Un "pericolo" chiamato dissenso: su ultras e attivisti la scure della giustizia preventiva PDF Stampa E-mail
Martedì 06 Dicembre 2016 15:47

Daspo dagli stadi applicati a chi ha manifestato in piazza a Pisa contro la Lega Nord. Sorveglianze speciali a carico di chi guida la protesta per il diritto all'abitare a Roma. La denuncia degli avvocati difensori: “Oggi in Italia bastano solo 'indizi di pericolosità' su segnalazioni delle Questure per subire limitazioni delle proprie libertà costituzionali”. L'analisi sullo stato di salute della giustizia preventiva

 

 

Daspo e sorveglianza speciale sono due misure “preventive” pensate per controllare chi è sospettato di essere un “soggetto pericoloso”: ultras e attivisti dei movimenti, in questo momento, sono tra le categorie più monitorate e in un certo senso temute da chi è deputato difendere l'ordine pubblico. Ma c'è qualcosa che non torna: “E' il rispetto della Costituzione”. A parlare è l'avvocato Tiziano Checcoli, legale degli attivisti pisani ai quali è stato applicato il daspo dagli stadi a seguito dei disordini avvenuti a una manifestazione contro la Lega Nord. "Proprio così: per aver manifestato politicamente oggi si rischia di essere interdetti dalle partite di calcio". Una follia? "Assolutamente. La ratio giuridica delle misure di prevenzione, come le stiamo sperimentando in Italia, consente all'autorità amministrativa di limitare la libertà delle persone a prescindere da una sentenza del tribunale".

DALLO STADIO ALLE PIAZZE - Quando fu introdotto il daspo contro i tifosi, da più parti si gridò alla "sperimentazione in corso". E i fatti futuri non si sono poi tanto discostati da questo timore: "Da anni – continua l'avvocato Checcoli – c'è un'attenzione particolare al tifo, oggetto di una sperimentazione di nuove misure limitative della libertà. E' in quest'ottica che nasce il daspo". Ma gli ultras sono una categoria storicamente invisa all'opinione pubblica: per questo in pochi si sono levati in piedi contro questo strumento conferito nelle mani delle Questure. "Il problema, però, è che oggi si sta applicando il daspo per limitare l'agibilità democratica delle piazze". Nel caso di Pisa l'anomalia risiede nel fatto che “al termine di alcuni disordini scoppiati durante una manifestazione che con il calcio non c'entra nulla, la protesta contro la Lega Nord, si sono colpite persone vietando loro l'ingresso negli stadi". Anche a persone che con lo stadio non avevano niente a che fare. Tutto "senza nessun procedimento al cospetto di un giudice che nemmeno sappiamo se mai ci sarà". Ma, nell'attesa, "i sospettati sono già diventati colpevoli grazie a uno strumento pensato e nato per tutt'altro". In pratica "il risultato, a prescindere da un'eventuale sentenza di condanna per i disordini avvenuti in piazza, è già stato ottenuto. Ma così si sta scardinando l'intero sistema di garanzie dato dal diritto costituzionale"
BASTA IL SOSPETTO? - Da Pisa a Roma, il principio alla base dei provvedimenti di sorveglianza speciale emessi a carico di due attivisti dei movimenti per il diritto all'abitare è lo stesso: io sospetto che tu possa compiere reati? In attesa di una sentenza che potrebbe anche non arrivare mai, perché mai potrebbe esserci un processo, intanto limito le tue libertà. "Quanto sta avvenendo a Roma dall’estate 2015, con i primi ‘avvisi orali’ emessi a carico sia di sindacalisti che di attivisti dei movimenti, è molto pericoloso" avverte l'avvocato Francesco Romeo, difensore di uno degli attivisti colpito dalla sorveglianza speciale: "Nessun procedimento di prevenzione può discostarsi dalle regole e dai criteri di formazione e valutazione della prova previsti nel processo penale". Da qui, un timore che ad oggi possiamo solo definire sospetto: "Che nel caso dei due attivisti romani si sia applicata una punizione politica per la loro attività". In fondo è lo stesso principio di "pericolosità sociale" a essere quanto mai labile: "O si raggiunge la ragionevole certezza che il soggetto accusato sia pericoloso, oppure non si può punire una persona solo perché scomoda". Per questo, concordano entrambi i legali, "è arrivato il momento di capire come, sul piano della concreta applicazione, sia possibile salvaguardare i principi costituzionali arrivando a eliminare la categoria dei soggetti pericolosi per la sicurezza e la tranquillità pubblica, visto che grazie a tale classificazione, che si presta a un uso ‘politico’ verso i movimenti sociali di opposizione, si può arrivare ad applicare pesanti limitazioni delle libertà personali sulla base di semplici sospetti”.“

[FONTE: Today]

 

 

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