E' il cemento il nuovo business del calcio! Stampa
Mercoledì 17 Giugno 2015 16:01

Crollano le presenze negli stadi e gli incassi in Serie A, la metà delle società del massimo campionato sono senza sponsor, quindi per restare a galla ci si affida ai diritti tv… e al cemento. Quello per costruire gli stadi ma anche tanto altro, magari rendendo edificabili zone vincolate con la scusa del calcio, dell’interesse collettivo e della pubblica utilità dell’opera.

Così, in una Roma sconvolta dallo scandalo di “Mafia Capitale”, dalle tangenti o dagli stipendi dei dipendenti di partito pagati cash da pregiudicati, l’altro giorno è stato accolto da fanfare mediatiche (e da fuochi d’artificio sparati ad arte per accecare l’opinione pubblica) il plastico del nuovo stadio della Roma. Siamo alla terza o quarta presentazione a dire il vero, ma in tanti sostengono che questa sarà la volta buona e che per distrarre l’attenzione dei cittadini (soprattutto dei tifosi) dagli scandali e dai mille problemi di una città gestita da dilettanti allo sbaraglio, il tutto condito con la candidatura alle Olimpiadi del 2024, un nuovo stadio sia una sorta di panacea di tutti i “mali della Capitale”. Ma il cemento attira tutti, non solo la Roma. Anche Lotito, che fallito il tentativo di costruire un bel quartiere a Roma Nord con la scusa di dare una casa alla Lazio, ha deciso di mettere nel cassetto il progetto dello “stadio delle Aquile”, ma non il sogno di poter costruire su quei terreni sulla Tiberina in portafoglio alla Agricola Alpa. La società è controllata al 99% dalla Micromarket 2000, una subholding immobiliare di proprietà di Cristina e Marco Mezzaroma, i due figli del costruttore Gianni Mezzaroma: ovvero, la moglie di Lotito e il cognato nonché socio di Lotito nell’avventura a Salerno. Una bella storia quella dei terreni sulla Tiberina che Lotito ha provato in tutti i modi ad usare per costruire lo stadio della Lazio, arrivando addirittura a far naufragare a più riprese la “Legge sugli stadi” (era lui a curare i rapporti tra la Lega e il Governo) perché non gli dava mano libera per superare quei vincoli che rendevano inutilizzabili i terreni di famiglia.

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Dopo aver provato in tutti i modi e per quasi 10 anni a forzare la mano a tutte le giunte che si sono succedute in Campidoglio (ben tre e di diversi colori politici…) per ottenere il via libera (tra l’altro senza presentare mai un progetto con allegati studi di fattibilità e sostenibilità economica dell’opera…), messo con le spalle al muro dalla nuova “Legge sugli stadi” che vieta la costruzione di residenziale intorno agli impianti e soprattutto l’utilizzo di terreni con vincoli, Lotito ha pensato bene di rivolgersi al suo amico Carlo Tavecchio per non veder svalutato il valore di quei terreni, che da un valore storico di 1,4 milioni di euro era stato portato (con la scusa dello stadio) nel 2009 a 21,4 milioni di euro… Non si può fare lo stadio della Lazio? Amen, facciamo altro, visto che la priorità non è mai stata fare qualcosa per la Lazio, bensì costruire e incassare grazie al cemento. E allora, ecco che (forse…) ci pensa la Federazione gioco calcio a dare a Lotito quello che gli hanno negato Veltroni, Alemanno e Marino. La Figc guidata da Carlo Tavecchio sta raccogliendo offerte per la costruzione del suo nuovo megacentro federale di Roma. Una nuova Coverciano, insomma, sulle rive del Tevere. Letteralmente sulle rive del Tevere, se alla fine la Federazione sceglierà di accettare la generosa offerta di Lotito, che ha messo a disposizione (ma mica gratis…) i famosi terreni sulla Tiberina. E in quei 25-30 ettari, parte dei quali dichiarati a rischio idrogeologico (da anni sono zona di esondazione naturale del Tevere) e con vincoli storici.La tenuta, infatti, ha delle costruzioni del XVI secolo, fatte dalla famiglia Altieri Pasolini e poi utilizzate come residenza estiva da papa Clemente X alla fine del Seicento. Su questi terreni, il progetto è quello di costruire otto campi da calcio, una sede per gli uffici della Figc, una foresteria e un auditorium-centro congressi. Solo per l’acquisto del terreno si parla di un investimento base di 5 milioni di euro. Michele Uva, direttore generale della federazione dallo scorso settembre, ha dichiarato pochi giorni fa che “Nel centro fiorentino di Coverciano non ci sono margini di espansione e noi abbiamo diciassette nazionali, fra calcio a undici, calcio a cinque e beach soccer, senza contare gli arbitri. Quindi è necessario guardare altrove”. Altrove è Roma, dove “ci sono sei o sette siti al vaglio”. Sull’elenco delle candidature i dirigenti del calcio italiano mantengono il riserbo. Nella lista dovrebbero esserci, secondo fonti accreditate, un paio di grandi spazi nella zona di Roma Nord, uno a Roma est, non lontano dalla zona commerciale di Ponte di Nona-Lunghezza e un terreno ad uso agricolo nel comune di Fiumicino fra l’aeroporto internazionale e la zona commerciale-residenziale del Parco Leonardo. E la lotta per spuntarla sarà dura, perché con il mercato immobiliare fermo tutti i grandi immobiliaristi romani sono interessati al progetto Coverciano-bis. Da Vincenzo Bonifati (editore de “Il Tempo”) ai fratelli Toti della Lamaro, costruttori e proprietari della Virtus Roma di pallacanestro. Bonifati e Toti lavorano nell’area della capitale con la Vianini, la società di Francesco Gaetano Caltagirone. Il costruttore e finanziere, al momento, non si è fatto avanti, ma ha un suo uomo dentro la Federcalcio. A gestire la fase preliminari della Coverciano sul Tevere è Mario Gallavotti, consulente giuridico della Figc, dell’Uefa e membro della commissione affari legali della Fifa, insieme a Giampiero Tasco, socio del circolo Canottieri Aniene presieduto da Malagò e commercialista di fiducia di Caltagirone. “Per ora abbiamo ricevuto soltanto proposte spontanee. Poi faremo un bando di gara. Il piano finanziario è affidato a Federcalcio srl. Con i tassi ai minimi le banche sono disposte a concedere mutui ma cercano soggetti solvibili come la Figc, che può e deve investire in una sede moderna. In Europa lo hanno appena fatto le federazioni tedesca, spagnola e turca”. Così dicono dalla Federcalcio. Il ruolo di Tavecchio e di Lotito è centrale in questa vicenda e tutto ruota intorno a Federcalcio Srl, la cassaforte immobiliare della Federazione di cui doveva diventare presidente Andrea Abodi, in cambio del suo appoggio alla candidatura di Tavecchio in Federcalcio. Ma “fatta la festa, gabbato lo santo”, perché il business è grande, quindi ad Abodi è stato riservato solo un posto nel Consiglio di Federcalcio Srl, ma quando ha saputo che la presidenza di Federcalcio Srl sarebbe andata allo stesso Tavecchio che, con la doppia carica, si trova ad essere controllore di se stesso, il presidente della Lega di B ha risposto “no grazie”, ha rifiutato e se n’è andato sbattendo la porta. Già, perché chi si fiderebbe di far parte di un consiglio in cui decidono tutto Tavecchio e Lotito, con all’orizzonte un affare di queste proporzioni? Nessuno, perché Federcalcio Srl ha bilanci sani e un patrimonio immobiliare valutato in 32 milioni di euro, composto dai palazzi di via Allegri, via Po e via Campania, distanti poche centinaia di metri l’uno dall’altro nella zona di villa Borghese. Una volta completato il nuovo centro, la Figc potrebbe mettere sul mercato tutti e tre questi immobili, realizzando plusvalenze stellari. E c’è un precedente che preoccupa molti, perché il neo presidente della Figc a gennaio del 2008 ha acquistato un mega appartamento nel cuore di Roma per la sede della Lega nazionale dilettanti, pagandolo 20 milioni di euro. Peccato che solo tre settimane prima quello stesso immobile di 46 vani era stato acquistato dalla società che lo ha venduto alla Lega Dilettanti a 11 milioni di euro…Quindi, tornando alla nuova Coverciano, alla fine di maggio lo statuto di Federcalcio è stato adattato in modo da procedere all’acquisto della nuova area. Oltre a Tavecchio, in Federcalcio Srl ci sono: Damiano Tommasi (presidente dell’Aic che ha accettato la nomina ma sembra orientato a imitare Abodi rimettendo il mandato), Mario Macalli (presidente sfiduciato della Lega Pro e coinvolto in inchieste giudiziarie), Felice Belloli (ex braccio destro di Tavecchio e ora capo dimissionario dei Dilettanti dopo la gaffe sui finanziamenti al calcio femminile bollato come “quelle quattro lesbiche”) e, “dulcis in fundo”, Claudio Lotito, da qualche giorno indagato dalla procura di Napoli per tentata estorsione. Il buon Claudio, che muove i fili del calcio italiano sia in Lega che in Federcalcio, ha occupato il collegio sindacale di Federcalcio Srl con la nomina di Sergio Scibetta, il suo commercialista di fiducia che da 2004 al 6 giugno 2006 è stato (insieme a Gentile) membro del Consiglio di Sorveglianza della Lazio. A completare il quadretto, la presidenza del collegio è stata affidata a Luca Galea, in passato socio dello studio Gallavotti, inserito anche nella governance di Lnd immobili, l’immobiliare della Lega dilettanti tuttora amministrata da Tavecchio insieme a Belloli. Lotito, quindi, ha quasi mano libera ed ecco che, come d’incanto, i terreni sulla Tiberina sono diventati all’improvviso un’area ideale dove far sorgere la nuova Covercian. Già, proprio lì dove doveva sorgere il nuovo stadio delle Aquile, ipotesi naufragata a causa dei vincoli ambientali e storici, che potrebbero venir meno in caso di una struttura più leggera come quella prevista per il nuovo centro Figc. Perché si passerebbe da uno stadio con annessi centri commerciali e circa 12.000 unità abitative a un centro sportivo. Non più il “business della vita”, ma una bella boccata d’ossigeno per la famiglia Mezzaroma e un buon affare per Lotito che, a quel punto, potrebbe decidersi a presentare finalmente un progetto per uno stadio presentato esattamente 10 anni fa, ma del quale è rimasto sempre e solo il plastico realizzato dalla AMA Group. Magari in zona Settebagni, oppure restando all’Olimpico, visto che la Roma conta di giocare dal 2018 nel nuovo stadio di Tor di Valle. Il “progettino” da 1,3 miliardi di euro da realizzare sui terreni di Parnasi, sponsor di Zingaretti nella scalata alla presidenza della Regione e ora “amico” anche del sindaco Marino. Peccato che di quegli 1,3 miliardi di euro, solo 300-350 milioni siano destinati alla costruzione dello stadio. Ma anche per la Roma sarà una corsa contro il tempo, contro i vincoli di un area che parnasi rischia di perdere a causa del fallimento del precedente proprietario, Gaetano Papalia. Marino per chiudere presto, per avere un ritorno d’immagine e un po’ di respiro politico dopo le critiche, le polemiche e gli scandali degli ultimi mesi. In questa corsa a cementificare, qualche briciola dovrebbe restare anche per recuperare lo Stadio Flaminio, oramai in stato di completo abbandono. E’ atteso il bando dell’assegnazione dopo che Coni Servizi e Federcalcio hanno rinunciato alla gestione e indovinate un po’ chi potrebbe mettere le mani sul nostro “stadio dei sogni”? Infront Italia: la società che vende i diritti tv del calcio italiano e che ha in mano la quota di maggioranza del Bari. La terza società di Lotito dopo Lazio e Salernitana. Perché “business is business” e il cemento, a quanto pare, sta diventando il nuovo business del calcio italiano…


[fonte:www.sslaziofans.it]