Pescara, il tar riabilita 23 tifosi biancazzurri puniti con i daspo Stampa
Domenica 05 Maggio 2013 09:31

Agli ultrà era stato vietato di partecipare per tre anni alle partite per gli scontri precedenti Pescara-Torino. I giudici hanno accolto i ricorsi

PESCARA. Era stato un lacrimogeno ad evitare, poco prima della partita Pescara-Torino del 20 gennaio scorso, lo scontro tra le due tifoserie. Ma quel giorno una quarantina di tifosi non erano potuti entrare allo stadio ed erano tornati a casa con una denuncia e con il provvedimento del Daspo, la diffida incubo per i tifosi che non permette più di partecipare alle partite. Il questore aveva ordinato agli ultrà di non poter più accedere alle manifestazioni sportive per tre anni ma in 23 hanno fatto ricorso e il Tar gli ha dato ragione: possono tornare allo stadio.

Secondo il tribunale amministrativo il questore di Pescara aveva ordinato ai tifosi di non accedere per un periodo di tre anni «in tutto il territorio nazionale e all’estero, in tutti i luoghi dove si svolgono manifestazioni sportive, nonché alle strade che in occasioni di tali eventi sono interessate alla sosta, al transito e al trasporto di chi partecipa e assiste alle competizioni medesime, nelle stazioni ferroviarie e in tutti gli altri luoghi interessati direttamente o indirettamente all’evento sportivo». E’ questo il testo del provvedimento che è stato impugnato dai tifosi perché considerato, come hanno spiegato tramite i loro legali, troppo generico come ricorda la sentenza del Tar: «Non erano state specificate le manifestazioni sportive alla quale era stato fatto divieto di partecipare». Ricorda, inoltre, la sentenza che l’articolo 6 della legge del 13 dicembre 1989 è stato modificato con l’articolo 1 del decreto legislativo del 20 agosto 2001 che prevede che «il questore può disporre il divieto di accesso ai luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive specificatamente indicate». Commentano i giudici, il presidente Michele Eliantonio e i consiglieri Dino Nazzaro Massimiliano Balloriani, che «la normativa, in estrema sintesi, consente di inibire l’accesso non a tutte le manifestazioni sportive ma solo ad alcune manifestazioni sportive che debbano essere “specificatamente indicate”». Secondo i magistrati, come proseguono, «il divieto adottato in questo caso, in quanto indistintamente esteso a tutte le manifestazioni sportive che si svolgono nel territorio nazionale e all’estero risulta, ad avviso del collegio, tale da non consentire al destinatario la delimitazione del divieto stesso che sarebbe stato, invece, predeterminabile ove si fosse effettuato il riferimento a competizioni involgenti alcuni sport e alcune squadre, ben individuabili con riferimento al tipo di incontro o di manifestazione sportiva nel corso dei quali il ricorrente si è in concreto distinto negativamente».

Ci sarebbe una genericità del provvedimento, quindi, per i magistrati del tribunale amministrativo – sezione di Pescara – che hanno accolto il ricorso dei 23 tifosi liberi, adesso, di andare alle partite.

Quel giorno, il Daspo venne applicato a una quarantina di ultrà che, poco prima dell’incontro terminato con una sconfitta per il Pescara, erano stati fermati dalla Digos. In particolare, una volta controllati, i torinesi erano stati trovati in possesso di 31 tubi di plastica rigida lunghi un metro che forse avrebbero usato per aggredire gli avversari. Le due tifoserie si erano incontrate in via Palizzi e il loro impatto era stato sventato dalla polizia grazie a un lacrimogeno. Alcuni, quindi, erano s denunciati.

Ma gli avvocati Monica ArossaGiovanni Adami, domiciliati presso lo studio di Antonio Olita, hanno impugnato il provvedimento riuscendo a farlo annullare. «Il ricorso», conclude il presidente Eliantonio, «deve essere accolto perché non risultano specificatamente indicati i luoghi e le manifestazioni sportive cui è stata inibita la partecipazione. Né appaiono rilevanti le ulteriori considerazioni sviluppate in sede di discussione dall’amministrazione».

[FONTE: Il Centro]