La legge sugli stadi privati, una scelta di campo Stampa
Venerdì 11 Gennaio 2013 15:52

Interessante servizio di Michele Buono sulla legge sugli stadi privati tratto dal sito www.corriere.it. In pratica continuano a menarla con la storia degli stadi di proprietà: ma per quale motivo? A fronte di un guadagno da parte della società di calcio e del privato che realizza l’impianto si avrebbe una perdita economica da parte dell’amministrazione comunale, detto in parole povere di tutti NOI cittadini. Sarebbe una legge che permetterebbe speculazioni edilizie che non servono a nessuno. Se da una parte è vero che gli stadi italiani andrebbero migliorati a livello di infrastrutture ( e non di centri commerciali), perché per farlo bisogna costruire uno stadio nuovo? Entrando nel merito della nostra città: il Tardini è uno degli stadi più belli della serie A (a nostro giudizio) ma necessiterebbe sicuramente di manutenzioni varie e sarebbero possibili alcune migliorie. Queste migliorie sarebbero ben accette, ma senza leggi all'italiana che favoriscano qualche privato, senza la necessità della costruzione di un nuovo stadio con avvoltoi-speculatori a farla da padrone. “SPORT NON è RUSPE E SPECULAZIONE. TARDINI: STADIO E VERDE, NON MATTONE!”

 

 

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Disposizioni per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi anche a sostegno della candidatura dell’Italia a manifestazioni sportive di rilievo europeo o internazionale”. Questo il titolo del disegno di legge che nasce nel 2009 e viene praticamente messo da parte il 21 dicembre in Senato.

Si rammarica Giancarlo Abete – presidente della Figc–«I primi mesi della nuova legislatura dovranno sciogliere il nodo di una legge che sembrava arrivasse e non è mai arrivata, creando così più danni che opportunità. Una legge che è a costo zero per la comunità e che renderebbe più facili le procedure, nel rispetto della tutela ambientale».

Ed è proprio questo ultimo passaggio il punto di dissenso tra chi ha proposto il disegno di legge e chi si è opposto. «La cosiddetta legge sugli stadi era una norma pessima, un regalo a pochi grandi speculatori che con il pretesto dello sport avrebbe portato cementificazione senza limiti né regole». 
Lo dicono i senatori Pd Roberto Della Seta, Francesco Ferrante e Raffaele Ranucci dopo che il disegno di legge sugli stadi è stato di fatto accantonato. «Noi per primi - affermano i parlamentari Ecodem – vorremmo stadi più moderni e sicuri, ma questo non ha nulla a che fare con il testo in discussione, che avrebbe consentito a qualcuno di costruire interi quartieri fuori dalle regole e dalle previsioni urbanistiche». 
Insomma i dubbi nascono dalla facilità di procedure di cui parla Abete che significano praticamente deroghe.

Del resto i dati oggettivi sono questi: deficit profondi delle società calcistiche e, secondo le statistiche della Lega calcio, gli introiti delle partite che rappresentano il 18 per cento dei bilanci societari. Mentre i diritti televisivi valgono più del 50 per cento. 
Servono quindi gli stadi per rimettere a posto i bilanci? O l’affare sta nella parte immobiliare?

Si afferma che la legge sia a costo zero ma se, come sospettano i suoi oppositori, gli stadi rappresentano solo un cavallo di Troia per aumentare i pesi urbanistici di una città aggiungendoci centri commerciali, negozi, alberghi è ancora a costo zero?

Intanto a fine dicembre è stato siglato l’accordo tra il presidente giallorosso Pallotta e il costruttore Parnasi per la costruzione del nuovo stadio a Tor di Valle. La legge sugli stadi non c’è e oggi, se si vogliono aumentare aree e cubature, esiste solo uno strumento: l’accordo di programma con il comune.

Si chiama urbanistica contrattata: io costruttore ti rimetto a posto qualcosa nel quartiere e tu comune mi dai in cambio delle deroghe.

Ma se nel frattempo con la nuova legislatura fosse approvata una nuova legge sugli stadi, le deroghe urbanistiche e ambientali potrebbero scattare in automatico e i vantaggi della contrattazione potrebbero pendere verso i proprietari di aree e immobili.

Michele Buono

[FONTE: Corriere]

 

Striscione esposto dal Gruppo in occasione di Parma-Sassuolo del 17 gennaio 2009