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Daspo: mezzo di repressione

25 - 02 - 2006

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Avvocato e tifoso della Roma, Lorenzo Contucci è diventato un punto di riferimento per i supporters apparentemente più "cattivi": i diffidati. Il legale si occupa anche delle persone raggiunte da questo provvedimento amministrativo che vieta l'accesso allo stadio, quasi sempre con l'obbligo di firma, per chi viene pizzicato dalla polizia a compiere atti di violenza, e non solo, durante le manifestazioni sportive. A RomaOne, Contucci spiega le origini e il contenuto del Daspo (Divieto di accedere a manifestazioni sportive, legge numero 401 del 13/12/1989, ndr), con le sue storture, e a tal proposito rivela l'intenzione di presentare una nuova proposta di legge.

Avvocato Contucci, come nasce il Daspo, ovvero la diffida?
"E' una norma varata nel 1989 su un'onda emergenziale senza considerare le leggi ordinarie già esistenti come, per esempio, il Testo Unico Pubblica sicurezza. La diffida è un provvedimento amministrativo emesso dalla questura, nato per la tendenza italiana a legiferare e ad emanare leggi speciali. Doveva essere un mezzo di prevenzione, si è rivelato uno strumento di repressione".
Quando scatta e come viene applicata?
"Si viene diffidati quando vengono commessi atti violenti in occasione di eventi sportivi. Il provvedimento consente alla Ps di applicare provvedimenti restrittivi, ma legalmente dovrebbe essere un giudice ad emettere il provvedimento mentre ora si limita solo a convalidare. Intendo dire che la discrezionalità della questura spesso viene trasformata in arbitrio. Il diffidato non può recarsi allo stadio per un determinato periodo e spesso è costretto, durante le partite, ad andare in commissariato a firmare".
Ma sono tutti così cattivi i "diffidati"?
"No. Per esempio difendo due tifosi colpiti perché hanno scavalcato un cancello in Monte Mario. Sono diffidati per tre anni con triplo obbligo di firma: prima, durante e dopo il match. Sono incensurati e senza carichi pendenti".
Naturalmente, oltre alla diffida scatta anche il processo penale?
"Sono provvedimenti che viaggiano su binari paralleli. Vi assicuro che c'è una percentuale significativa di diffidati che alla fine del processo vengono assolti, ma ormai la diffida l'hanno già scontata integralmente. Va detto che le statistiche del Ministero dell'Interno sono viziate dal fatto di non considerare assolti e archiviati".
Si può ricorrere in appello?
"Sì, ma anche su questo punto la norma non è chiara. Per esempio solo entro 15 giorni dal ricevimento della notifica si può fare ricorso in Cassazione contro l'obbligo di firma. Questo però ha un costo che varia dai 500 ai 2000 euro. Al Tar ci si può rivolgere entro 60 giorni, ma solo per il divieto di accedere allo stadio. Ma anche qui c'è una sorpresa: i Tar regionali sono d'accordo e respingono tali provvedimenti perché è previsto anche l'obbligo di firma. C'è una sorta di tacito assenso tra gli organi amministrativi di primo grado. In ogni caso comunque la spesa si aggira intorno ai 1500 euro".
In caso d'assoluzione è possibile attivare cause di risarcimento?
"Finora nessuna l'ha mai intrapresa, anche perché comporta un costo aggiuntivo. Ci stiamo lavorando".
La diffida è prevista anche in altri Paesi?
"Sì, ma viene applicata in modo più primitivo. Sono le società stesse che, proprietarie degli stadi, vietano l'ingresso ai soggetti raggiunti dal provvedimento".
Si parla sempre di modello inglese?
"Da noi è difficilmente applicabile, siamo culturalmente diversi. Serve formazione anche da parte delle forze dell'ordine: lì ti accolgono e ti indicano il posto; qui sono in assetto da guerra. In Inghilterra sono più preparati anche se c'è un aberrazione giuridica: un reato commesso dentro lo stadio non può essere giudicato diversamente da chi lo fa in strada".
Un parere sull'idea degli steward avanzata dal Comitato per l'Ordine e la sicurezza che dovrebbe partire dalla prossima stagione?
"Già visto nel 1995, progetto fallito! Nelle curve non servono perché non c'è violenza. All'Olimpico per esempio non c'è un parcheggio riservato ai tifosi avversari. Gli incidenti, purtroppo, avvengono tra tifosi e forze dell'ordine. Anche i poliziotti sono vittime, come i tifosi, dell'impreparazione delle istituzioni. Non c'è formazione fisica e psicologica e a volte vengono mandati allo sbaraglio".
Cosa si può fare per limare i vizi della legge 401?
"Siamo stilando una proposta di legge per evitare che le persone paghino per danni che non hanno commesso o che vengano puniti in misura eccessiva. La norma attuale nasceva con un giusto fine, ma lo stato dell'arte ha portato ad una sua applicazione che non risponde alla nostra Carta costituzionale".

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