Tifoso finì in carcere dopo gli scontri. Ora l'assoluzione: "Legittima difesa" Stampa
Lunedì 14 Gennaio 2013 18:43

Era stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio, perché nei tafferugli fuori dallo stadio di Sant’Egidio alla Vibrata aveva colpito un tifoso abruzzese mandandolo in ospedale con una prognosi riservata. Ma in tribunale è riuscito a dimostrare la sua innocenza: era stato l’altro a colpirlo, e il recanatese si era solo difeso.  

 

Il fatto avvenne nel marzo del 2010.T.25 anni, era andato a Sant’Egidio per assistere alla partita della Recanatese. Dopo la partita però c’erano stati degli scontri tra le tifoserie. In particolare, un quarantenne abruzzese, M.D.L., dovette essere ricoverato in ospedale per un preoccupante trauma cranico. Con le indagini si risalì, qualche giorno dopo la partita, al giovane recanatese. Il ragazzo, avendo saputo che i carabinieri stavano indagando su di lui, si presentò in caserma, e venne arrestato per l’accusa di tentato omicidio. Fin da subito, T. respinse ogni accusa, diede la sua versione dei fatti nell’udienza di convalida di fronte al gip di Teramo: fuori dallo stadio, i tifosi di Sant’Egidio avevano sottratto uno striscione ai leopardiani, che avevano cercato di riprenderlo, e tra loro c’era anche T. Sarebbe nato così uno scontro violento. Il racanetese disse di essere stato colpito al volto (e infatti aveva anche i segni) e per questo si era difeso, in una situazione caotica e confusa. Il ragazzo dunque era stato scarcerato, ma gli era stato imposto l’obbligo di dimora.

ALLA FINE, T. è stato processato per lesioni gravissime. In tribunale, a Giulianova, sono stati sentiti numerosi testimoni, tra cui i poliziotti che erano allo stadio e alcuni amici dell’imputato. Tutti hanno confermato che il recanatese era sempre stato un tifoso tranquillo, anche durante quella partita aveva avuto un comportamento esemplare, e alla fine era stato costretto ad alzare le mani perché l’altro lo aveva aggredito. Alla fine, anche D.L. ha rimesso la querela e il recanatese — che era difeso dall’avvocato Paolo Giustozzi — è stato prosciolto, perché è stato dimostrato che la sua era stata solo legittima difesa. Per lui, la sentenza è stata la fine di un incubo. Quando venne arrestato, T. stava cercando un lavoro: senza precedenti penali, era sempre stato un ragazzo tranquillo, per il quale questa vicenda era una macchia ingiustificabile.

[FONTEIl Resto del Carlino]