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Altre telecamere al Tardini. Ma a cosa gli servono?

22 - 07 - 2009

Tra i vari lavori che Prefetto e Questore hanno richiesto per lo stadio di Parma, c'è anche l'incremento della videosorveglianza. Sia all'interno che all'esterno dell'impianto. Nonostante ci siano già telecamere ovunque, ne pretendono ancora.
Mentre il Governo nazionale ha dichiarato guerra alle intercettazioni in nome della "privacy" (almeno, questo è quello che dice il Governo), il Prefetto di Parma (rappresentante del Governo nella provincia) ha chiesto di aumentare la videosorveglianza al Tardini, riducendo ancor di più la "privacy" di chi va allo stadio. La contraddizione è evidente. Una contraddizione in linea di principio, ma non solo. Il "ddl intercettazioni" (1415-A) presentato dall'attuale Governo (e già approvato alla Camera), mette sullo stesso piano "riprese visive" e "intercettazioni" (telefoniche, ambientali, e in qualsiasi altra forma [vedere: art. 1, comma 9]). Anche perché sarebbe curioso stabilire per legge che si può spiare/sorvegliare una persona ma senza "ascoltarla", o che si può spiare/sorvegliare tutti a caso (con, ad esempio, delle telecamere fisse in luoghi pubblici) e poi fissare dei limiti di ammissibilità (come fa tale ddl) per cui al di sotto di certi reati non si può essere spiati/sorvegliati. Ma non solo, le "riprese visive" e le "intercettazioni" potranno essere autorizzate solo quando esistono "gravi indizi di colpevolezza". Ovvero: quando si è certi che si sta spiando/sorvegliando il colpevole del reato, e nessun altro.
Alla luce di tutto questo, tale decreto appare molto estremista sul fronte della "privacy" e ben poco interessato alla "sicurezza". Da quello che poi fanno intendere alcuni politici e giornalisti, si vorrebbe applicarlo alla lettera solo in certi casi, in modo da tutelare esclusivamente la "riservatezza" dei potenti.
Ricordiamo che limiti alle intercettazioni telefoniche erano stati posti in essere anche dal precedente Governo. Segno che le classi dirigenti tengono molto, e in modo abbastanza trasversale, alla loro "privacy".
Indipendentemente da quello che fanno i poteri forti, noi ultras non chiediamo questo tipo di "riservatezza", che puzza tanto di impunità. Per quanto ci riguarda direttamente: le telecamere possono anche servire, ma devono rispettare le persone e non devono essere finalizzate alla repressione sociale.
In parole povere: le registrazioni dovrebbero essere visionate ed utilizzate solo nei veri casi di REATO. Ovvero: per perseguire eventuali reati (veri) e non le "violazioni" alle norme anti-tifo e anti-ultras, ovvero quelle regole speciali che trasformano azioni legittime in illegittime, quando svolte allo stadio o in occasione di eventi sportivi (sventolare bandiere, appendere striscioni, suonare tamburi, accendere artifizi pirotecnici, ecc.).
Si inventano le norme anti-tifo; si piazzano le telecamere per incastrare chi non le rispetta; e infine si colpiscono e si allontanano gli ultras grazie ai daspo (le diffide, che alla faccia del Diritto privano della libertà, senza che ci sia stato alcun processo).
Utilizzarle le telecamere come accade ora, per visionare tutti e sempre, per studiare e schedare (anche in assenza di qualsiasi reato), persone che hanno l'unica "colpa" di frequentare lo stadio della propria comunità, è una violazione ai più basilari diritti alla riservatezza (quella vera). Lo spionaggio della gente (in assenza di reato) e la schedatura preventiva delle persone (innocenti) sono pratiche da Stato di polizia.
Le telecamere non sono la bacchetta magica per garantire l'ordine pubblico. Le telecamere possono essere un deterrente, possono servire ad individuare eventuali responsabilità, ma l'ordine pubblico va gestito con scelte assennate sul territorio. Per una corretta gestione dell'ordine pubblico ci vuole innanzitutto buonsenso. Piazzare tremila telecamere, per poi incentivare gli scontri (per imperizia, se non proprio deliberatamente, ma in merito abbiamo molti dubbi), magari facendo transitare i tifosi avversari davanti alla Curva di casa (come spesso avviene, e SOLO a Parma) o lasciando che migliaia di tifosi senza biglietto arrivino davanti allo stadio per poi tenerli appositamente fuori (vedi Parma-Inter del 18 maggio 2008), significa operare contro la sicurezza per la repressione sociale. Perché in tale contesto le telecamere non servono a prevenire o ad individuare tutte le responsabilità (anche dei vertici), ma a colpire un solo obbiettivo (la base, gli ultras e i tifosi) anche quando certe situazioni le hanno create altri. Che sia questa la via che il potere vuole utilizzare per cercare di toglierci dalle scatole? Così magari non ci sarà più nessuno a denunciarne le malefatte e le speculazioni (ad esempio: quella di sottrarre il Tardini alla comunità parmigiana).
Oggi chiedono telecamere. Domani creeranno problemi di ordine pubblico per renderle "produttive"? Loro, intanto, non pagano mai. A loro la privacy e l'impunità. A noi le telecamere e le diffide?


Questo articolo è disponibile anche in audio, in documentario sulle telecamere già installate al Tardini.
Il filmato sotto (richiamato da Youtube), trasmette il documentario.
Buona visione.

Il video è comunque disponibile anche per il download.

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