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Forlì: tre tifosi diffidati per cinque anni

29 - 04 - 2006

Tratto da "Il Resto del Carlino" del 08 Marzo 2006
Imitavano gli scimpanzè della giungla. E alitavano grossi "uuuh uuuh" dagli spalti del "Morgagni". Sceneggiata poco oxfordiana celebrata - dice l'accusa - da tre tifosi forlivesi. Le grida scendevano saettanti in campo non appena a toccar palla erano i due giocatori di colore della Spal: Mehemet Diagouraga e Marco Aurelio Cunha Dos Santos. Era il 16 ottobre del 2005. Sconfitta secca, uno a zero, per i biancorossi di Cotroneo. Sconfitta ancora più netta per la figuraccia di quei cori razzisti. E adesso per i tre individuati dalla Digos come presunti responsabili di quegli insulti è arrivata la stangata. Il questore gli ha chiuso le porte di stadio e palazzetto: per 5 anni i tre, due 33enni e un 31enne, non potranno più farsi vedere ai botteghini quando si gioca calcio, basket e volley. Provvedimento valido anche per l'estero. A firmare la durissima sanzione amministrativa è stato il questore di Forlì Rinò Germanà. Che dopo aver soppesato i dati raccolti dagli uomini della "squadra tifoserie" della Digos ha sottoscritto l'espulsione. Che per tre dei cinque anni dovrà essere accompagnata anche dall'obbligo di firma in questura (ma solo per il calcio). Una restrizione della libertà avallata anche dal giudice Giovanni Trerè. Provvedimento durissimo. Che in Italia ha un unico precedente, a Messina. Lì la legge 93 del 2005 venne applicata dopo gli strali razzisti piovuti nel novembre 2005 durante Messina-Inter a Zoro, giocatore ivoriano dei siciliani. La polizia identificò alcuni ultras nerazzurri ritenuti colpevoli di "atti di discriminazione per motivi razziali". E scattò la sanzione, per 5 anni. La stessa applicata ora dal questore Germanà al terzetto forlivese.

Abbiamo già commentato quanto accaduto alla Nord di Milano esponendo contro l'Inter, a San Siro in Coppa Italia, uno striscione che recitava: "PER UN CORO INSENSATO CINQUE ANNI È IL VERO REATO". A Forlì, nelle serie minori, è accaduta più o meno la stessa cosa ma la notizia è apparsa soltanto sugli organi di stampa locali.
Cinque anni senza calcio. Cinque anni durante i quali, ogni domenica, si negherà la libertà individuale a tre persone utilizzando l'obbligo di firma. Una condanna particolarmente severa, dimenticandosi che gli sfottò ai giocatori avversari sono, da sempre, una componente del repertorio canoro di ogni tifoseria. Da qualche tempo, però, si è legiferato anche in merito ai cori da stadio. Per ora, nella pratica: si possono insultare i giocatori italiani o europei, sicuramente non quelli di colore. Una normativa, o comunque una giurisprudenza, che applica pene diverse in base alla razza di chi viene offeso viola apertamente il principio della "legge uguale per tutti", discriminando le persone su base razziale. Viceversa, almeno noi della Nord di PARMA, non discriminiamo nessuno: fischi e ululati sono per tutti i nostri avversari.
Non dimentichiamoci che sono già in vigore norme che vietano la discriminazione territoriale e, prima o poi, saranno applicate. Oggi si puniscono determinati cori, domani se ne puniranno altri, fino a condannare chi avrà l'ardore di fischiare gli avversari. All'estero accade già e nel nostro paese c'è una forte tendenza esterofila; quindi: aspettiamoci il peggio.
La cosa che più impressiona è la pena inflitta ai tre tifosi forlivesi: cinque anni (senza processo). Tutto questo in un mondo, quello del calcio, dove non si è mai visto un giocatore squalificato 5 anni per aver rivolto offese (di qualsiasi tipo) agli avversari, dove non si puniscono i dirigenti corrotti, dove si depenalizzano progressivamente i reati di doping. Garantismo e impunità per i potenti; pugno di ferro e repressione e per gli Ultras, inventandosi nuovi reati, applicando norme sempre più restrittive. Un Ultras, infatti, può ormai essere diffidato per 3 anni anche solo perché sospettato d'aver partecipato a tafferugli, a 5 se osa offendere un giocatore di razza nera. Un Ultras deve affrontare processi, deve pagare gli avvocati, deve subire trattamenti discriminatori, deve chiedere il permesso di allontanarsi da casa alla domenica, anche quando il suo crimine è, semplicemente, quello di aver cantato allo stadio.

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