Ma perchè gli stadi italiani sono vuoti? Proviamo a rispondere... Stampa
Giovedì 27 Settembre 2012 09:10

Comincia il campionato, ma non cambiano le cose. Il malcostume imperante in Italia di considerare il tifoso (e quindi l’ultras) un accessorio superfluo e molto spesso scomodo non si ferma, a dispetto degli stadi sempre più vuoti.

Andiamo a vedere quanto è successo ai tifosi leccesi in trasferta a Treviso domenica:

Che il Treviso non volesse tifosi giallorossi al Tenni è stato chiaro fin dall’inizio della settimana, biglietti aumentati  e informazioni distorte ci hanno accompagnato nei giorni prepartita. Ma lo schifo messo  in atto oggi al Tenni ha veramente dell’irreale se non fosse che purtroppo lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle.
I FATTI – All’esterno del settore ospiti vediamo un botteghino dedicato agli ospiti con tantissimi tifosi in coda. Con pazienza ci mettiamo in fila e notiamo subito il cartello affisso: TIFOSI OSPITI Tribuna intera 20+1 , ridotto 15+1,  alcuni leccesi  decidono di dirigersi verso il botteghino dei tifosi locali per acquistare la loro curva ad un prezzo più a misura di legapro. Altra amara sorpresa, ai tifosi leccesi vengono rifiutati i biglietti di curva per precisa disposizione del Treviso Calcio. Ci risulta che nessuna legge o circolare può vietare l’acquisto di un tagliando di qualsiasi settore per chi ha le carte in regola (secondo i dettami dell’osservatorio). Si ritorna verso il botteghino ospiti, la fila è nel frattempo andata aumentando, c’è una sola ragazza con un computer portatile e una connessione wifi, a stampare i biglietti. Manca un quarto d’ora all’inizio della partita ed in coda ci sono almeno 100 tifosi leccesi che attendono da quasi un’ora. Capiamo subito che non entreremo mai in tempo per il fischio di inizio. A questo punto però succede il patatrac, il terminale si blocca e i biglietti non vengono più emessi. Stranamente però si blocca solo quella del botteghino ospiti, perchè invece i tifosi locali continuano tranquillamente ad acquistare i loro tagliandi. La ragazza sollecita più volte l’intervento di qualche rappresentante della società ma non si presenta nessuno. La gente in coda comincia a capire la situazione e volano le prime parole di protesta. Dopo dieci minuti di inutile attesa l’addetta prende il computer, chiude il botteghino e va via.

Ci avviciniamo in massa all’entrata, certi comunque che faranno in modo di farci vedere la partita, non è colpa nostra se non possiamo avere il biglietto per entrare. Ma qui ci scontriamo con un muro di polizia e steward: SENZA BIGLIETTO NON SI ENTRA, poco importa se si è residenti o non residenti, con tessera o senza tessera, SENZA BIGLIETTO NON SI ENTRA Rimaniamo esterrefatti da tale chiusura e chiediamo di parlare con qualcuno, chiediamo che si presenti un rappresentante del Treviso calcio, chiediamo soprattutto che si trovi una soluzione per chi aveva fatto centinaia di chilometri e incolpevolmente si trovava senza un tagliando per entrare. Nessun esponente del Treviso si presenta a darci una spiegazione, così come nessun rappresentante dell’UsLecce si fa vedere per cercare di capire quello che sta succedendo. Siamo lasciati da soli, frustrati senza poter fare assolutamente niente, senza avere un interlocutore con cui parlare. Ci mettiamo a cantare, passiamo da un’entrata all’altra dello stadio,  in attesa che qualcuno faccia funzionare quel povero neurone solitario che probabilmente ancora si ritrova, in attesa che qualcuno si accorga di quanto sia paradossale la situazione che stiamo vivendo. Attesa vana, nessuno viene a parlarci, ne rappresentanti trevigiani, ne leccesi.

Ci riproviamo da soli, proviamo con il responsabile delle forze dell’ordine chiedendo di farci entrare, chiedendo che trovino il modo di farci avere un tagliando  che abbiamo il sacrosanto diritto di acquistare. Finalmente al 20mo del secondo tempo ci viene detto che il Treviso Calcio è disposto a riaprire il botteghino e a rilasciarci i tagliandi di tribuna. Siamo oltre 100 fuori lo stadio, il tempo che tutti i tagliandi vengano emessi e si rischia che la partita sia finita, chiediamo pertanto di pagare i biglietti 10 euro e non 20, ma incredibilmente il Treviso Calcio ci nega questa possibilità, o 20 euro a tagliando o niente. A questo punto siamo noi a non voler entrare, dopo tutto il marasma a cui siamo andati incontro per colpa della società trevigiana l’ultima cosa che ci passa per la testa è di rimpinguare le loro casse.
Si resta fuori a cantare, con le forze dell’ordine che ci tengono d’occhio, perchè si capisce che la rabbia e la frustrazione è tanta. Intanto il Lecce vince 3-1, mancano solo i 4 minuti di recupero e ci riproviamo, chiediamo di aprire le porte almeno adesso, chiediamo di farci entrare almeno a salutare la vittoria dei giallorossi. NIENTE DA FARE, CI VIENE NEGATO ANCHE QUESTO. Al triplice fischio un ultimo canto e poi via, mestamente verso casa, senza neppure avere una partita o un’azione da commentare, solo tanta tantissima rabbia in corpo.

(Fonte: Leccegiallorossa.net)

Un fatto già di per se sconcertante, che a dei tifosi nonchè cittadini che pagano le tasse (a differenza di molti politici e molti rappresentanti statali) venga impedito di accedere ad uno stadio con questi mezzucci da regime. Ancora più sconcertante è la nota comparsa nel sito Radio Veneto Uno, scritto su evidente indicazione della questura del Capoluogo della Marca nel tentativo di pararsi le spalle da eventuali denuncie per abuso d’ufficio:

TREVISO - Hanno tentato di forzare il blocco delle forze dell’ordine, polizia e carabinieri, per assistere alla partita Treviso-Lecce di ieri. E’ finita male la trasferta di un centinaio di tifosi salentini che pretendevano di assistere all’incontro senza avere la prescritta tessera del tifoso. I supporters giallorossi hanno tentato di entrare all’interno del Tenni prima dall’ingresso di via Foscolo e quindi da via Zenson. Gli ultras in trasferta si sono presentati in corteo per un ultimo disperato tentativo ma al cospetto delle forze dell’ordine hanno dovuto desistere. Sono al vaglio della Questura di Treviso eventuali provvedimenti nei confronti dei tifosi protagonisti dell’episodio

E’ incredibile la faccia tosta con cui certi funzionari di polizia continuano a sparare balle mostruose. Come se non fossero bastati i danni che le loro balle hanno già creato. Come se fossero bastate le morti di tanti ragazzi innocenti (vedi Gabriele Sandri, Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, ecc) coperte dalle loro balle. Si perchè non dimentichiamoci che chi ha coperto gli assassini nei casi sopracitati, fosse anche per il solo spirito di corpo, è complice a tutti gli effetti di chi li ha materialmente uccisi. Ergo, un poliziotto che racconta balle con una facilità del genere è uguale identico sputato a uno che uccide a sangue freddo un ragazzo. Pertanto, sono tutti uguali sotto la divisa.

Ma rimaniamo nel nostro ambito: c’è gente che si stupisce degli stadi vuoti, che si chiede perchè; mentre qualcun altro in perfetta malafede da la colpa agli stadi “obsoleti” e preme per l’approvazione di una legge che di fatto sdoganerebbe l’abuso edilizio. La realtà è ben diversa, andiamo a leggere il resoconto di un tifoso del Novara in trasferta al Bentegodi di Verona, sabato pomeriggio:

Ci sono stadi in cui fanno entrare qualsiasi cosa, e stadi dove non entra nulla.

E’ difficile che la discriminante siano gli steward vestiti di giallo in vena di rompere le palle (capitano pure quelli eh), perchè quando i controlli diventano maniacali vuol dire che c’è sempre lo zampino della Questura locale che non vuole che porti dentro nulla, e quello che poi ci deve mettere la faccia col tifoso incazzato è proprio lo steward, che ti dice “questo non entra”. La mia esperienza di tifoso militante mi porta a dire che alla fine si può ricondurre il tutto nella percezione di pericolo che i singoli Questori hanno dei tifosi. C’è il Questore Rambo che minimizza sempre e comunque il grado di rischio anche in presenza di Attila e tutti gli Unni da quanto è figo e super preparato, e c’è il Questore che si caga in mano anche per un volantinaggio del comitato pendolari di qualche linea ferroviaria, e quindi impone schieramenti di forza armate e tolleranza zero.

Non sono in grado di giudicare se il Questore della città di Verona è un duro super mega figo oppure uno che si caga in mano per qualsiasi cosa, e nemmeno mi permetto di farlo, e nemmeno è così importante saperlo. Quello che mi permetto però di dire è che a Verona, Questore, delegato alla sicurezza, responsabili di servizio o steward (non so di chi sia la colpa per cui li nomino tutti ndRett.) dovrebbero imparare che esistono sì le regole, ma che nessuna legge o regola scritta potrà mai disciplinare il buon senso e l’intelligenza. Negli ultimi 12 mesi sono stato due volte al Bentegodi, piu o meno nello stesso periodo (circa metà di Settembre). La prima volta ci giocava in casa il Chievo Verona e la seconda volta l’Hellas. La prima volta era una partita di serie A e la seconda volta di serie B, per cui parliamo di categorie differenti, squadre di calcio differenti ma stessa città. Bene, in un periodo storico in cui il tema del “portare allo stadio le famiglie” è molto sentito e, aggiungo, apparentemente auspicato dalle Società di calcio, succede che nel Settembre 2011 un mio caro amico si presenta all’ingresso del settore ospiti tenendo per mano suo figlio (anni 7 – sette ) che a sua volta teneva in mano la sua bandiera. Perfetto quadretto di famiglia, scena da immortalare e fare vedere in TV. Tocca il loro turno, entrano e i delegati alla sicurezza strappano dalle mani del bimbo la bandiera e dicono “questa non può entrare, supera la grandezza consentita”. Provate ora a pensare quanto potesse essere grossa una bandiera tenuta in mano da un bimbo di sette anni, bene ora potete pisciarvi addosso dalle risate. Procediamo nel racconto… “ma come è troppo grossa, è una normale bandiera”, “questa non entra”. A questo punto un altro steward prende la bandiera, davanti al padre e al bimbo gli spezza l’asta. Il bimbo scoppia in lacrime, il padre (che fortunatamente per lo steward è una persona pacata ed educata, perchè vi garantisco che conosco gente che avrebbe preso lo steward per il collo ndRett.) inizia a discutere. Arriva subito il capo della polizia di turno che, facendogliela pesare al padre, gli concede al bimbo di entrare con la sola bandiera senza l’asta (rotta in diverse parti e buttata in un angolo). E’ passato un anno, e vi giuro che ieri sul pullman con me c’era solo il padre, perchè il bimbo non è più voluto venire a Verona dal dispiacere ed umiliazione subita.

Ieri Luca (il nome del bimbo ndRett.) non è il solo che è mancato alla trasferta; mancava anche Laura, che noi tutti chiamiamo “Scardina”. Suo papà, che tra l’altro è un mio grande amico compagno di tante avventure sugli spalti, dispiaciuto per il fatto lei non potesse esserci, prima di partire mi dice “facciamo una pezza per la Lauretta, così se ci inquadrano lo vede ed è contenta”. Pronti via apriamo il furgone e tiriamo fuori qualche pezza bianca e due bombolette sprait (perchè i veri tifosi hanno sempre un furgone pieno di pezze bianche e bombolette sprait eh…) e si produce un bellissimo “Scardina una di noi”. Siccome il Rett. non è uno che frigge nell’acqua minerale (cit.) vi faccio federe lo striscione “work in progress”:
arriviamo a Verona, film già visto: “questo non entra, è troppo grosso, cosa vuol dire Scardina, chi è Scardina”; “ma è per mia figlia che non è potuta esserci, me lo faccia entrare che la faccio contenta cosa le costa” “senta le ho già detto che questo non entra”. Glielo prendono e lo gettano in un angolo.

Quando vi dicevo che nessuna norma o legge scritta potrà mai disciplinare l’intelligenza e il buon senso, mi riferivo proprio ad esempi come questi. Che problema c’è se un Luca qualsiasi di 7 anni entra con la sua bandiera o un padre qualsiasi porta una piccola pezza per la figlia a casa, spiegatemelo. Può entrare “Coordinamento al seguito” ma non “Scardina una di noi”?. E perchè un altro steward ha fatto passare pezze anche più grandi e quello invece no? E la discriminate che ha fatto si che uno andasse bene e l’altro no quale è stata? Sicuramente non la registrazione all’albo degli striscioni, visto che le pezze non si registrano. E allora è il Questore, il delegato alla sicurezza, i responsabili di servizio oppure uno steward particolarmente cagacazzo?

So di non aver scritto nulla di nuovo per chi frequenta gli stadi. Ho raccontato due episodi citando Verona perchè è stata abbastanza eclatante e recente, ma evidentemente il problema non è Verona . Il problema è più ampio. Le tv comandano e sono anche le prime a volere calore e colore negli stadi perchè aumenta lo spettacolo in HD, ma mai una volta che spendessero una parola in una delle loro riunioni “con quelli che contano” a favore di chi porta calore e colore. Uno stadio vuoto e cupo è uno stadio triste. Se volete questo è perchè siete persone tristi.

Insomma, se si vogliono riportare i tifosi allo stadio, la strada non è quella di costruirne di nuovi e privati. Perchè vi troverete con dei meravigliosi centri commerciali pressochè vuoti, che dovrete mantenere a spese vostre, e sarò curioso di ridere! Se si vogliono riportare i tifosi allo stadio, bisogna prima imparare ad accogliere i tifosi. E non è vero ciò che dice Maroni, che “la parte sana RICHIEDE maggiori controlli di sicurezza”. Semplicemente un tifoso non va a passare la domenica pomeriggio in un campo di concentramento a cielo aperto in cui è sospeso ogni più elementare diritto umano!

Voi portereste mai vostro figlio in una caserma per farlo divertire? Non credo proprio! Ecco, alla stessa maniera molti tifosi non porteranno mai i propri figli in posti del genere col rischio di venire trattati da criminali da qualche signore in pettorina gialla frustrato perchè la moglie si fa montare dal negro di turno! Molti tifosi, stadi privati o meno, la partita continueranno a guardarsela in tv, fra l’altro risparmiando notevolmente!

Ampliate gli orizzonti della vostra mente, che ce l’avete molto ristretta…

Corrado Fiolini

[Fonte: Dalla parte del torto]