No al codice di gradimento! DASPO societario e dintorni: la fine del calcio italiano?! PDF Stampa E-mail
Mercoledì 01 Agosto 2018 08:51

Pubblichiamo il comunicato diramato con gli altri gruppi ultras d'Italia in merito al codice di gradimento.

 

 

Esattamente un anno fa veniva in sostanza decretata la fine della famigerata tessera del tifoso, così che -quasi- tutte le tifoserie hanno potuto ritornare in trasferta e hanno avuto la possibilità di sottoscrivere un vero e proprio abbonamento.

Non solo: sono stati “liberalizzati” anche gli strumenti del tifo.

Risultato: più tifosi in trasferta, stadi in generale più pieni, ambienti più coinvolgenti, passionali e partecipi.

Per la prima volta dopo tanti anni il trend negativo della media spettatori è stato finalmente invertito, interrompendo una lunga agonia che durava almeno da un decennio, ridando una speranza concreta anche a noi, che il calcio lo amiamo in maniera viscerale e abbiamo sempre cercato di difenderlo da banditi e avvoltoi.

Grazie anche al nostro contributo, sembrava finalmente che tutti avessero preso coscienza dei reali problemi che attanagliano da molto tempo il calcio italiano, perfino i nostri “governanti”, tanto che la scorsa estate si era fatto un significativo passo indietro rispetto alla strada autodistruttiva che qualcuno (non certo noi) aveva intrapreso negli ultimi decenni.

Si ricominciava così a ragionare ritornando a una logica che almeno fino agli anni novanta aveva sempre pagato, e grazie alla quale questo sport era diventato sempre più grande, spettacolare e partecipato.

Il calcio è sempre stato del popolo, e al popolo alla fine sembrava che volessero riconsegnarlo, almeno così ci era sembrato.

Purtroppo, tutti oggi stanno scoprendo che la verità è un’altra.

È di questi giorni infatti la ratifica di un nuovo documento (imposto dall’Osservatorio per le Manifestazioni Sportive alla FIGC e alla Lega) che obbliga le società ad applicare un codice di gradimento, un codice etico, un codice comportamentale molto invasivo che nell’intenzione di

molti presidenti diventerà una sorta di DASPO societario.

Una nuova spada di Damocle sulla testa di tutti i tifosi di calcio, imposta fra l’altro sottobanco e in un periodo (quello estivo) durante il quale molti cittadini sono distratti o addirittura assenti.

Uno strumento che non prevede fra l’altro ricorsi, se non in forma ufficiosa alla stessa società di origine, quindi -come si può ben capire- senza alcuna garanzia.

Un sistema di norme di natura privatistica con il quale ciascuna società (con ampio margine di discrezionalità) decide le proprie regole alle quali subordinare tutti i propri tifosi, che di fatto, in caso di comportamenti ritenuti non conformi al suddetto codice, possono vedersi ritirato (anche

per sempre!) il proprio biglietto o l’abbonamento.

E questo avviene oltretutto in un Paese in cui gli stadi di proprietà sono l’eccezione, non certo la regola (ad ogni modo il codice è una vera e propria porcata).

Per far capire la malafede di questo nuovo strumento machiavellico/repressivo, abbiamo raccolto un campionario di norme tratto dai codici di varie società, che per praticità riportiamo nelle note del presente documento.*

Naturalmente, sono solo alcuni degli esempi più grotteschi che siamo riusciti a recuperare, e ogni città, ogni tifoseria con molta probabilità potrebbe aggiungerne altri, anche peggiori.