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Speciale: Calcio-scommesse

Calcio-scommesse. InGiustizia 2005

14 - 09 - 2006

Tratto da "La Repubblica" (edizione di Genova) del 14-03-2006

Calcioscommesse, addio inchiesta

di Massimo Calandri

Dopo l'archiviazione dell'accusa di associazione a delinquere per Preziosi, abbandonato il filone che riguardava decine di partite. Elementi insufficienti, i giudici rinunciano a indagare. Nel mirino erano finiti anche alcuni calciatori che hanno vestito a lungo la maglia azzurra. Chiuso il caso per le altre gare del Genoa, rimane il processo per il Venezia. Dopo la richiesta di archiviazione dell'accusa di associazione a delinquere nei confronti di Enrico Preziosi e dei suoi collaboratori, si chiude anche l'inchiesta genovese sul calcio-scommesse. Non ci sono abbastanza elementi per sostenere che alcuni giocatori - tra loro dei campioni che hanno vestito a lungo la maglia della nazionale - si misero d'accordo per pilotare i risultati degli incontri del passato campionato.
Un epilogo un po' equivoco, come confessa uno degli inquirenti che dalla scorsa estate hanno rimestato nella palude del football. "Il calcio italiano è pulito? Prove del contrario non ne abbiamo trovate. Ma forse erano sotto controllo i telefoni sbagliati...".
Con la richiesta presentata nei giorni scorsi al gip Elena Daloisio, la Procura di Genova ha in pratica rinunciato ad indagare anche sulle decine di partite di serie A, B e C in odore di combine. Formalmente i pm Alberto Lari e Giovanni Arena non avevano mai aperto un'inchiesta sui risultati "chiacchierati" di match come Sampdoria-Inter, Livorno-Messina o Roma-Lazio, finiti inevitabilmente nel mirino dopo aver intercettato le telefonate di un paio di scommettitori genovesi. Gli stessi scommettitori coinvolti nell'inchiesta sulle carte clonate, fonte delle disgrazie del Genoa. Nel corso dell'indagine, i carabinieri cominciarono a sentire parlare di partite dei rossoblù già decise a tavolino. Ascoltando le chiamate di alcuni tifosi del Grifone, si misero sulle tracce di Enrico Preziosi e dei suoi collaboratori: ma questa è un'altra storia. Sempre grazie alle intercettazioni, i militari presero nota del fatto che alcuni degli indagati sostenevano di aver parlato con questo o quel calciatore - tesserati del Genoa, naturalmente, ma anche di Sampdoria, Inter e Roma - e che i loro interlocutori avevano fornito informazioni "sicure" sui risultati finali di certe partite. Le informazioni si rivelavano esatte, e a volte coincidevano non solo i punteggi, ma addirittura i nomi degli autori delle reti. Nei mesi passati sono stati ascoltati come "persone informate sui fatti" alcuni sportivi: Francesco Flachi, Fabio Bazzani, Morris Carrozzieri, Paolo Di Canio. Tra i temi delle chiacchierate con gli investigatori, le partite Sampdoria-Inter e Roma-Lazio. L'inchiesta della Procura ligure aveva suscitato l'interesse di quella sportiva, e gli stessi giocatori sono stati sentiti anche dagli "007" del calcio, che ha indagato su oltre 40 confronti.
Otto mesi più tardi, gli inquirenti genovesi prendono atto che per la giustizia penale l'ipotesi di un nuovo scandalo sul calcio-scommesse resta appunto tale: un'ipotesi, non sufficientemente suffragata da elementi tali da poter sostenere l'accusa in un'aula di tribunale.
Sulle decine di partite "sospette" scende l'oblìo. Ed altrettanto si può dire rispetto agli incontri del Genoa che i dirigenti rossoblù erano accusati di aver "aggiustato". I pm Alberto Lari e Giovanni Arena si concentrano su di un solo, decisivo episodio: Genoa-Venezia, a proposito del quale ritengono di aver raccolto invece una montagna di elementi probatori. Prova ne è che il giudizio è già stato fissato per il prossimo 6 luglio davanti a Roberto Cascini. La Procura ha in programma di ascoltare nel corso del pubblico dibattimento una sessantina di persone: tra di loro ci saranno diversi giocatori di Genoa e Venezia, l'allenatore Serse Cosmi, gli scommettitori e quei tifosi che con le loro telefonate diedero inconsapevolmente il via all'inchiesta sulla squadra più antica d'Italia, i medici della formazione veneta che saranno chiamati a spiegare l'improvvisa "epidemia" che all'ultimo costrinse a casa mezza squadra lagunare. Tutti i protagonisti di una storia che per ora vede nella veste di imputati Enrico e Matteo Preziosi, Stefano Capozucca, Giuseppe Pagliara, Franco e Michele Dal Cin. E di capro espiatorio il Genoa, condannato alla terza serie.

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