Le tribù dello stadio Stampa
Martedì 18 Febbraio 2014 10:47

Mentre in Italia regna il pressapochismo e il Sig. Tosel non vede alternative a chiudere curve a destra e manca, in Germania ci si siede al tavolo e si discute per proteggere la vita “da stadio”



 

In Nordamerica, nello stato del Minnesota, esiste una cava, dalla quale gli indiani d’America estraevano la creta con la quale modellare le teste delle loro pipe di guerra o di pace. Quando membri di varie tribù si incontravano con l’intenzione di fare una scorta di creta si rispettavano e addirittura si sedevano spesso intorno allo stesso fuoco prima di intraprendere il pericoloso e lungo viaggio di ritorno nei loro villaggi. Nei paraggi di questa cava tutte le tribù – senza eccezioni – osservavano rigorosamente un patto di non-belligeranza, incuranti del fatto che potevano incontrarsi membri di tribù divise da secoli di odio e guerra.

Vi chiederete perché mai io incominci il mio post con questa alquanto inusuale premessa….

Ebbene il 18 e 19 gennaio di quest’anno si è svolto il secondo “Congresso di tifosi di Calcio” in quel di Berlino. E anche qui si è avuta una prova di rispetto e civiltà da parte di quelli che troppo spesso e troppo facilmente vengono chiamati “le tribù dello stadio”, “il male del calcio”, “delinquenti”, e che spesso e volentieri si odiano a tal punto tra di loro da non aspettare altro che una buona occasione per darsene di santa ragione. Ma come nei paraggi della citata cava di creta nel lontano Minnesota, nulla di violento e spiacevole è accaduto. Ci si è incontrati con il massimo rispetto, ci si è seduti insieme a parlare, discutere e, certo, anche a polemizzare, ma sempre lasciando che la controparte finisca di parlare e senza insulti, minacce o scorrettezze.

E pensare che in quell’edificio c’erano presenti membri di più di 80 gruppi di tifosi (Ultras e non), rappresentanti di Enti Sportivi, giornalisti, rappresentanti di Polizia, la Lega Calcio Tedesca e vari rappresentanti ufficiali di club organizzati. Interessante: c’erano tifosi dello Schalke 04 seduti accanto ad ultras del Dortmund. Si osservavano tifosi del Hansa Rostock che discutevano con gente del Sankt Pauli. Amburgo e Brema, Francoforte e Magonza, Stoccarda e Friburgo. Gente che allo stadio non aspetta altro che caricare l’odiato avversario in quei due giorni sedeva fianco a fianco, per parlare della sempre più difficile situazione nelle curve tedesche. Tutta in “divisa” ufficiale del gruppo, mostrando fieramente i propri colori, simboli, sciarpe.

Ebbene sì, questo è possibile usando un poco di buon senso e nel nome di una causa comune a tutti, rinunciando per due giorni al proprio campanilismo. Anche noi MilanFansBerlin abbiamo preso parte per la seconda volta a questo evento. In varie sale hanno avuto luogo diverse discussioni con diversi temi delle quali vorrei farvi una breve sintesi.

La prima alla quale abbiamo preso parte aveva come tema principale “La trasferta” (da sempre il momento più importante dell’ essere tifoso) sotto il punto di vista del “Modello St Pauli” (in breve, il modello St. Pauli prevede che alla tifoseria ospite venga concesso un grado di libertà relativamente alto, se non ci sono stati eventi spiacevoli durante l’ultima visita. Quindi la tifoseria ospite potrà portare aste, bandiere, gonfaloni e altri oggetti per ornare la curva. Fumogeni e torce sono comunque vietati, anche se le curve continuano a fare di questo divieto oggetto di discussione, con risultati incerti). Da notare che sul palco non c’erano persone sconosciute o gente che cerca pubblicità gratuita, bensì capi riconosciuti delle curve di Colonia, Hannover, il responsabile della sicurezza stadio del St. Pauli, il rappresentante della tifoseria del Dortmund e un accademico che si occupa dell’aspetto sociale della cultura del tifo calcistico all’Università di Hannover.

Aspetti principali: la domanda su chi possa e debba regolare il comportamento nella curva (autogestione della curva), il fatto che non si possa preventivamente arrestare tutti i tifosi, senza sapere esattamente chi abbia commesso quale reato ed infine, chi decide quale comportamento effettivamente rappresenti un reato?

La seconda riunione aveva come tema principale la relazione con i mass media. Argomento scottante, vista l’influenza sull’opinione pubblica che i mass media continuano ad avere. Il “fare tendenza”, “creare o disfare opinioni” è una responsabilità della quale i mass media spesso abusano, con il fine di fare notizia (e talvolta politica), ma a spese di chi spesso non ha la possibilità di difendersi. Da una parte ci sono i mass media, dall’altra ci siamo noi tifosi. Come esempio viene citato il concetto di sicurezza, tanto lodato dalla società quanto odiato dai tifosi (la protesta 12:12 ne sia un esempio, seguito da tutte le tifoserie tedesche, che ha avuto anche reazioni dall’estero).

Secondo alcune inchieste, quasi il 100% dei frequentatori degli stadi tedeschi dichiara che allo stadio si sente al sicuro, mentre – stranamente – il 60% di gente che NON va allo stadio dichiara che non ci andrebbe perché secondo loro non è sicuro. Ed ecco che i mass media possono fare la differenza tra il bene ed il male. Giornalisti (o presunti tali) con già un nome nel campo fanno il bello ed il cattivo tempo, a seconda di chi li paga… Mentre magari blogger indipendenti oppure aspiranti giornalisti – ma tifosi – scrivono da “dentro”, ma senza avere voce in capitolo. Sul palco un rappresentante di Amnesty International, un noto giornalista sportivo (indipendente) ed un rappresentante dell’organizzazione Football Supporters Europe.

[FONTE: Diavoltaire]