BOYS PARMA 1977

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Nuove leggi antiche magagne

26 - 02 - 2007

Un nostro striscione dell'anno scorso recitava: "DECRETO PISANU: PER GLI ULTRAS IMMEDIATO PER LE SOCIETÀ RIMANDATO". Tolleranza zero con gli Ultras, mentre le società ed il calcio in genere, a forza di deroghe, accordi personali, dimenticanze, leggerezze, potevano infischiarsene della legge.
Di recente la Lega Calcio ha votato per riprendere il campionato, senza preoccuparsi del pubblico pagante. Così, con tanti stadi non a norma, molti abbonati e tifosi sono stati privati del diritto d'assistere alle partite.
Sembra che la violenza si risolva con l'installazione dei tornelli. Il punto è un altro, il fatto è che Euro 2012 è vicino ed i nostri stadi vanno ristrutturati o addirittura rifatti e nessuno vuole metterci i soldi ma tutti sono pronti a guadagnarci. Il ministro parla di vendere gli stadi alle società e di dargli ulteriori compiti di pubblica sicurezza in essi (un luogo pubblico). Lo Stato garantirebbe l'ordine all'esterno dell'impianto, le società (a mezzo di buttafuori - steward) all'interno. La scusa è quella di voler ridurre le spese. Ma un maggior numero di buttafuori, con sempre più poteri, non significherebbe un risparmio per lo Stato. Gli agenti che operano all'interno degli impianti sono in larghissima parte gli stessi che, prima e dopo la partita, sono fuori dai cancelli.
L'idea è di espropriare il Paese di propri beni (gli stadi, luoghi pubblici) per consegnarli nelle mani di grandi gruppi economici. Quei gruppi che, disponendo di grandi risorse, potranno dar vita a grandi impianti polifunzionali.
Intanto ci stanno rimettendo i tifosi (coloro che vanno allo stadio), TUTTI, e le società più piccole. Chi è riuscito in tempi record ad installare i tornelli ha avuto il permesso di giocare (San Siro), chi ha risorse modeste e bilanci tirati all'osso, si è visto chiudere lo stadio (Verona). Si privilegiano le societù più ricche, si colpiscono Ultras e tifosi con leggi anticostituzionali, si garantisce l'impunità agli uomini del sistema. Quando qualcuno di loro è pizzicato (vedi calciopoli 2006) tutto si risolve in una bolla di sapone.
Si è sentito da tutte le parti, calciatori e allenatori: giocare senza pubblico non è calcio. Infastidisce oggi questa ammissione, quando da anni il sistema svende la fede dei tifosi cedendo a suon di milioni i diritti televisivi alle pay tv. E allora appoggiamo le parole di Delio Rossi, l'unico forse ad aver ammesso le colpe del calcio di fronte allo strapotere delle televisioni. Occorre cambiare dalle fondamenta, dai principi, dal rispetto verso i propri tifosi, dal rispetto verso gli avversari, dalla logica di vivere la partita come fondamentale momento di aggregazione sociale. Sappiamo bene che le colpe ricadono anche su di noi, vorremmo solo che i problemi venissero risolti alla radice e non con la solita legge repressiva "scarica barile".

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