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No allo stadio-centro commerciale

30 - 10 - 2009

L'articolo che segue, di Giacomo Russo Spena, è stato tratto da terranews.it, inserimento del 23 ottobre 2009.

Un calcio ai tifosi
Lo stadio si trasforma in un centro commerciale

INTERVISTA. Per Lorenzo Contucci: «Gli impianti sportivi del futuro sono concepiti in funzione del dio denaro».

«Si vuole operare una vera e propria sostituzione dei tifosi di calcio, in favore delle categorie più agiate. Una sorta di pulizia etnica di classe». Lorenzo Contucci, avvocato di molti ultras ed esperto del pacchetto antiviolenza, non vuole sentir parlare della nascita di "stadi polifunzionali e produttivi" in Italia: «Non sono contrario agli impianti di proprietà - dice ma con questa legge i criteri di costruzione non terranno presente le passionalità dei supporter. Campo Testaccio era la struttura della Roma ma era scoperto, di legno e con prezzi popolari».

L'intento è quello di far ritornare le famiglie negli impianti e di emarginare il tifo violento?
Detesto l'idea di poter comprare un telefonino in uno stadio, come se non ci fossero abbastanza centri commerciali per la città. La gente comune continuerà ad andare allo stadio solo occasionalmente. Del resto il solo costo dei biglietti per una famiglia di 4 persone si aggira sui 200 euro. Quanti potranno permetterselo? E nessun impatto ci sarà sulla violenza: da diverse decadi gli incidenti avvengono fuori gli stadi e non dentro.

Ma in Inghilterra funziona così da anni.
Innanzitutto lì gli stadi sono sempre stati di proprietà e, a differenza di quanto propone questa legge, non sono stati costruiti in periferia e con i soldi pubblici. Molti club d'Oltremanica hanno adesso i conti in rosso. È il capitalismo esasperato che ha rovinato tutto. L'Emirates, il nuovo impianto dell'Arsenal, è popolata solo da chi può permetterselo. Chi ha un basso salario non può andarci.

La sorprende che la proposta venga da uno schieramento bipartisan?
No. Vedo sempre meno differenze tra centrodestra e centrosinistra su provvedimenti del genere.

Intanto gli ultras vanno all'attacco.
Quel che si teme, a ragione, è che i nuovi stadi tengano conto di tutto tranne che dei veri tifosi. Il rischio è la perdita pressoché totale della passionalità, che ha bisogno del concentrarsi sull'evento e non sulla nuova marca di jeans in vetrina.

Vede similitudini con la tessera del tifoso?
Entrambe le norme hanno alla base il medesimo progetto economico: gli stadi del futuro sono concepiti in funzione del dio denaro. Chi dissente deve esser fatto fuori. Molti ultras sono ormai rassegnati a perdere definitivamente il loro giocattolo.

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