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Speciale: No alla Tessera del tifoso

La gabbia del tifoso, di Paolo Cento

16 - 09 - 2009

L'articolo che segue, del 15 settembre 2009, è di Paolo Cento, giornalista ed esponente dei Verdi.

La gabbia del tifoso

Paolo CentoIl campionato di calcio è iniziato sotto il ricatto dell'introduzione della tessera del tifoso. Questo strumento secondo le intenzioni del ministro Maroni dovrà essere operativo dal primo gennaio 2010 e rappresenta una vera e propria schedatura delle tifoserie. Nonostante il silenzio generale delle forze politiche, bipartisan solo e soprattutto quando si tratta di inserire norme contro i tifosi, timidamente un dibattito sembra aprirsi come dimostrano gli interventi coraggiosi di Gianni Mura su La Repubblica e del ct della nazionale Marcello Lippi.

Dal gennaio 2010 sarà nei fatti impossibile seguire la propria squadra in trasferta per chi ha avuto qualche problema con la giustizia relativa a fatti inerenti il calcio. Siamo di fronte ad una norma incostituzionale laddove prevede una limitazione di movimento delle persone e a totale discrezionalità delle società di calcio che dovranno decidere a chi concedere o meno questa tessera.

Norma speciale che niente ha a che vedere con la sicurezza delle manifestazioni sportive, per altro già garantita da un sistema di norme penali che negli ultimi anni ha creato delle vere e proprie mostruosità giuridiche, come le pene per chi introduce negli stadi striscioni non autorizzarti o fumogeni o l'introduzione dell'arresto in flagranza differita.

Chi sostiene l'utilità della tessera del tifoso dice che questa riporterà le famiglie allo stadio. In realtà, negli ultimi anni tra i divieti per le trasferte e le limitazioni alla vendita dei biglietti, sono state proprio le famiglie ad essere penalizzate.

Sabato scorso contro la tessera del tifoso si è svolta a Roma un incontro nazionale a cui hanno partecipato e dato l'adesione oltre 170 tifoserie provenienti da tutta Italia. Per la prima volta dopo anni tifosi di squadre contrapposte, spesso non in buoni rapporti tra di loro, e a volte con matrici politiche assolutamente all'opposto, hanno discusso civilmente e con grande responsabilità, di come costituire un fronte comune capace di contrastare questa decisione. All'incontro presenti tra gli altri ha partecipato anche un pool di avvocati che ha dato un contributo importante sia sul piano dell'iniziative legali da intraprendere sia sulla necessità di presentare delle vere e proprie controproposte in questa materia. L'incontro si è concluso con la decisione di svolgere una grande manifestazione nazionale che deve avere però l'obiettivo di coinvolgere non solo i tifosi delle curve ma anche e soprattutto l'opinione pubblica.

Intanto l'apposto comitato presso il ministero dell'Interno continua ad utilizzare il divieto di trasferta come forma non solo di tutela del così detto ordine pubblico, ma anche come strumento di pressione verso le società di calcio e le tifoserie che ancora non si sono adeguate alla tessera del tifoso. Significativo è quanto sta accadendo per la partita Siena - Roma. Prima viene vietata la trasferta ai tifosi giallorossi con una decisione immotivata e incomprensibile visti i precedenti tra le due tifoserie assolutamente tranquilli, successivamente viene autorizzata la trasferta della a. s. Roma e con prescrizioni rigidissime. Tre tappe per ritirare il biglietto della partita, obbligo di viaggio nei pullman appositamente autorizzati dalla Roma, schedatura e verifica da parte della questura dei tifosi in partenza, tragitto scortato dalla capitale a Siena e viceversa senza alcuna possibilità di abbinare alla partita quella che è la parte più bella della trasferta: la visita alla città, un pranzo o una cena sociale.

L'effetto è stato che i tifosi della curva sud hanno deciso, giustamente, di non partecipare alla trasferta, e dei 1500 biglietti messi disposizione della Roma ne sono stati al momento venduti solo 350. La decisione dei tifosi giallorossi di disertare una trasferta diventata una vera e propria "deportazione" risulta assolutamente giusta e condivisibile. Questa vicenda ci prefigura lo scenario dei prossimi mesi se la tessera del tifoso entrerà in vigore ne prossimo gennaio: trasferte blindate, famiglie a casa, stadi sempre più vuoti almeno nel settore ospite. È evidente come il futuro del calcio rischia di diventare una poltrona davanti ad una tv a pagamento per vedere la partita uccidendo però la passione popolare e il tifo.

Il calcio sopravviverà a questa nuova botta? Noi siamo convinti che questa tessera del tifoso sia solo l'ultimo tassello di un sistema che vuole rendere il tifoso spettatore televisivo passivo dell'avvenimento calcistico, ormai trasformato nel business dei diritti televisivi o nella sua quotazione in borsa.

Ma c'è un'altra ragione che motiva la contrarietà alla tessera del tifoso e questa deve riguardare chi non frequenta uno stadio e magari non ha alcun interesse per una partita di calcio: l'estensione del un modello di controllo disciplinare della società che spesso, dopo essere stato sperimentato nelle curve, viene esteso ad altri fenomeni della vita civile. Come non ricordare che i lacrimogeni cs usati a Genova durante il G8 furono sperimentati proprio per disperdere gli assembramenti di tifosi fuori dallo stadio?

La tessera del tifoso di oggi può diventare domani lo strumento che discrimina chi vuole accedere ad un posto di lavoro o magari salire su un treno o un aereo. Uno strumento che divide, esclude, toglie diritti senza concedere alcuna garanzia di autotutela. Anche per questo la battaglia contro la tessera del tifoso ci riguarda e bene faranno quelle tifoserie a far sì che su questa vicenda si apra una discussione ampia e libera nel Paese.

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