stadi sono totalmente deserti. In Serie B, idem. In Serie A gli stadi sono vuoti: per Fiorentina/Roma c’erano 16.500 spettatori quando solo dieci anni fa ce ne erano almeno 35mila. Il settore famiglie dell’Olimpico nelle partite della Roma è vuoto perché giocano tutte le partite alle 20.45.
Tutto questo, si spera, potrà indurre qualche forza politica a modificare l’art. 9, cosa che consentirebbe ai manigoldi di eliminare almeno uno dei loro problemi.

C’è qualche possibilità che lo studio di federsupporter sulla legge di stabilità che dal 2012 manderebbe in soffitta la tessera – bastando l’autocertificazione, a loro dire – abbia riscontri positivi, o l’Osservatorio come al solito troverà qualche scusa per dire no?
Debbo dire, in tutta sincerità, che quanto sostenuto da Federsupporter, se pur giuridicamente corretto, mi sembra una boutade improduttiva di effetti pratici: siamo di fronte a dei soggetti che hanno spacciato per legge una circolare, figuriamoci quanto gliene può importare di una simile interpretazione di legge.

A che punto è la battaglia della Roma per i carnet di biglietti? Se andrà a finire come tutti si augurano, sarà poi possibile fare qualcosa anche per le trasferte senza tessera o su questo non ci sono spiragli? Perchè il vero nodo è quello delle trasferte libere!
La Roma ha varato un programma leggermente diverso dal carnet di biglietti, che pure poteva del tutto legittimamente adottare al di là delle illegittime pretese dell’Osservatorio. Ha consentito ai tifosi di poter acquistare in anticipo i biglietti per tutte le partite, tranne tre che l’Osservatorio ha giudicato a rischio (Roma/Catania, Roma/Lazio e Roma/Napoli) e per le quali bisognava dare un contentino. E’ una prima crepa che spero possa portare al crollo del muro.

Una cosa poi non si può più sentire, e vorrei anche da te dei suggerimenti su come fare a fermarla: anche questo nuovo Ministro Cancellieri ha cominciato a dire, come Maroni e come in coro tutti gli uomini della politica sportiva al comando, che “la tessera va de-ideologizzata” o che “la tessera non va vissuta come qualcosa contro il tifoso ma qualcosa a suo favore”. Cosa dobbiamo fare per fargli capire che l’atteggiamento di chi contesta la tessera non potrà mai cambiare finchè non saranno i presupposti della tessera a cambiare, e che non è un capriccio di chi protesta ma ci sono dei motivi reali e non trascurabili per cui adesso, così com’è, la tessera è CONTRO il tifoso e la sua dignità di libero cittadino con doveri ma anche DIRITTI?
Credo sia difficile che un Ministro dell’Interno – ex Prefetto – in età pensionabile possa capire e, soprattutto, cambiare linea. Non credo che neppure sappia dell’esistenza dell’art. 9 e del reale motivo della protesta ed auspico che l’Osservatorio glielo comunichi presto, visto che proprio l’Osservatorio ha a questo punto interesse alla modifica dell’odioso articolo.

Insomma, caro Lorenzo, possiamo ancora avere delle speranze o dobbiamo soffocare il grido di libertà, metterci il cuore in pace e abbandonare gli stadi perchè qualcuno ci vuole imporre il modo di fare l’amore con la propria squadra (a proposito bellissima la vostra coreografia, ovviamente multata, in curva sud proprio nella partita con noi)?
Se  non avessimo più speranze lo avrei scritto a chiare lettere. L’importante è non far diminuire le speranze che si hanno, perché se anche tutti adesso ci facessimo la tessera avremmo tre conseguenze:
a) non avremmo più armi da utlizzare contro l’art. 9, se non quella giudiziaria;
b) man mano che viene messo in opera l’art. 9, centinaia e centinaia di ragazzi che hanno già scontato il daspo e la prorpia pena non potranno più seguire le squadre per cui tifiamo: se essere tifosi della Roma o di una qualsiasi squadra è quel “dimmi cos’è che ci fa sentire amici anche se non ci conosciamo”, allora nessun tifoso – non solo ultras – può permettersi di abbandonare i propri amici per strada per il proprio egoismo, a meno di non avere un concetto assai singolare di “amicizia”.
c) ai primi disordini tipo Genoa/Milan le trasferte verrebbero nuovamente vietate, con buona pace della tessera del tifoso. Del resto è già accaduto per Catania/Roma di un paio di stagioni fa, dove non bastò neanche la tessera del tifoso per andare a Catania ma bisognava essere residenti nel Lazio.
LA COSA CHE FA PIU’ MALE E’ SAPERE DI AVERE RAGIONE MA NON POTER FAR NIENTE PERCHE’ NESSUNO TI ASCOLTA!
NO ALLA TESSERA DEL TIFOSO! TRASFERTE LIBERE!”.
Sicuramente. Del resto, come scrivevano proprio i leccesi in un noto striscione, “non mi lego a questa schiera, morrò pecora nera”.

FONTE: AS Roma Ultras