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Il sistema è salvo

27 - 07 - 2006

Nel calcio non c'è bisogno dell'indulto. Perché nessuno, mai, finisce in galera, e perché per il lavoro sporco non si aspetta neppure il Parlamento; i maxi-sconti li decidono direttamente i giudici. In primo grado smontano l'accusa, ignorando le prove; in secondo, preso atto che la tesi della procura è stata inficiata, riducono al minimo le pene. Il sistema è salvo.

Tratto da "Il brutto epilogo del grande processo" di Maurizio Crosetti. "La Repubblica" 26-07-2006.

[...] C'erano prove schiaccianti, che si voleva di più per condannare? Poca coerenza e pochissimo equilibrio hanno guidato la mano dei giudici della Corte Federale, il cui capolavoro è il perdono di Franco Carraro, per anni la vera sponda dei potenti a palazzo, l'uomo messo a capo di Lega e poi Federcalcio da Juventus e Milan, anzi da Giraudo e Galliani, perché li aiutasse a trasformare il pallone in un meccanismo di spartizioni economiche e distribuzione di poteri.
Missione compiuta. E adesso il presidente di tutte le stagioni, il gran collezionista di poltrone se la cava con 80 mila euro di ammenda, invece dei quattro anni e sei mesi di inibizione. Vedrete che tra poco lo ritroveremo a capo di qualcosa, magari degli Europei 2012, e nel frattempo farà pure l'offeso.
L'aria di perdonismo che negli ultimi giorni soffiava dalle fessure del tribunale, con quel feeling sospetto tra avvocati difensori e avvocati-giudici (la Corte Federale questo esprime) era vera, anche se probabilmente non è giusta.
[...] Quello che sembrava, e che rimane, il più grande scandalo della storia del calcio italiano, però nel paese dei condoni e dei compromessi, non è tale per i giudici: dopo le scommesse a inizio anni Ottanta, Milan e Lazio finirono dritte in B.
[...] la furente Juventus che annuncia il ricorso al Tar (ma perché si è scelta un avvocato che in previsione giudicò equa, durante il primo processo, una serie B con penalizzazione e ora parla di sentenza incredibile?), e anche i perdonati giurano che andranno avanti con la carta bollata fino alla fine: puntano, forse, alla medaglia al valore e all'encomio solenne.
Inutile si è dimostrato il tentativo di riformare gli organi di giustizia sportiva, con la chiamata (improvvida? intempestiva?) del procuratore Borrelli, al quale qualcosa o qualcuno ha legato le mani. Se questo è il risultato di tanto sforzo di cambiamento, forse valeva la pena lasciare al loro posto gli uomini di prima, senza agitarsi troppo.
Gli avvocati difensori insistono sui capri espiatori e sull'assenza di illecito, e sono pagati per non vedere l'evidenza: il marcio era globale, diffuso, era il sistema stesso. Farlo crollare, e ricostruirlo, significava toccare troppi interessi di azionisti, città, sponsor, televisioni. Il ricatto economico, alla fine, si è rivelato l'argomento più efficace.
E poi, tutta questa fretta di chiudere, tutta questa smania di tornare in campo e rispettare date e calendari. Ma perché? Per non far ritardare la religione dei campionati? Non era questa la priorità e neppure l'iscrizione dei club alle Coppe. Si poteva davvero cambiare un mondo, invece ci s'illude di averlo salvato eliminando due lupi come Moggi e Giraudo. Non vederli più in azione è già un bel risultato, ma lo sporco del loro calcio rimane.

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