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Cassazione, sugli Ultras diffidati deve decidere il giudice

10 - 11 - 2004

Si sono levate molte polemiche su una delle ultime decisioni della Cassazione Romana, che accettando il ricorso di un Ultras romano, ha di fatto allargato le maglie del divieto di stadio: per la convalida del provvedimento il giudice (GIP) deve motivare obbligatoriamente la sua decisione in ordine alla pericolosità del soggetto in questione..... sembrerà strano, ma fino ad oggi non era così, la diffida era a discrezione del questore di turno. Un precedente di questo rilievo limita i poteri del questore che finora si vedevano confermare tutte o quasi le richieste di "divieto" presentate a carico di ragazzi che frequentano gli stadi. In teoria non ci dovrebbe essere nulla di scandaloso, gli Ultras verranno trattati come tutti i LIBERI CITTADINI, condannati e diffidati solo dopo essere stati regolarmente processati. Vedremo se questa sentenza darà una svolta garantendo anche a noi ULTRAS i normali diritti di tutti i cittadini o se verrà trovata ancora una volta la solita scappatella italiana che manderà ancora una volta la giustizia a quel paese.
Immediate le lamentele del SAP (sindacato autonomo di polizia): preoccupati per questa limitazione di poteri, lanciano allarmi dicendo che i "teppisti" saranno così in grado di girare indisturbati fino alla sentenza del GIP, la quale deve rispettare tempi molto più lunghi rispetto alle anticostituzionali leggi speciali di oggi, che prevedono l'arresto con fragranza di trentasei ore e processi per direttissima, provvedimenti che al giorno d'oggi non riceve nemmeno chi si macchia di reati ben più gravi di quelli che possono accadere allo stadio. Di parere opposto i due avvocati che hanno vinto il ricorso, Fabio Alonzi e Francesco Petrelli, basandosi sull' incostituzionalità del fatto che il questore non ha i poteri per decidere la pericolosità o meno di un soggetto senza valide prove: "non c'è mai eccesso di garantismo quando si decide in merito a un provvedimento che intacca la libertà individuale". I legali temono dunque che senza il controllo di legittimità del giudice, qualsiasi provvedimento, finora sempre accolto, contribuisce allo "stato di polizia".
Qui sotto riportiamo l'articolo di Matteo Tonelli tratto da "La Repubblica" del 27 Ottobre 2004.

Per le Sezioni unite penali l'interdizione dagli stadi dovrà essere convalidata dal giudice per le indagini preliminari.
L'avvocato dei tifosi: "Fino ad oggi troppa discrezionalità"
ROMA - Più garanzie per gli ultrà diffidati. Le Sezioni unite penali della Cassazione hanno infatti stabilito che la diffida, il provvedimento del questore che dispone il divieto di accesso allo stadio e obbliga l'ultrà violento a comparire negli uffici di polizia, dovrà essere convalidato dal giudice per le indagini preliminari. In particolare, il gip dovrà accertare le motivazioni del provvedimento e "la reale pericolosità del soggetto". Fino ad oggi, invece, l'autorità giudiziaria si limitava ad un semplice controllo formale dei presupposti di legittimità dell'atto, escludendo ogni intervento di merito. Che era nelle sole mani del questore. "E' stata corretta un'anomalia - dice l'avvocato Lorenzo Contucci, difensore di molti ultras italiani - Non si capiva perché per tutte le misure di prevenzione occorresse il controllo del giudice e per i tifosi no". Le sezioni unite della Suprema corte hanno espresso questo indirizzo garantista nei confronti degli ultrà nonostante il sostituto procuratore generale della Cassazione, Giuseppe Veneziano, non ritenesse necessario il controllo del Gip sul giudizio di pericolosità dei tifosi diffidati effettuato dal questore. E proprio le mosse del questore erano al centro delle maggiori critiche dei tifosi. "ll questore - continua Contucci - ha, o meglio aveva, una discrezionalità che a volte sfocia nell'arbitrio. E così ci sono decine di casi di tifosi diffidati e assolti nel processo. Solo che, visti i tempi della giustizia italiana, l'assoluzione arriva a diffida ampiamente scontata". Quella della Cassazione è una pronuncia che gli ultras italiani chiedono da tempo. Introdotta nell'89, con un limite massimo di un anno e con un campionato che si giocava solo la domenica alle 15, la diffida è, via via, cresciuta. Sia nel tempo (fino a tre anni), sia con l'introduzione della firma (fino a tre volte durante il periodo della partita). A fronte di un campionato che ha dilatato le partite durante l'arco della settimana. "In pratica le sezioni unite hanno dato concretezza alla sentenza 512 del 2002 della Corte Costituzionale secondo cui l'accertamento della pericolosità deve essere sotanziale. Una sentenza, purtroppo, ampiamente disattesa" spiega ancora Contucci.
Che accadrà adesso? Non è che quella di oggi potrebbe diventare una vittoria per gli ultrà più violenti? "Non è così. Da oggi ci sarà una minore discrezionalità e una maggiore verifica - conlude Cantucci - Sperando sempre che il giudice controlli realmente le carte".
(27 ottobre 2004)

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CARRARA: DIFFIDATI SENZA PROVE NE' FILMATI

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