La verità non è un film Stampa
Lunedì 22 Ottobre 2018 10:20

Domani è il nono anniversario della morte di Stefano Cucchi, trentunenne romano morto durante la custodia cautelare.

 

 

In questi giorni, *complice* l'ammissione di un carabiniere di essere stato presente al pestaggio del ragazzo, nuova linfa vitale è stata data all'inchiesta-bis e alla voce dell'opinione pubblica. Parte del muro di omertà e di falso e calunnia che in questi ultimi anni ha fatto da padrone in diversi fatti di sangue legati ad azioni delle forze dell'ordine è caduto lasciando emergere quella che oggi riteniamo essere la verità, o se non altro una sua versione incompleta. Stiamo quindi parlando di verità per un ragazzo che al momento del decesso aveva, riportato sul referto medico, lesioni all'addome, al viso, alla gambe e al torace, tra cui una frattura alla mascella, due fratture alla colonna vertebrale e un'emorragia alla vescica, oltre pesare 37 chilogrammi per un metro e 62. Stiamo anche parlando di verità per una sorella che non ha mai smesso di combattere perché la verità per suo fratello venisse fuori, e venisse fuori anche dal carcere, dove solo nel 2009 la causa del decesso per 26 persone era ancora da accertare, e dove oggi, nel 2018, sono 16 le morti con causa da accertare. Tuttavia un altro fatto di questi ultimi mesi ha dato grande visibilità mediatica alla vicenda: l'uscita di un film. Grazie alla pellicola, molte persone si sono trovate a parlare nuovamente della (presunta) brutalità poliziesca della vicenda e di come un cittadino italiano sia morto in custodia cautelare per cause da accertare. E, di nuovo, grazie ad una pellicola, l'attenzione dei media è tornata alta sull'argomento riportando la discussione su cosa si "merita" un ragazzo fermato dalle forze dell'ordine, nel suo caso con 21 grammi di marijuana, 3 dosi di cocaina ed una pillola per l'epilessia, malattia di cui soffriva. Ed è così, che mentre all'uscita del cinema o a casa intorno al tavolo in sala da pranzo o seduti sul divano durante la visione del tg o di una serie tv, si discute su una "meritocrazia" tipicamente nostrana, fuori, per strada o mentre si va allo stadio, potenzialmente chiunque potrebbe essere fermato e portato in custodia cautelare, dalla quale potrebbe non fare più ritorno. Per cui oggi, mentre andate a casa, vi invitiamo a riflettere su questo: potreste essere voi i prossimi. E non c'è principe azzurro o lieto fine.  Benvenuti nel mondo vero. SIAMO TUTTI STEFANO CUCCHI!


PARMA - Lazio 2018/19