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Sono ignifugo? Sono offensivo?

03 - 04 - 2007

Tratto da "L'Espresso" del 02-04-2007.

Velata, un po' enigmatica e civile: è stata questa la forma di protesta scelta dai tifosi dei distinti centrali dell'Associazione Udinese club ieri sera nel corso della gara con la Lazio per rispondere alle recenti disposizioni sul divieto di introduzione allo stadio di striscioni e materiale coreografico non autorizzato, entrate in vigore dallo scorso week-end.
Anche gli ultras hanno alzato la voce, anzi hanno fatto il contrario: uno sciopero di novanta minuti che ha lasciato il Friuli a lunghi tratti nel più cupo silenzio, quasi fosse una partita a porte chiuse.
Distinti.
Con ventisette magliette bianche, una per lettera, i tifosi dei distinti centrali hanno composto lo slogan: «Sono ignifugo? Sono offensivo?», per sottolineare la mancanza di buon senso del nuovo decreto che vieta l'esposizione di striscioni e bandiere considerati insicuri perché non ignifughi. E così sono spariti dagli spalti tutti i simboli degli Udinese club, il bandierone di 625 metri quadrati raffigurante la zebrona che sorride, simbolo dell'Auc, e tutti i vessilli bianconeri trasformando il Friuli in un impianto totalmente anonimo, ma in piena regola. Addirittura anche l'esposizione delle magliette stesse è stata osteggiata fino all'ultimo dalle forze dell'ordine, che poi hanno dovuto arrendersi alla pacifica protesta.
Curva.
La stessa assenza di colori e simboli si è vissuta in curva, dove i ragazzi della nord hanno invece scelto la via del silenzio come forma di contestazione. Alcuni di essi hanno preso posto nella parte alta del settore più caldo del Friuli rimanendo seduti e composti in perfetto "english style" - che, diciamo la verità, in questi termini non piace a nessuno -, mentre molti altri sono rimasti all'esterno, per non "piegarsi" alle nuove regole, ritenute da gran parte dei supporters come una forte limitazione alla libertà di pensiero.
Fischi.
Come se non bastasse, a sollevare le ire dello sparuto pubblico friulano ci si è messo anche l'arbitro Paparesta, reo di aver preso più di qualche decisione errata nel corso del match e per questo divenuto bersaglio di sonori fischi da parte della tifoseria bianconera. Non sono passati indenni, però, nemmeno gli ex Stefano Mauri - giocatore dotato di indiscusse qualità, ma troppo "nottambulo" per una città di provincia - e Roberto Baronio, che nei sei mesi di permanenza a Udine non ha assolutamente lasciato il segno.
Omaggio.
L'unico applauso sentito e caloroso dalla curva è scoccato prima dell'inizio del match, quando Totò Di Natale e Gaetano D'Agostino hanno consegnato un mazzo di fiori sotto la nord per la recente scomparsa di uno stretto familiare dei due ragazzi più rappresentativi tra gli ultras, Andrea e Carlo. In altri momenti sarebbe sicuramente apparso nel settore anche uno striscione di solidarietà, ma di questi tempi non si concedono eccezioni. Così nemmeno l'Associazione Udinese club ha potuto salutare, come avrebbe meritato, l'ex presidente del Siena Paolo De Luca - mancato venerdì notte a seguito di una lunga malattia -, protagonista di molti incontri tra le tifoserie senese e friulana. Sarebbe dovuto morire almeno otto giorni fa per poter richiedere l'autorizzazione a esporre un messaggio in suo ricordo. E non è una barzelletta.

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