Stadi senza tifosi, il calcio che girava intorno Stampa
Repressione e Calcio Moderno - Ultras Liberi
Giovedì 18 Ottobre 2012 18:11

Il musicista Giorgio Moroder,  vincitore di un Oscar, ha detto: “Niente è paragonabile a tenere in mano un disco in vinile, farlo scivolare fuori dalla custodia, soffiare via la polvere, posizionarlo sotto la puntina. Niente equivale a quel frammento di secondo prima che inizi la musica”.

 

Questa riflessione non riuscirà  a capirla, forse, chi un vinile non lo ha mai maneggiato. La musica, al tempo dell’iPod, si è trasformata in qualcosa di totalmente diverso. Un grande marchingegno, l’iPod. E’ un fatto però, al di là della nostalgia canaglia dalla quale spesso ci lasciamo attanagliare, che non riuscirà mai a trasmettere le sensazioni di un vecchio disco in vinile.

Anche il calcio era diverso, a quei tempi. Era un “qualcosa” da custodire con somma cura, non il mediocre prodotto usa e getta in cui è stato clonato. Andare allo stadio  si trasformava in un rito. Ci accingevamo a compierlo con lo stesso atteggiamento sacrale con il quale ci preparavamo all’ascolto di un in vinile. Proprio nel modo che, con suadente sintesi, ci ha spiegato Moroder.

Forse per questo il calcio sapeva offrire alla gente spettacoli dal sapore magico, esattamente come un disco in vinile era in grado di diffondere la sua musica fatata per il puro piacere dei suoi cultori. Erano due emozioni parallele, da centellinare fino in fondo con beata lentezza.

Mettersi in movimento verso lo stadio era come prepararsi ad ascoltare un vinile. Lo scorrere più o meno convulso della settimana finiva per essere  propedeutico al sacrale rito della domenica. Si finiva per trascorrere le giornate con la stessa inusitata leggerezza con la quale ci si sarebbe poi apprestati a scartare il microsolco fresco di acquisto.

Tutto è cambiato nel modo di ascoltare la musica, di accostarsi al calcio, di vivere la propria stessa vita. Certe riflessioni finiscono per scivolare nel patetico, se analizzate con gli occhi cinici del terzo millennio dove tutto corre a rotta di collo senza poter godere di quelle pause che erano fondamentali per ritrovare se stessi e dare un senso più compiuto alle cose che si fanno.

Chi ha condiviso il periodo d’oro del vinile e quello altrettanto prezioso di un calcio archiviato troppo in fretta, si trova in molte difficoltà quando deve spiegare ciò che si provava allora e che non si riesce più a sentire oggi. Sappiamo tutti che il tempo fugge inesorabile, che si deve comunque andare avanti percorrendo a spron battuto la via del progresso che conduce al futuro.

Eppure dovete crederci. La musica girava intorno e le note scivolavano lievi tra i solchi impolverati del vinile così come una partita di calcio girava tutta intorno alla passione dei tifosi. Allora io tifosi erano l’ombelico del mondo. Oggi si trovano confinati alla periferia del sistema.

Quando adesso capita di assistere dal vivo a una partita di calcio, il che accade sempre più raramente, niente potrà mai equivalere a “quel frammento di secondo prima” provato così tanto tempo fa.

Sergio Mutolo

[FONTE: Calciopress]