Ultras Lazio liberi! |
Giovedì 05 Dicembre 2013 10:48 |
Riportiamo da vari siti internet articoli su quanto è accaduto ai laziali a Varsavia prima della partita di Europa League. Come sempre i tifosi vengono trattati come cittadini di “serie b” senza sapere o accertarsi di quello che è realmente successo. L’introduzione è un video in cui l’Onorevole Daniele Del Grosso spiega la situazione dei 22 cittadini italiani ancora detenuti in Polonia alla Camera dei Deputati (con un breve commento anche sull’inutilità della tessera del tifoso). Ultras Lazio non mollare, liberateli!
Tifoso o cittadino Le notizie che vorticosamente ci sono giunte dalla Polonia, una volta diradato il fumo mediatico ed ascoltate alcune testimonianze dirette, ci hanno fornito numerosi spunti di riflessione che proveremo a tradurre in punti di domanda. Interrogativi a cui dovranno preoccuparsi di dare risposta i rappresentati delle istituzioni, in particolare delMinistero degli Esteri italiano e polacco. [Fonte: Fondazione Gabriele Sandri]
Caso tifosi Lazio-Polonia: "UE deve fare chiarezza"
Roberta Angelilli, vicepresidente del Parlamento europeo: «C’è stata un’azione preventiva da parte delle Autorità polacche su diversi casi di cittadini italiani che sarebbero stati coinvolti in gravi episodi, subendo maltrattamenti, rispetto ai quali si devono delle spiegazioni all’Italia e all’Europa». Malagò: «Condotta forze ordine irrispettosa. Tutto estremamente sgradevole, aspetto un rapporto» Fare piena luce su vicenda dei cittadini italiani fermati a Varsavia: è quanto chiede il vicepresidente del Parlamento Ue Roberta Angelilli in una interrogazione presentata alla Commissione e al Consiglio Ue in merito alla vicenda degli oltre cento tifosi laziali fermati dalla polizia polacca prima della partita svoltasi a Varsavia. “Questa vicenda, a distanza di giorni - osserva Angelilli in una nota - presenta ancora diverse zone d’ombra, su cui è doveroso fare piena luce al fine di accertare che non siano stati lesi i diritti fondamentali dei nostri connazionali all’estero. Molti episodi legati al fermo e al rinvio a giudizio dei cittadini italiani risultano poco chiari e connotati da evidenti abusi e atteggiamenti sproporzionati da parte delle autorità della Polonia”. “Vi sono aspetti da chiarire - continua la vicepresidente del Pe - sia sul fronte delle modalità che delle motivazioni di questa ‘azione preventivà da parte delle Autorità polacche. In queste ore, infatti, sto continuando a ricevere segnalazioni di diversi casi di cittadini italiani che sarebbero stati coinvolti in gravi episodi, subendo maltrattamenti, rispetto ai quali si devono delle spiegazioni all’Italia e all’Europa”. “Ho chiesto pertanto alla Commissione e al Consiglio - conclude Angelilli - di fare piena luce sul comportamento delleautorità di polizia e giudiziarie della Polonia e accertare se siano stati rispettati, per i nostri connazionali, tutti i diritti alla difesa e a un processo equo come sancito dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo”. LE PAROLE DI MALAGÒ - “I fatti di Varsavia? Il tutto è estremamente spiacevole e anche sgradevole. Sto aspettando un rapporto completo perché mi sembra che qui addirittura c’è ilministero degli Esteri coinvolto. A prescindere dal comportamento di qualche singolo, c’è stato un atteggiamento delle forze dell’ordine che sicuramente ha mancato di rispetto alle norme più basilari”. Così il presidente del Coni, Giovanni Malagò, a margine della consegna dei premi Coni-Ussi svoltasi nel Salone d’Onore di Palazzo H, ha commentato gli oltre cento fermi di tifosi laziali, disposti dalla polizia di Varsavia, a poche ore dal match di Europa League Legia Varsavia-Lazio disputatosi giovedì scorso. “Non mi sento di sbilanciarmi - ha aggiunto il numero uno dello sport italiano - ma appena saremo a conoscenza di tutto, un secondo dopo sarà giusto esprimere la propria opinione al riguardo”. [Fonte: Corriere dello Sport] "La polizia non si è comportata bene"
Tra i tifosi biancocelesti fermati dalla polizia locale giovedì sera prima di Legia-Lazio, non ci sono solo quelli italiani, ma anche di nazionalità polacca: in particolare sono stati almeno nove i cittadini residenti in Polonia che sono stati fermati e che sono sottoposti alla normativa vigente nello stato polacco. La redazione di Lazionews24.com ha contatto in esclusiva Przemyslaw Orzechowski, uno dei tifosi polacchi arrestati e che ci ha voluto raccontare la sua esperienza. “Sono un tifoso della Lazio, non era la prima volta che andavamo a vedere una partita. Io e altri miei sette amici ci siamo aggregati ad altri tifosi della Lazio che sono arrivati dall’Italia. Siamo partita dall’Hard Rock caffè come ci era stato detto dalla polizia polacca che abbiamo incontrato alcuni metri prima per strada. Qualcosa davanti a noi è accaduto, ma io non ho visto niente. La gente diceva che un gruppo di laziali aveva gettato contro i poliziotti pietre e bottiglie di vetro. Ma io per strada non ho visto una bottiglia di vetro rotta”. Ma poi sono stati coinvolti tutti: “La polizia ci ha circondati e non potevamo andare da nessuna parte. Siamo rimasti li per due ore. C’eravamo io, i miei amici polacchi e cento tifosi italiani. Siamo stati calmi e facevamo tutto quello che la polizia ci diceva di fare. Arrestati perché disturbavamo la quiete pubblica? Personalmente noi non abbiamo neanche gridato”. “Io, quattro amici e un tifoso della Lazio siamo stati portati in una caserma. Siamo stati chiusi per venti minuti in una macchina della polizia da soli senza nessun poliziotto. Così ho telefonato con il mio cellulare il 997 (numero della polizia polacca, ndr) e ho detto che c’erano i finestrini chiusi e stavamo soffocando. Il centralino ha passato l’avviso nelle varie radio della polizia e dopo cinque minuti sono tornati in auto per accompagnarci in caserma. Quando siamo arrivati hanno isolato il ragazzo italiano, mentre io e miei amici siamo rimasti insieme.Dicevano che l’italiano non può né bere nè fumare. A noi permettevano di comprare qualche coca cola e di fumarci delle sigarette con l’assistenza di un poliziotto. Hanno fotografato le nostre facce con i cellulari. E solo dopo ci hanno detto che eravamo li perché avevamo disturbato la quiete pubblica. Alle 4 di mattina ci hanno trasferito nella prigione di Bialoleka. E dopo 48 ore ci hanno portato in tribunale. Ho incontrato alcuni italiani che mi hanno detto che in due giorni avevano bevuto solo tre bicchieri d’acqua. Il giudice invitava gli italiani a dichiararsi colpevoli e hanno anche pagato multe salate. Anche io e miei amici eravamo stati arrestati per gli stessi motivi, ma in tribunale contro di noi non c’era nessun testimone e così ci hanno lasciati liberi. Non abbiamo pagato nessuna multa”. E se gli chiedi se la polizia si è comportata in modo corretto…“La polizia non si è comportata in modo coretto, perché non potevano arrestarci. Ho sentito dire che ad alcuni italiani neanche l’interprete gli è stato dato e molti non potevano chiamare i loro familiari o l’ambasciata. Questo è veramente strano”. Restano tante domande senza una risposta su questa vicenda:“Vi posso garantire che prima della partita i tifosi della Lazio erano tranquilli. Solo un gruppo di 20-30 persone ha creato qualche problema, ma alla fine hanno fermato tutti. Ancora oggi non mi riesco a dare una spiegazione di questo fermo, e perché alla fine non ho visto una partita di calcio. I poliziotti ci hanno detto che questi erano ordini che arrivavano dai loro superiori. Questa è una cosa veramente stupida. I tifosi polacchi sono solidali con gli italiani, auguro a tutti i tifosi della Lazio buona fortuna”. Francesco Ponticiello [Fonte: Lazio News 24]
ON. Emma Bonino, Ministro degli Affari Esteri: liberazione dei cittadini italiani ingiustamente detenuti a Varsavia
E’ necessario portare all’attenzione dell’opinione pubblica i fatti di Varsavia che hanno interessato da Giovedi’ 28 Novembre moltissimi cittadini italiani e prevalentemente romani, in numero inizialmente di circa 150 persone. [Fonte: Change.org]
Avv. Contucci: "A Varsavia lo Stato si è mosso con ritardo" Una petizione su internet indirizzata al ministro Bonino, l’idea di una denuncia collettiva per abusi, ma soprattutto ancora tanta rabbia e grande preoccupazione per chi è ancora detenuto in carcere a Varsavia e rischia di dover restare in Polonia fino a gennaio. Ogni ora e ogni giorno che passa, diventati più chiari anche a chi era scettico quali sono i reali contorni di questa vicenda, bollata da molti come la solita bravata di un gruppo di beceri ultras che hanno ricevuto questa volta una dura lezione dalla Polizia polacca. Ma stavolta, non è andata così. Come ha confermato anche l’ambasciatore italiano in Polonia, “almeno l’85-90% dei fermati non avevano commesso nessun reato”. E basta solo questo per dimostrare che si è trattata di una vera e propria retata, di un’azione senza precedenti definita “preventiva” dalle autorità polacche. In realtà, è stata buttata una rete in mare aperto senza preoccuparsi di chi veniva pescato: fossero donne, ragazzi, persone anziane o disabili, andava bene tutto per loro, per chi ha autorizzato o ordinato quest’azione che ricorda quelle dei regimi militari repressivi che per anni da quelle parti hanno avuto mani libere, infischiandosene della legge e dei diritti della gente, anche i più elementari. Come il diritto alla difesa, che in molti casi è stato assolutamente negato, con condanne emesse senza prove. Per questo, molte famiglie si sono rivolte all’avvocato Lorenzo Contucci, da anni in prima linea nelle vicende di stadio, nella lotta per l’abolizione del Daspo e della tessera del tifoso. Questa mattina i colleghi di insideroma.com hanno intervistato in esclusiva l’avvocato Contucciche ha fatto il punto sulla situazione dei tifosi della Lazio che ancora sono in stato di fermo aVarsavia. “Sono stato contattato da alcune famiglie che non sapevano come muoversi in un paese straniero. Io ho agito da tramite con uno studio legale polacco che ora sta difendendo i nostri cittadini in Polonia. Ma solo da ora. Gli avvocati polacchi stanno lavorando per farli uscire il prima possibile, anche con una cauzione. Oggi saranno presentate le istanze per chiedere le scarcerazioni. Impossibile fare previsioni sui tempi, ma speriamo sia questione di ore, al massimo di qualche giorno”. Quello che lascia perplessi tutti, è la lentezza con cui si è mosso lo Stato, a tutela di cittadini italiani che hanno subito evidenti violazioni dei loro diritti per giunta in un paese comunitario. Ci sono voluti giorni per smuovere la situazione. “Lo Stato si è mosso molto in ritardo e solo sotto una pressione di alcuni esponenti politici, smossi dalle proteste della gente. E’ tutto assurdo, perché per giorni neanche le famiglie riuscivano ad avere notizie di quei ragazzi dal Ministero degli Esteri”. E intanto proseguono i racconti di chi alla spicciolata sta tornando dalla Polonia, dopo aver riconquistato la libertà magari grazie al pagamento di una cauzione o di una multa. Racconti tutti uguali ma non per questo meno agghiaccianti, perché testimoniano il fatto che in quella rete ci sarebbe potuto cadere chiunque. Non per forza di cose ultras in vena di bravate (come è stata dipinta subito la cosa) ma anche gente che non ha mai compiuto un solo gesto di violenza. “Sono arrivato con degli amici a Varsavia nel pomeriggio di giovedì e ci siamo subito recati in centro al punto di ritrovo del Hard Rock Café, dove c’erano circa 200 tifosi. E’ nato un primo corteo scortato che è partito alle ore 16 con circa 150 persone. Noi non abbiamo fatto in tempo a seguirli e siamo rimasti a mangiare. Ci abbiamo messo una mezz’ora per capire come raggiungere lo stadio. All’improvviso arrivano sul posto circa 50 poliziotti e 5camionette della polizia. Ci chiedono pacificamente se volevamo essere scortati fino allo stadio per non avere problemi, visto che in città nella notte c’erano stati scontri e arresti e per evitare la caccia all’uomo dei tifosi del Legia. Mi sono fatto carico insieme ad altri due amici di prendere accordi sulle modalità, poi ci hanno chiesto di radunare tutti i ragazzi presenti sparsi per la piazza per avviarci. Così verso le 16,30 un altro gruppetto di 60-70 persone parte il secondo corteo pacifico per percorrere a piedi i 3-4 chilometri da lì allo stadio. Dopo neanche un chilometro ci hanno condotti in una stradina, ci hanno fatti mettere ad un angolo della strada chiusi da un cordone di poliziotti e da camionette da entrambi i lati. Lì abbiamo ricevuto un fermo preventivosenza alcun motivo e siamo rimasti fermi per circa 2 oreper essere identificati e perquisiti con atteggiamenti di provocazione ed istigazione.Per fortuna, avendo anche saputo dell’arresto di tutti i ragazzi che ci avevano preceduto in corteo, nel nostro gruppo nessuno è caduto nelle provocazioni così dopo l’adescamento, il rastrellamento e 2 ore chiusi ad un angolo abbiamo ripreso il camminoe siamo riusciti ad entrare all’inizio del secondo tempo! Purtroppo il gruppo precedente non è mai arrivato a destinazione. È stata un’azione di polizia premeditata e mirata”. [Fonte: SS Lazio Fans]
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