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Europei 2008: un format per il tifo

21 - 06 - 2008

Il tifo, per essere vero, dev'essere libero. Libero di esprimere sentimenti e opinioni, incitamenti e critiche. Libero d'esternare il pensiero della base (ultras e tifosi) senza condizionamenti dall'alto (società e sponsor). Intimoriti dal tifo libero e popolare, i vertici del calcio nazionale ed internazionale stanno adottando politiche per disgregare i Gruppi organizzati e per pilotare le attività delle tifoserie. Agli Europei in corso quest'attività è ancora più esplicita: animatori prezzolati dirigono le masse secondo un preciso format (uguale per tutti, mai scomodo, e sempre "politicamente corretto"). Le competizioni per nazioni, in generale, non hanno Gruppi organizzati di ultras e tifosi e sono frequentate da un pubblico che non è quello abituale delle Curve. Condizioni ideali per chi punta a controllare e dirigere gli spettatori.

L'articolo che segue è di Furio Zara ed è stato tratto dal Corriere dello Sport.

"Gioca jouer" e lo stadio sa di villaggio vacanze

Innsbruck - Ti hanno detto che sei allo stadio, ma perché invece ti sembra di stare al campo scout dell'animazione cattolica? Tutti insieme, su le mani: alè, alè, alè. Un paio d'ore prima delle partite succede questa cosa da villaggio vacanze. Ci sono due tipi, uno per curva, avvolti nella bandiera nazionale, stanno in campo rivolti ognuno verso la propria platea d competenza. Li hanno pagati per intrattenere i tifosi delle due squadre. Scaldano l'ambiente, attaccano con i cori da stadio, alé, alé, alé, fanno un po' di karaoke, si agitano tanto, magari troppo. Se gioca l'Italia lo show-man è italiano e urla: «Siamo tutti italiani». Boato. Se gioca la Turchia lo showman è turco e urla: «Siamo tutti turchi». Boato. Hanno studiato bene la parte e deve essere un po' che si preparano, perché finora non è mai capitato che un italiano urlasse: siamo tutti turchi.
Americanata allo stato puro, e sa tanto di allegria pompata questo revival del «gioca jouer» di Cecchetto. Com'era? Dormire. Salutare. Autostop. Ok ragazzi, adesso cerchiamo di farlo meglio, diceva Cecchetto, e via così. A un certo punto fanno anche un giochino: sul megaschermo dello stadio appare un'area di rigore, c'è il pallone, c'è il portiere, e chi tira siamo noi, anzi loro: i tifosi. E' un decibel-rigore, cioè: più la curva urla e più il pallone va veloce. C'è di peggio, ma almeno i tifosi la sfangano prima dell'inizio e - tra un wurstel e un corretto - evitano di menarsi. Qui Euro 2008, siamo già entrati nell'era del calcio-reality, con l'animatore in studio che chiama l'applauso, la prossima tappa saranno le risate preregistrate. Tutti insieme, su le mani: alé, alé, alé. Dormire. Salutare. Autostop.

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